Tai di Cadore, 19 dicembre 2023
“Noi crediamo che Dio è accoglienza e si fa fratello degli uomini. Vi auguriamo di sentire come veri compagni di strada le persone che vi affiancano”: così il Patriarca Francesco Moraglia incontrando oggi i giovani ospitati presso la Casa Santa Maria del Lago a Tai di Cadore (provincia di Belluno). La casa diocesana è stata resa disponibile per accogliere questi giovani migranti del Centro Africa.
“Questo progetto – ha spiegato il Patriarca – è nato da una segnalazione del Prefetto di Venezia che allertava circa un significativo aumento degli spazi. Il territorio della Diocesi di Venezia ha delle peculiarità territoriali ma chiesi a mons. Fabrizio Favaro di individuare una soluzione. Abbiamo trovato questa casa, che ci dispiaceva essere lontano dalla Diocesi, ma c’era la volontà di fare qualcosa per accogliere”. Le radici dell’accoglienza sono nella fede cristiana: “Desideravamo un progetto integrato sul piano non solo dell’accoglienza, ma anche educativo. Mi ha colpito il vostro motto: ‘solidarietà, lavoro e responsabilità’. Cari ragazzi, contiamo su di voi perché la solidarietà che ricevete si trasformi in responsabilità. Le radici di questo paese che incontrate sono molteplici e tra queste vi sono anche le radici cristiane. Se l’Italia accoglie più di altre nazioni è perché ha una cultura, che è quella manifestata nel Natale e nella Pasqua. Noi crediamo che Dio è accoglienza e si fa fratello degli uomini. Nel Signore crocifisso Dio mostra che amare è donare la vita agli altri. Aggiungo infine il tassello della sussidiarietà che i territori esprimono e di cui questo luogo di integrazione è espressione”.
Il Patriarca ha esortato i giovani ospiti allo studio e alla formazione per il loro futuro: “Ieri parlavo nel carcere di Venezia e in quel luogo dicevo ai detenuti che dovranno diventare cittadini ‘di serie A’. Anche voi siete chiamati a questo. Imparate bene la lingua per essere liberi, dire le vostre ragioni e capire le ragioni degli altri. Ho apprezzato però che tra voi non vi sia solo studio della lingua, ma anche quello della formazione civica che vi aiuta a essere cittadini di prim’ordine”.
Hanno incontrato il Patriarca oggi, insieme agli ospiti, la sindaca di Pieve di Cadore Sindi Manushi (primo sindaco in Italia di origini albanesi), il comandante della locale stazione dei Carabinieri Massimo Caltana, il parroco di Pieve di Cadore mons. Diego Soravia, il presidente della Cooperativa “Città solare” Maurizio Trabuio, gli insegnanti e i volontari che operano nella struttura. Dal luglio scorso, a Tai di Cadore, la casa diocesana Santa Maria del Lago è stata resa disponibile dal Patriarcato per l’accoglienza dei migranti. È stato necessario un primo intervento di messa a norma dell’edificio che da qualche anno era rimasto inutilizzato. A gestire la casa è la cooperativa solidale “Città Solare”, che opera da trent’anni nell’aiutare le persone fragili.
Spiega Ermes Siorini, direttore della struttura: «Abbiamo trentasei ospiti, tutti adulti maschi, principalmente provenienti dal Centro Africa (Mali, Costa d’Avorio, Burkina Faso) di età compresa tra i venti e i venticinque anni. L’esperienza che viviamo con loro è un laboratorio sociale che vuole dare strumenti per vivere e integrarsi. Con loro ogni giorno non vogliamo dire “poverino” ma consegnare un obiettivo e dare dignità». La struttura è un luogo educativo: «È fondamentale fare squadra e rispettare gli orari» continuava Siorini. I giovani accolti stanno vivendo esperienze formative e di inserimento al lavoro che stanno integrando la struttura con il territorio. Il centro di accoglienza di Tai di Cadore vive, infatti, una collaborazione con la Caritas locale, la Croce Rossa, le parrocchie, le associazioni sportive e il club locale dei Lions. Gli ospiti vanno anche a scuola il martedì e il giovedì di pomeriggio-sera e con i Lions vivono il doposcuola. Il lunedì viene svolto il corso di educazione civica. Con il Centro per l’Impiego vi è invece un corso per l’inserimento nel mondo del lavoro, la redazione del curriculum e lo sviluppo di un “bilancio delle competenze” (titolo di studio, professioni svolte, ecc). Tutti i trentasei ospiti sono stati accolti nel database del Centro dell’Impiego. Tra le proposte culturali vi sono una iniziativa di teatro e dei laboratori di arte per esprimere le emozioni interiori.