“Una festa che appartiene alla gente di Venezia. Da secoli gioie, grazie e dolori arrivano e passano per la Salute”. Il virus dell’indifferenza e il dramma di aver smarrito il senso di paternità (e di fraternità) nella riflessione del Patriarca

“La festa della Madonna della Salute è legata indissolubilmente alla città e alla gente di Venezia, la Salute appartiene alla storia stessa della città e alla spiritualità dei veneziani. Da quasi quattro secoli, infatti, dolori, gioie e grazie arrivano e passano per la Salute; qui molte persone e famiglie hanno ritrovato la pace pregando innanzi alla tenera effige della Madre. Il volto dell’Icona ispira tenerezza: la Madre stringe fra le braccia il Figlio di Dio e lo mostra a noi che viviamo il pellegrinaggio terreno fra gioie e dolori. Così la Madre dona il Figlio e il piccolo Gesù benedicente stringe nella sua mano il rotolo della Rivelazione: Lui è il Verbo e da Lui proviene ogni benedizione e salvezza per quanti lo invocano e gridano a Lui” ha cominciato così la sua omelia (testo integrale in calce) il Patriarca Francesco Moraglia nella Messa solenne della festa della Madonna della Salute celebrata la mattina di mercoledì 21 novembre nella basilica veneziana del Longhena affollata di fedeli e autorità.

Il Patriarca ha poi voluto sottolineare l’importanza e il valore del gesto simbolico compiuto la sera prima, durante il pellegrinaggio diocesano dei giovani, con la preghiera per i cristiani martiri e perseguitati nel mondo e la contemporanea illuminazione di rosso della Salute e di tanti altri luoghi significativi della città: “Il senso dell’iniziativa proposta dai giovani, innanzitutto ai loro coetanei, è contribuire a squarciare il velo che il virus esiziale dell’indifferenza depone nelle coscienze. Sì, l’indifferenza è l’origine di tutto, è il primo male verso le minoranze religiose. Un male che apre la strada all’intolleranza e, poi, produce la persecuzione. La mala pianta della indifferenza è, infatti, all’origine di tutto e dice il fallimento di una società, di un progetto educativo e – Dio non voglia – di un’intera generazione perché il male che ne deriverebbe sarebbe strutturale. L’indifferenza genera ogni tipo di crimine, non facendo argine, non opponendo resistenza e lasciando soli i perseguitati. L’indifferenza, alla fine, è soltanto una forma di vigliaccheria che fa male a chi è tale e, poi, alla società in cui si vive; l’indifferenza è sempre comoda e mai può essere presentata come neutralità, non ingerenza, equidistanza. Essa è e rimane vigliaccheria, ossia uno schierarsi dalla parte del più forte contro il più debole, dalla parte dei persecutori contro i perseguitati, di quanti si rifiutano di tendere la mano a coloro che domandano aiuto e accoglienza. Affidiamo, con fiducia, alla Madonna della Salute le minoranze perseguitate nel mondo, i cristiani e, in modo particolare, Asia Bibi e la sua famiglia”.

Nella seconda parte dell’omelia la riflessione di monsignor Moraglia si è quindi concentrata sulla necessità di ristabilire un’adeguata “relazione con Dio che è il Padre comune di tutti gli uomini. La nostra società o non riesce o fatica troppo a instaurare buone relazioni comunitarie e personali perché ha smarrito la relazione col Padre. E la mancanza di fraternità dipende proprio dall’aver smarrito la relazione che sostiene tutte le altre, quella col Padre, e la gioia di essere figli”. Infatti, “aver smarrito il Padre è la grande carenza di tutte le società che hanno pensato di poter costruire tutto, anche l’uomo, a prescindere dal dono previo che rende persone, al di là delle particolarità e differenze. In forza di tale comune paternità siamo tutti fratelli; è utopia pensare a una fraternità fatta di libertà e uguaglianza ma priva della paternità comune. L’assenza di tale paternità è il dramma dell’umanità di oggi. Dio è Padre, non un padrone, e lo riscopriamo all’annunciazione di Maria. Tale paternità ci fa scoprire che siamo fratelli e ora si tratta di riconoscersi come persone chiamate ad un’alleanza che rispetti la fraternità e la divina paternità da cui proveniamo”.

Il Patriarca ha, infine, affermato: “La Madonna della Salute ci aiuti ad essere comunità vere e giuste, in un tempo di forte conflittualità, individualismo e indifferenza, in cui lobby, nuovi movimenti, vecchi partiti sembrano andare per conto proprio. La nostra città è, da sempre, luogo d’incontro fra uomini e culture, spazio fecondo di una convivenza che valorizza le giuste e legittime differenze nel rispetto dei diritti fondamentali della persona iniziando dal rispetto alla vita umana sempre – dal concepimento al suo spegnersi naturale – e, quindi, di ogni uomo, qualunque esso sia. La Madonna della Salute aiuti la città di Venezia affinché sia oggi, nei suoi abitanti, testimonianza viva di convivenza buona e saggia”.