Zelarino (Venezia), 4 marzo 2020
“Condividere il momento difficile con tutti gli operatori del comparto turistico e rivolgere a loro e alle loro famiglie un pensiero grato ed un forte incoraggiamento”: è il primo pensiero espresso – in una lettera comune qui sotto allegata – dagli incaricati regionali per il turismo delle Conferenze episcopali di Lombardia, Emilia-Romagna e Triveneto, le Regioni italiane sinora più colpite dall’emergenza coronavirus.
“Non è una categoria, bensì una filiera – continuano don Massimo Pavanello, don Tiziano Zoli e don Fabio Mattiuzzi -. L’impatto economico, di un flusso asciugato, mostra già i primi segni. Quanti sono impiegati in questo settore, poi, normalmente presidiano il front desk della generale accoglienza. Una posizione che li porta ad essere – insieme ad altri – soggetti a maggior rischio di contagio sanitario. Per tanti motivi, allora, siamo loro vicini”.
Un cenno particolare è riservato ai pellegrini: “La riduzione dei movimenti turistici non interpella solo l’economia. Comprime pure le esperienze dei «viaggi dello spirito». Sia quelli in entrata, nelle nostre regioni, sia quelli in uscita… Basti pensare, ad esempio, alle città d’arte (ovunque, per lo più, «arte sacra»), agli antichi cammini, agli isolati monasteri e a quei luoghi scelti per ritrovare spazi di comunione con la famiglia. Tutte ricchezze dei nostri territori ora poco frequentati. Neppure i pellegrini verso le mete classiche del mondo godono riparo. Santuari e luoghi santi – con modulazioni diverse – sono difficilmente raggiungibili o accessibili. La nostra preghiera è soprattutto per i malati. I primi a risentire di questo stallo. La solidarietà, poi, va a quanti li assistono, sia quando intraprendono un viaggio sia quando restano a casa. La carità è un precetto che vige – anche e soprattutto – nei momenti difficili. A ciascuno, il «pellegrinaggio di desiderio» porti gli stessi frutti spirituali di quello reale”.
Gli incaricati regionali per il turismo delle Chiese di Lombardia, Emilia-Romagna e Triveneto concludono così il loro messaggio: “Condividiamo volentieri – confermando la disponibilità alla collaborazione – la speranza, non ipotetica, che ogni quaresima (quarantena) termina con la Pasqua di Resurrezione”.