Riflessione del Patriarca sul cammino sinodale (da Gente Veneta): chiamati ad ascoltare la voce di Gesù, il Maestro che abbraccia il mondo e la storia

Insieme verso il cammino sinodale, chiamati ad ascoltare
la voce di Gesù, il Maestro che abbraccia il mondo e la storia 

di Francesco Moraglia

 

 “Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio” (Francesco, Discorso in occasione della Commemorazione del 50.mo anniversario dell’Istituzione del Sinodo dei Vescovi, 17.10.2015); queste parole, emblematiche, costituiscono l’autorevole richiamo che il Santo Padre rivolge alla Chiesa perché riscopra questa sua dimensione costitutiva.

Per noi, quindi, è essenziale sapere cosa significhi “sinodalità”. Insieme alla parola del Pontefice, va tenuto presente il documento pubblicato nel 2018 dalla Commissione Teologica Internazionale sul tema “La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa”.

L’etimologia della parola “sinodo” – da cui “sinodalità” – offre una indicazione preziosa: la parola, nell’originale greco, è composta dalla preposizione “con” e dal sostantivo “via”. Sinodo, pertanto, indica il cammino fatto “assieme” dal Popolo di Dio e rinvia «al Signore Gesù che presenta se stesso come “la via, la verità e la vita” (Gv 14,6), e al fatto che i cristiani, alla sua sequela, sono in origine chiamati “i discepoli della via”» (Commissione Teologica Internazionale, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa, n. 3).

Questi brevi accenni ci aiutano a collocare la sinodalità nella giusta prospettiva ecclesiale; come il Papa ha sottolineato ai Vescovi nell’ultima Assemblea Generale della CEI (24 maggio 2021), non si tratta di fare un’assemblea parlamentare. Si deve, piuttosto, compiere un autentico camminare “insieme” della Chiesa; è fondamentale il comune guardare dei fedeli – pastori, laici e religiosi – alla persona di Gesù Cristo (l’uomo per gli altri), meta a cui deve pervenire il cammino ecclesiale che è sostenuto dalla fede in Lui.

Lui è il vero Maestro che tiene tutti uniti nel cammino ecclesiale che abbraccia mondo e storia. Comprendiamo, allora, che luoghi privilegiati di tale cammino sono l’ascolto della Parola di Dio e dei fratelli, la celebrazione eucaristica, l’evangelizzazione, la carità (dono di sé, accoglienza, servizio). Nell’assemblea liturgica tutta la Chiesa, nelle diversità delle vocazioni che la formano, è radunata di fronte al suo Signore e cammina con gioia verso di Lui e con Lui per le strade del mondo. L’inizio del nostro cammino sinodale diocesano avverrà quindi, come chiede il Papa, con una solenne celebrazione eucaristica. La liturgia “è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia” (Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione Sacrosanctum Concilium, n. 10).

Nello stesso tempo, mediante l’ascolto dei fratelli, l’annuncio del Vangelo, la celebrazione dei sacramenti e la carità vissuta, lo stesso Cristo guiderà il nostro cammino per infondere forza e sapienza e cogliere evangelicamente le sfide del nostro tempo e ascoltare, consolare e guarire le membra stanche e ferite del Popolo di Dio e di ogni uomo e donna che incontriamo.

Tutto questo aiuta a mettere in luce un secondo aspetto: il Popolo di Dio è chiamato a camminare insieme non in modo socio-politico ma sacramentale. Come insegna il Concilio Vaticano II: “Dio ha convocato tutti coloro che guardano con fede a Gesù, autore della salvezza e principio di unità e di pace, e ne ha costituito la Chiesa, perché sia agli occhi di tutti e di ciascuno il sacramento visibile di questa unità salvifica” (Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, n. 9).

Il cammino sinodale di tutto il Popolo di Dio è frutto della comune chiamata alla salvezza accolta nel Battesimo e nella professione di fede. Di conseguenza, la sinodalità esorta ogni fedele e ciascuna Chiesa ad un uscire ed andare oltre se stessi nel riconoscere il bene e la verità in Colui che è prima di noi e che ci chiama: Cristo Gesù. Si tratta di lasciarsi plasmare dalla Sua persona – come ci è consegnata dalla Tradizione e dalla Sacra Scrittura (cfr. Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica Dei Verbum, n. 9) – e così rendere possibile la riforma della Chiesa. Riforma possibile in ogni epoca attraverso i santi, come mostrano Benedetto da Norcia, Francesco d’Assisi, Domenico di Guzman, Lorenzo Giustiniani, Ignazio di Loyola, Giovanni Bosco e Giovanni Maria Vianney.

Infine, non qualsiasi “cammino” o “ritrovarsi” realizza la sinodalità ma il comune andare oltre se stessi verso Cristo, senso e meta di ogni cammino ecclesiale; è Lui che realizza l’autentico stare insieme nella comunione ecclesiale. Così all’inizio di questo terzo millennio, e nonostante le sue tante fragilità, risplenderà l’umile e rinnovata “forma” della Chiesa: il volto della Sposa sul quale si riflette il bel volto di Cristo Sposo.

 

(Articolo tratto da Gente Veneta n. 23/2021)