L’omelia del Patriarca: “Pasqua è la sintesi matura delle tre virtù teologali. Per i discepoli del Risorto si tratta di vivere in pienezza la fede, la carità e la speranza”

Condividiamo l’omelia del Patriarca Francesco Moraglia pronunciata domenica 9 aprile durante la Santa Messa della Pasqua di Risurrezione di Nostro Signore celebrata nella basilica cattedrale di San Marco. In calce è disponibile il testo integrale dell’omelia.

 

  • «Pasqua è, secondo il Nuovo Testamento, l’andare incontro al Signore rimanendo stupiti, poiché Egli offre ai discepoli qualcosa d’inatteso o, comunque, di molto più grande rispetto alle loro umane aspettative».

 

  • «Le donne – e il ruolo che esse ebbero nei primi momenti della risurrezione – dicono che la Pasqua ribalta ogni criterio umano e storico, non solo perché la morte è sconfitta dalla vita ma perché scardina le consuetudini socio-culturali del tempo. Il primo annuncio della Pasqua è dato infatti alle donne, ossia a coloro che erano considerate insignificanti sia culturalmente sia socialmente, eppure l’annuncio della Pasqua sarà recato alla Chiesa proprio da loro; si tratta di una vera rivoluzione».

 

  • «La Pasqua risalta, inoltre, come annuncio “al femminile”; le donne sono “le apostole degli apostoli”. La Chiesa si rivela così come realtà inserita nel mondo ma che non appartiene al mondo, come Gesù stesso aveva detto ai suoi discepoli. Ed è sintomatico come il primo destinatario dell’annuncio – le donne – sia chiamato, nella Chiesa, ad esercitare il carisma della profezia e della testimonianza mistica. Non si può, allora, non ricordare le grandi mistiche che hanno attraversato la vita della Chiesa, in numero proporzionalmente maggiore rispetto agli uomini: Teresa d’Avila, Teresina di Lisieux, Caterina da Siena, Caterina da Genova, Chiara d’Assisi, Ildegarda di Bingen, Faustina Kowalska, per fare solo alcuni nomi».

 

  • «Pasqua è, infine, la sintesi matura delle tre virtù teologali. Si vive, infatti, la Pasqua come mistero di fede per cui ci si apre all’improbabile, a ciò che sul piano umano è l’impossibile e che potremmo definire “improbabile ma vero”. Nello stesso tempo Pasqua è la speranza dell’umanità. Non si tratta, così, solo di rivestire di soprannaturale le nostre attese e i nostri desideri umani. La Pasqua è l’evento accaduto, è la certezza, ossia la persona vivente di Gesù crocifisso.  Per i discepoli del Risorto si tratta quindi di vivere la fede, la speranza e la carità, le tre virtù teologali che a Pasqua risaltano in pienezza».