Lettera del Patriarca e del Consiglio Episcopale alle famiglie della diocesi di Venezia

«Se vuoi essere compiuto» (Mt 19,21)

Una lettera del Patriarca e del Consiglio Episcopale che annuncia la Visita Pastorale

Carissime e carissimi, in questi giorni si fa un gran parlare di un film, appena uscito negli Stati Uniti, sulla Passione di Gesù. Ne è autore il regista australiano Mel Gibson. Anche se molti oggi considerano il cristianesimo una questione superata, la figura di questo Crocifisso non cessa di inquietare ed attirare l’attenzione di tutti: cristiani, ebrei, musulmani e quanti si dichiarano agnostici o addirittura atei. Il dibattito degli ultimi mesi sul crocifisso nelle aule scolastiche ne è prova evidente. Questa lettera ha a che fare con Gesù Crocifisso che noi sappiamo essere vivo, ancora oggi, perché è Risorto.

1. Cosa c’entra il Risorto con il mio ‘mestiere di vivere’? Il Patriarca e i suoi principali collaboratori (Vicari Episcopali) desiderano invitarvi a prendere di nuovo in considerazione questa ‘buona notizia’. Chi, come noi, vive nella Venezia di terra e di mare non può evitarne la eco. A distanza di duemila anni, almeno a Natale, si torna a parlare di Gesù. Ma anche in questi giorni il suono festoso delle campane ci ricorda la vicenda straordinaria di quest’Uomo. Che cosa ha a che fare Gesù Cristo con il talora faticoso ‘mestiere di vivere’ che impegna noi tutti, dalla nascita alla morte? È altro che ci occupa nel quotidiano..! Sono le alterne vicende – spesso non semplici – dei nostri legami affettivi: con la moglie, il marito, i figli, la mamma e il papà, gli amici, i colleghi’ È la fatica del lavoro con tutti i problemi ad esso legati, anzitutto quello di sbarcare il lunario. Senza contare il fatto che nessuno di noi è un’isola. Ciascuno, ogni giorno, deve fare i conti con il resto della società e i mille problemi che questa pone. Da quello, solo apparentemente banale, dei trasporti, a quello della casa, a quello – sempre più urgente e complesso – della vivibilità dell’ambiente. Per non parlare della tragica, e ormai endemica, assenza di pace. Se a tutto ciò aggiungiamo il dolore nelle sue innumerevoli manifestazioni ‘ la malattia e la morte, anzitutto, ma anche quello derivante dal male, dall’ingiustizia e dalla violenza arrecata e subita, dallo scandalo della povertà, dalle difficoltà ad accogliere gli stranieri’ – il peso del vivere a volte sembra farsi insopportabile. Se poi lo inseriamo nel complicato quadro dell’organizzazione economica e politica della nostra regione, del nostro Paese, dell’Europa e del mondo, tutto questo sembra quasi toglierci il respiro. Così la sera il naturale bisogno di riposo rischia di trasformarsi in ricerca di evasione, spingendoci quasi a dimenticarci di noi stessi. E non ce ne mancano certo le occasioni: la società oggi ce ne propina centinaia..!

2. Come Zaccheo, la Samaritana, la donna peccatrice’ «Cosa vogliono allora il Patriarca e i suoi collaboratori in più da noi?» è come se vi sentissimo reagire. «Va bene Gesù Cristo ‘alcuni potrebbero dire -, non ho niente contro di Lui. Da bambino il papà e la mamma me ne hanno parlato, ho studiato il Catechismo per fare la Prima comunione e la Cresima. Lo porto nel cuore e di tanto in tanto ci penso, magari anche tutti i giorni. Gli rivolgo talvolta una preghiera, mi ricordo un pezzo di Ave Maria o di Padre nostro’ Qualche volta faccio una scappata in chiesa e non manco mai di accendere la mia candela alla Madonna della Salute. Alla festa del Redentore o a quella della Sensa – anche se magari sono troppo rovinate dal turismo -, mi sento orgoglioso di essere veneziano». Altri ci potrebbero rispondere che, se non proprio ogni domenica almeno nelle principali occasioni, partecipano alla Messa. O, ancora di più, che si sforzano di praticare gli insegnamenti del Vangelo, di restare fedeli ai comandamenti del Signore, soprattutto all’amore di Dio e del prossimo. Ci sembra di sentirli: «Ci diamo da fare per tirar su i nostri figli su questa strada, come i nostri genitori hanno fatto con noi. E spesso non è facile!». Altri ancora ci potrebbero parlare della loro generosa azione di volontariato con gli ammalati, con gli immigrati, con gli emarginati, con gli ultimi’ Non pochi, del loro darsi da fare nelle tante iniziative sociali, culturali e sportive di cui le nostre terre sono ancora molto ricche. Altri ancora potrebbero documentarci il loro impegno con il patronato, con la Caritas, la catechesi, i gruppi di ascolto, i gruppi familiari, la liturgia, le missioni, le tante associazioni – dall’Azione Cattolica agli Scout ai nuovi movimenti ecclesiali ‘ presenti nel nostro Patriarcato. Il Patriarca e i suoi collaboratori conoscono tutto questo e vi sono grati di ciò che siete e di tutto ciò che fate. Hanno nel cuore chi investe ogni giorno parte del proprio tempo in parrocchia e chi si limita a ricordarsi di Gesù di tanto in tanto, in maniera individuale. Né trascurano quanti pensano di non avere più bisogno di Lui. Che cosa vogliamo dirvi, allora, accompagnando con questa lettera il nostro augurio pasquale? Desideriamo comunicarvi in tutta semplicità – aiutati dalla preziosa azione dei sacerdoti e di quanti, uomini e donne giovani e bimbi, testimoniano la loro fede – che Gesù è risorto per essere la Via sicura lungo la quale ognuno di noi può diventare un uomo compiuto, cioè può essere felice. Vogliamo comunicarvi un’esperienza che facciamo in prima persona: gli affetti, il lavoro e la complessa vita familiare e sociale e anche il tempo del riposo, se vissuti in Gesù Cristo, diventano veri. Vogliamo invitare tutti, dal cristiano più assiduo al battezzato smemorato, a guardare Gesù o, piuttosto, a lasciarsi guardare da Lui. È questa la buona notizia che riempie di gioia e fa guardare con speranza certa al futuro. I cristiani sono gente piantata nella realtà presente e confortata dalla propria storia personale e comunitaria. Gesù risorto, quell’uomo che ha invitato i suoi a mangiare il pesce arrostito sulla riva del lago (cfr Gv 21), ha a che fare direttamente anche con ognuno di noi oggi, con tutte le circostanze ed i rapporti della nostra vita. Perché, come dice San Paolo, «Sia che mangiate sia che beviate, sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio» (1Cor 10,31). Per questo per la Chiesa non ci sono i vicini e i lontani. Anche se il bene che vi vogliamo ci porta a desiderare che ciascuno di voi possa fare l’esaltante esperienza di Zaccheo (Lc 19,1-10), o quella della Samaritana (Gv 4,1-42), o quella della donna peccatrice (Gv 8,1-11), per non parlare degli innumerevoli altri ‘ notissimi o sconosciuti – che incontrando Gesù hanno trovato se stessi.

3. La novità nell’esperienza di tutti i giorni Siamo così giunti con naturalezza a parlarvi di Chiesa. E anzitutto abbiamo in mente la nostra Chiesa, il Patriarcato di Venezia, con il suo glorioso passato ed il suo complesso presente. Quando diciamo ‘chiesa’ sappiamo di dire qualcosa che vi è molto familiare. A cominciare dalla Basilica di San Marco e dalle più di cento chiese monumentali della città lagunare che attirano ogni anno milioni di visitatori, passando attraverso le chiese di Altino, di Santa Maria Assunta a Torcello e a Malamocco, o quelle di Caorle, Jesolo ed Eraclea, radici storiche del cristianesimo veneziano, senza trascurare il duomo di San Lorenzo o le chiese di Gambarare, di Marghera, di Carpenedo e della Castellana, per giungere fino ai templi antichi e recenti disseminati nelle diverse zone della nostra Venezia. Ma quando diciamo ‘Patriarcato di Venezia’, pensiamo ancora di più alla Chiesa di pietre vive costituita dalla comunità diocesana raccolta attorno al suo Patriarca. E ci riferiamo ovviamente alle nostre comunità parrocchiali. La famiglia dei cristiani, soprattutto nell’assemblea eucaristica della domenica, vi incontra il sacerdote e i suoi collaboratori, persone che gratuitamente hanno a cuore ‘ per quanto riescono e sono capaci, al di là dei loro difetti e nonostante i loro peccati ‘ le vicissitudini gioiose e tristi di tutti, soprattutto le più decisive della nascita, dell’educazione, del matrimonio, della malattia e della morte. La parrocchia ‘ cioè la chiesa in mezzo alle case vicine – si propone come il luogo che può dare dimora stabile alle nostre famiglie. Basterebbe riflettere alla risposta che essa offre, attraverso i sacramenti, al bisogno di scoprire il senso dei momenti più decisivi della nostra esistenza.

4. Esistere in Cristo Pensiamo alla straordinaria efficacia del Battesimo: attraverso questo gesto scopriamo che, fin dal loro concepimento, i figli sono nostri perché sono figli del Padre nostro che è nei cieli. La Comunione e la Cresima svelano ai nostri ragazzi che gli affetti ed il lavoro – che in questo momento ha la fisionomia dell’impegno scolastico ‘ ricevono la loro verità dal rapporto diretto con Gesù Cristo morto e risorto. Attraverso il sacramento l’esperienza più alta della nostra vita affettiva, il Matrimonio, viene affidata dalla Chiesa al Signore. Lui solo è in grado di realizzare il ‘per sempre’ dell’amore che ogni sposa e ogni sposo, quando ama veramente, ha nel cuore. E non è forse la più umana e delicata attenzione alla nostra libertà – spesso ferita dal male – quella che la Chiesa ci offre invitandoci alla riconciliazione con Dio e con i fratelli nel sacramento della Confessione? Quando poi veniamo toccati nella nostra carne dalla inevitabile prova della malattia, l’Unzione degli infermi esprime la vicinanza speciale di Gesù che tanto ha patito ed è morto per noi, perché noi possiamo prontamente guarire e, in ogni caso, non perdiamo la speranza di risorgere con Lui e così di rivederLo e di rivederci nel nostro vero corpo. La Chiesa si presenta come un popolo che attraversa la storia. Un popolo che ha il suo centro nel corpo di Gesù Cristo che si fa cibo e bevanda, trasformandoci in una comunità viva (Eucaristia) e feconda di legami liberi e stabili. Si capisce allora che taluni, non per i loro meriti ma per iniziativa diretta dello Spirito di Gesù, siano presi a servizio di tale popolo come ministri ordinati (sacramento dell’Ordine). La vita liturgica delle nostre comunità, sempre nutrita dalle Sacre Scritture, in particolare dal Santo Vangelo, non fa altro che testimoniare come il concreto snodarsi dell’umana esistenza – nascita, rapporti, amore, dolore, morte, vita dopo la morte – è il modo con cui Gesù si fa presente a tutti gli uomini ogni giorno, in ogni situazione. Ed egli non si stanca di ripeterci: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mc 2,17). Di più, San Paolo ci ricorda che Cristo è morto per noi quando «eravamo ancora peccatori’ quando eravamo suoi nemici (Rm 5,8.10).

5. Niente e nessuno è estraneo alla famiglia cristiana Nessuno, veramente nessuno, è escluso da questa iniziativa d’amore di Gesù Cristo, che è la sua Chiesa. Allo stesso modo niente, veramente niente, è estraneo a questa nuova famiglia. Inaugurata da Gesù e dai suoi amici duemila anni fa, come una catena ininterrotta di anelli, ha raggiunto anche noi battezzati in questa Chiesa che risale a San Marco, discepolo del grande Pietro. Come non ricordare l’Anno marciano (1994-95) che, per questa ragione, ci ha visti ripetutamente pellegrini nella chiesa cattedrale, madre di tutte le nostre chiese? È questo il motivo per cui i complessi e assai diversi problemi che preoccupano tutti gli abitanti del Patriarcato stanno a cuore alla Chiesa. La crisi demografica della città lagunare che deriva dalle difficoltà legate alla casa, al lavoro, ai trasporti, così come il problema dell’acqua alta e del moto ondoso o quello di un ordine da dare al consistente fenomeno dei visitatori e dei turisti’ riguardano la Chiesa perché riguardano ogni uomo e ogni donna che vive nel centro storico di Venezia. Né i cristiani sono estranei alla fisionomia di Mestre che inarrestabilmente diventa sempre di più città ‘ e importante città ‘ d’Italia, e nello stesso tempo oggettivamente articolata alla Venezia lagunare. Quale economia, quale cultura, quale politica sono adeguate allo scopo? Non meno ardua è la sfida che l’evoluzione del fenomeno industriale e delle forme del lavoro ‘ soprattutto quelle legate al comparto chimico ‘ sta ponendo anche alla Chiesa. La realtà di Marghera è chiamata a diventare un paradigma europeo di sviluppo ambientale sostenibile. E che dire del nostro litorale, dal Lido di Venezia fino a Caorle, che ha raggiunto ormai il secondo posto nella graduatoria del turismo balneare in Europa? Quale potente trasfigurazione degli affetti e del lavoro per i suoi abitanti! Potrebbe la Chiesa restare insensibile ad una così imponente trasformazione? Ma anche zone come la Riviera del Brenta o quelle interessate al progetto delle grandi vie di comunicazione europea lungo gli assi della Castellana o della Romea, costringono la Chiesa a considerare con attenzione il problema affrontato dal Patriarca alla festa del Redentore dello scorso anno: far evolvere il modello veneto di sviluppo in modello di civiltà.

6. La vera novità: innestare nel presente l’antico Il Patriarcato che, insieme con la società civile, non cessa di trarre dallo scrigno prezioso della storia di Venezia cose antiche e cose nuove (cfr Mt 13,52), intende affrontare il presente con umile creatività. Lo Spirito del Signore risorto sostiene la nostra Chiesa in questa sua quotidiana azione in favore degli uomini. Il soggetto di tale azione è ogni battezzato in quanto appartiene alle molteplici comunità della nostra diocesi. Il contenuto di questa azione, come abbiamo visto, è in fondo assai semplice: sostenere la libertà di ciascuno perché possa vivere, nella quotidiana trama delle circostanze e dei rapporti, il ritmo degli affetti e del lavoro in pienezza ed in verità. Come ci ha ricordato il Papa, in occasione del bimillenario della nascita di Gesù (Tertio Millennio Adveniente e Novo Millennio Ineunte), «non si tratta di inventare un ‘nuovo programma’. Il programma c’è già: esso si incentra in Cristo stesso», appassionatamente vissuto ed appassionatamente comunicato (Novo Millennio Ineunte, 29). Ma Cristo, attraverso la comunione dei cristiani, non fa altro che parlare alla libertà di ciascuno di noi. E questa libertà è unica, ogni giorno segnata da nuove circostanze e dalla storia dei nostri rapporti. Ecco la ragione per cui la Chiesa si china appassionatamente e personalmente su ciascuno di noi, accompagnandoci attraverso tutte le tappe e tutti gli ambiti della umana esistenza. L’enorme ricchezza di esperienze propria di ciascun battezzato viene così in qualche modo ogni giorno travasata in tutta la comunità i cui membri sono protesi ad imparare gli uni dagli altri. E non di rado si verifica il miracolo, già attestato dalle antiche Scritture, che i più piccoli diventano maestri («Con la bocca dei bimbi e dei lattanti’»: Salmo 8,3). Per quanto è possibile ci facciamo carico del bisogno dei nostri fratelli uomini e, come minimo, secondo l’invito dell’Apostolo, ci trattiamo con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandoci a vicenda con amore (cfr Ef 4,2). Anzi, per grazia del Signore e non certo per la nostra capacità, in taluni momenti – soprattutto quando contempliamo il volto della gran Madre di Dio Maria Santissima e dei Santi – vorremmo almeno un poco amare i nostri nemici e fare del bene a coloro che ci odiano (cfr Lc 6,27). E talvolta, soprattutto se si è posti nella prova estrema, si riesce ad intuire la forza dell’invito di Gesù a non voler salvare la propria vita per ritrovarla. Perché «chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà» (Mc 8,35). Veramente ha ragione San Paolo quando ci ricorda che «tutto è vostro’ Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio» (1Cor 3,21-23) o quando ci invita con forza ad esaminare ogni cosa per tenere ciò che è buono (cfr 1Tes 5,21).

7. Un abbraccio universale Se fin qui con semplicità abbiamo detto qualcosa circa la natura del soggetto cristiano e il contenuto della sua vita, vale ora la pena di aggiungere una parola sul modo con cui i cristiani vivono (metodo). Ciò che la Beata Teresa di Calcutta diceva delle sue suore: «Esse amano Gesù e trasformano questo amore in azione vivente» vale per tutti i cristiani. Ci sentiamo arricchiti dalla secolare presenza degli Armeni che custodiscono a San Lazzaro le radici dell’unità della prima ‘nazione cristiana’ duramente provata all’inizio del secolo XX ed ora sparsa in tutto il mondo. Ai fedeli greco-cattolici che il bisogno di lavoro ha portato tra noi offriamo la nostra intensa comunione.

Ci stanno a cuore le chiese ortodosse: da quella antichissima di San Giorgio dei Greci a quelle che mantengono vive la memoria di Cristo tra gli immigrati recentemente approdati tra noi. Ci stanno a cuore i nostri fratelli Anglicani, Luterani e Valdesi con i quali condividiamo l’appassionata ricerca dell’unità.

Ci stanno a cuore i nostri fratelli maggiori Ebrei veneziani la cui illustre storia presente e viva continua ad arricchire la nostra città.

Così la nostra lunga storia – non priva di travaglio e di iniquità – di rapporto con i popoli musulmani del Medio Oriente può favorire una generosa ed equilibrata accoglienza di tanti immigrati. Intendiamo vivere rapporti solidali con quei popoli slavi e mitteleuropei le cui vicende storiche si intrecciano con le nostre, come ben testimoniano le numerose tracce ancora visibili nei nostri sestieri.

E con la stessa appassionata ‘curiosità’ con cui i nostri padri presero la via del mare, animati da una creativa pratica del commercio, così ‘ sulle orme del grande antenato Marco Polo ‘ vogliamo capire i popoli dell’Estremo Oriente, in particolare della Cina che si sta affacciando a grandi passi sulla scena del gran teatro del mondo.

Per tutte queste ragioni i cristiani, associandosi a tutti gli uomini di buona volontà nei corpi intermedi che alimentano la società civile, si interessano ai problemi economici, culturali, sociali, politici che caratterizzano la nostra convivenza. Il modo con cui la comunità cristiana documenta la presenza dell’uomo nuovo nella società di oggi si chiama comunione. Avendo in comune Gesù Cristo morto e risorto siamo spinti a seguirne indegnamente le orme. Come Egli donò la sua vita per gli uomini, così vorremmo fare anche noi, raccogliendo l’eredità dei nostri padri, soprattutto dei grandi Santi Fondatori vissuti a Venezia. Noi, ispirandoci alle più belle imprese ed opere ecclesiali e sociali da loro disseminate lungo la nostra storia – pensiamo per esempio al gruppo di giovani che nel XIV secolo vollero cambiar vita riunendosi in San Giorgio in Alga (dalle loro file viene il nostro primo Patriarca, San Lorenzo Giustiniani)- e guidati dal prezioso insegnamento dei nostri Patriarchi, soprattutto da quelli del XX secolo, desideriamo vivere come i primi cristiani dell’antica Lettera a Diogneto: «Ciò che l’anima è per il corpo, i cristiani sono per il mondo» (VI, 1).

8. Per consolidare i nostri legami di comunione: verso la Visita Pastorale Dopo aver descritto in termini sintetici l’azione ecclesiale quotidiana dei fedeli delle parrocchie e di tutte le comunità, ci preme ora fare qualche cenno su di un’importante iniziativa che, a partire dall’ottobre 2005, ci vedrà tutti coinvolti. Ci riferiamo alla Visita Pastorale. Qui ci limitiamo per ora a darvene notizia. Avremo in seguito la possibilità di approfondirne il significato e di individuare il modo di attuarla. Qualche passo in questa direzione è già stato compiuto. I Consigli presbiterali e pastorali diocesani, i Vicari foranei, i Responsabili degli Uffici, i Vicariati, la Consulta delle Aggregazioni laicali ne sono infatti già a conoscenza. Con questa lettera vogliamo darne comunicazione ufficiale a tutti voi, abitanti del Patriarcato. Come primo passo desideriamo metterci in ascolto di tutti i soggetti ecclesiali e così pure delle poliedriche espressioni della società civile. Per questa ragione stiamo anche pensando di far compiere a degli esperti una attenta rilevazione dei più importanti dati che ci possano offrire almeno la fisionomia esteriore delle nostre comunità cristiane e della loro effettiva capacità di servizio.

9. Vivendo con verità ed intensità ogni gesto della vita ordinaria Vi invitiamo a preparare fin da ora la Visita Pastorale, che è un gesto di tutti i battezzati, attraverso la vita ordinaria che è in atto nella nostra Chiesa. Il Patriarca, celebrando l’Eucaristia ormai in più di un centinaio delle nostre parrocchie, ha avuto modo di constatarne il vigore. Egli ha visto con i suoi occhi e ha toccato con mano quanto sia viva la fede in molti battezzati. Nella liturgia che unisce Eucaristia e Parola, nella catechesi e nei Gruppi di Ascolto, nelle svariate iniziative che sostengono il giudizio della fede, nelle opere che esprimono il desiderio di educarsi alla carità e in quelle con cui si intende vivere la cattolicità della Chiesa sostenendo i missionari, prendono corpo quella trasfigurazione degli affetti e del lavoro e quella pluriformità nell’unità di cui abbiamo parlato, nel solco delle Proposte contenute in Lieti nella speranza e nell’Istruzione Il volto missionario della parrocchia. Senza alterare i ritmi della vita ordinaria, con questa lettera vogliamo anche proporvi un gesto cui riserviamo una speciale importanza come tappa intermedia lungo la preparazione alla Visita Pastorale. Dopo aver sentito il parere di vari Organismi diocesani, intendiamo indire per il 10 aprile 2005 un’Assemblea ecclesiale straordinaria di tutto il Patriarcato. Il Vangelo di Marco ci racconta che, al ritorno dalla loro prima attività apostolica, dopo averli mandati a due a due, fornendo alcuni criteri essenziali per l’annuncio del Vangelo, Gesù prese in disparte gli apostoli e li invitò a stare con Lui per mettere in comune le prime impressioni attraverso il reciproco racconto e così, nella preghiera e nella testimonianza, trovare riposo (Mc 6,30-32).

10. Una sosta per ripartire con maggior lena L’Assemblea ecclesiale della prossima primavera vuol essere qualcosa di simile. Una sosta in cui i fratelli cristiani si ritrovano insieme per una testimonianza e un reciproco conforto. Un’occasione per far emergere la ricchezza, i problemi, le differenze, le contraddizioni che attraversano le nostre comunità nella loro tensione missionaria. Così che la Visita Pastorale sia la possibilità di un effettivo coinvolgimento di tutto il popolo di Dio che è in Venezia. Raccogliendo in unità la pluriformità di aggregazioni e di azioni ecclesiali che lo Spirito alimenta nella nostra Chiesa testimonieremo di amare il tutto più della parte. La bellezza dell’unità rigenererà ogni frammento di popolo di Dio e rafforzerà il giusto senso di appartenenza alla nostra comunità. Ci limitiamo qui a delinearne brevemente la fisionomia. Rappresentanti di tutte le Comunità parrocchiali e di tutte le Aggregazioni laicali, scelti con oggettivi criteri di comunione, converranno il 10 aprile 2005 nella Basilica di San Marco. L’Assemblea si articolerà in diversi momenti. In obbedienza alla natura della Chiesa, che vive simultaneamente di universalità e di particolarità, incominceremo ponendoci in ascolto delle Chiese che sono in Italia. Una lezione magisteriale, svolta da una figura autorevole, illustrerà il tema che verrà approfondito da tutte le Chiese della nostra penisola nel prossimo Convegno decennale di Verona, nell’autunno del 2006. Vi si parlerà dei cristiani come ‘Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo’. Il cuore della nostra Assemblea sarà la solenne concelebrazione eucaristica. Nel pomeriggio verranno proposte talune testimonianze opportunamente scelte tra quante i vari soggetti ecclesiali vorranno liberamente inviare come documentazione della vita in atto tra noi, delle sue luci e delle sue ombre. Dopo l’intervento conclusivo del Patriarca inviteremo tutta la cittadinanza dei nostri comuni e tutti i visitatori che lo vorranno a uno spettacolo d’arte in Piazza San Marco. Con esso intendiamo comunicare, in forma appropriata, il significato dell’incontrarsi dei cristiani in Assemblea ecclesiale.

11. Maria, Causa della nostra letizia Carissime e carissimi, prendendo congedo da voi vogliamo affidare il nostro abituale cammino alla Vergine Santissima. Per questo chiediamo, fin da ora, a tutti i battezzati di aggiungere una speciale intenzione di preghiera per l’Assemblea ecclesiale all’autunnale pellegrinaggio presso la Madonna della Salute del 21 novembre prossimo. Inoltre invitiamo tutti i Vicariati, le parrocchie, le aggregazioni, le associazioni, i gruppi e le famiglie ad un pellegrinaggio straordinario in tre santuari mariani per noi significativi. Alla Nicopeja per Venezia, alla Madonna di Borbiago per la terraferma ed al Santuario della Madonna dell’Angelo, Caorle, per il litorale. La Vergine, «causa nostrae laetitiae», ci ravvivi la coscienza della straordinaria gioia che il Risorto ci dona. In lui è tutta la nostra speranza. Lieti nella speranza, per questo decisi nell’annuncio di Cristo. Una esultanza umile perché consapevole che non viene da noi. E tuttavia una esultanza. Quella di coloro che sperimentano la gioia di essere salvati (cfr Col 1,12). Mentre il Patriarca vi benedice di cuore, vi salutiamo lieti nel Signore Risorto.

Il Patriarca con il Consiglio Episcopale + Angelo Card. Scola, Patriarca

mons. Beniamino Pizziol, Vicario Generale mons. Orlando Barbaro, Vicario episcopale per la Santificazione e il Culto mons. Gianni Bernardi, Vicario episcopale per l’Arte e la Cultura mons. Silvano Brusamento, Vicario episcopale per l’Evangelizzazione mons. Angelo Centenaro, Vicario episcopale per l’Azione Sociale e Caritativa mons. Giacomo Marchesan, Vicario episcopale per la Vita Consacrata mons. Antonio Meneguolo, Vicario episcopale per gli Affari economici e Moderatore di Curia

Venezia, 4 aprile 2004 Domenica delle Palme

Alcuni passi verso l’Assemblea ecclesiale

Il Patriarca con il Consiglio Episcopale assumerà direttamente la guida di questo gesto straordinario. Lo farà servendosi del Coordinamento Pastorale che a sua volta si appoggerà a un Comitato organizzativo. Sarà premura di questi organismi coinvolgervi nella preparazione e nell’attuazione. Questa ‘sosta’ orientata alla Visita Pastorale potrebbe opportunamente, senza artifici, essere richiamata all’interno del ritmo della vita ordinaria che si svolge nella nostre comunità. A questo scopo si prestano talune iniziative diocesane che potranno aiutare a tener desto il senso di questi due speciali appuntamenti cui lo Spirito ci chiama. a. Estate 2004 – Incontro con gli ospiti del Litorale Una prima iniziativa in preparazione all’Assemblea ecclesiale si svolgerà lungo l’estate. Il Patriarca e i Vicari episcopali si recheranno sul litorale per celebrare l’Eucaristia con i numerosi ospiti stranieri ed italiani che prendono riposo lungo le rive del nostro mare. Vuol essere questo un momento di attenzione specifica ad uno dei tratti distintivi più imponenti della nostra Chiesa. b. Quaresima 2005 – Le Stationes quaresimali La seconda di queste iniziative ha già visto una sua attuazione e ne avrà un’altra nella Quaresima del 2005. Ci riferiamo alle Stationes quaresimali, celebrate quest’anno sotto la guida del Patriarca e dei Vicari episcopali in una trentina di luoghi della sofferenza (ospedali, case per anziani, per disabili, per malati psichici ecc.). Membri delle parrocchie vicine assieme a membri del volontariato sono convenuti per invocare la protezione del Signore sugli ammalati, i loro familiari e gli operatori sanitari ed educativi. c. Carità L’educazione al gratuito continuerà soprattutto attraverso la Caritas e le non poche forme di condivisione che molti soggetti attuano nella nostra Chiesa. Non mancherà un preciso impegno in vista dell’Assemblea a far sorgere iniziative capillari di carità in ogni parrocchia ed in ogni aggregazione di fedeli. d. Cultura Alla cultura sarà data adeguata attenzione. Se ne faranno carico l’Ufficio catechistico ed i Gruppi di Ascolto, i Centri culturali, lo Studium Generale Marcianum, attraverso tutti gli enti che riunisce, la Scuola di teologia ‘Santa Caterina di Alessandria’, la Scuola Biblica. In particolare questi soggetti approfondiranno, nei modi opportuni, i temi della risurrezione di Gesù e della risurrezione della carne, della speranza cristiana e del valore insostituibile della testimonianza. Il 1 aprile presso il Monastero di Marango un Convegno ha già messo a tema la Pastorale del turismo balneare. Due altri Convegni si annunciano, uno nella città lagunare e l’altro per la zona di Mestre, con lo scopo di identificare i tratti della località caratterizzanti queste importanti aree del Patriarcato ed i soggetti ecclesiali che in esse si esprimono. Nel Vicariato di Marghera una rinnovata équipe che vede coinvolti sacerdoti, diaconi e laici, soprattutto dell’UNITALSI aziendale e delle ACLI, assumerà la responsabilità della Casa di Via della Pila, attraverso una presenza ecclesiale nutrita di riflessione culturale, il delicato evolversi di quella situazione. e. Missione L’attenzione a vivere le dimensioni del mondo ci vedrà impegnati nell’abituale sostegno ai nostri missionari. Accentueremo l’azione nei confronti della realtà di Ol Moran in Kenia che consideriamo come la 129a parrocchia della nostra diocesi. Quest’estate il Patriarca, accompagnato dal delegato patriarcale Mons. Giuseppe Visentin, dal Vicario Generale e dal direttore della Caritas darà di fatto avvio alla Visita Pastorale anticipandola nell’incontro con questa preziosa comunità, l’ultima nata nel tempo e, per questo, la più amata. f. Convegno di Borca di Cadore (Settembre 2004) Assai utili per aiutare la nostra comunione ecclesiale e favorirne la corresponsabilità sono stati gli incontri tra responsabili presbiteri, religiosi e laici svoltisi al Covolo nel 2002 e a Paderno del Grappa nel 2003. Investiamo molte attese nell’incontro già programmato a Borca di Cadore dal 9-11 settembre 2004. Il Consiglio Episcopale, il Consiglio Presbiterale, il Collegio dei Vicari, il Consiglio Pastorale Diocesano, i Responsabili degli Uffici, la Consulta delle Aggregazioni laicali saranno chiamati a vivere tre giorni di comunione avendo come scopo la valutazione del cammino verso l’Assemblea ecclesiale e la Visita Pastorale. g. Il Mosaico Infine edizioni speciali de Il Mosaico e la pubblicazione di altri sussidi, così come i nostri mass-media (GV, GVRadio, GVonline) accompagneranno la preparazione dell’Assemblea ecclesiale e della Visita pastorale.