Un agile e prezioso vademecum, un sussidio messo a disposizione di tutti che vuole ricapitolare e ripresentare in sintesi il tratto sin qui percorso nonché i riferimenti fondamentali che intendono guidare il cammino presente e futuro. L’opuscolo s’intitola “Le Collaborazioni pastorali – Principi ispiratori e linee di attuazione per la Diocesi” ed è stato reso pubblico giovedì 8 giugno 2017 (durante l’incontro alla Salute dei “giubilei) e trasmesso a sacerdoti e diaconi, uffici e organismi diocesani del Patriarcato nonché reperibile qui in calce. «Questo testo – spiega il vicario episcopale per la pastorale don Danilo Barlese – non aggiunge indicazioni nuove ma raduna per “voci” gli elementi e i soggetti principali in modo da offrire una sintesi delle motivazioni e dei passi da compiere. Il fascicolo desidera essere uno strumento per il cammino che, da un lato, per i contenuti rimanda alle fonti, dall’altro, calato nel quotidiano, orienterà le scelte in base al territorio e alla situazione pastorale, da attuare con gradualità. Come ogni strumento è sempre migliorabile». L’invito è di diffonderlo (e approfondirlo) il più ampiamente possibile nelle varie comunità. Il testo esce – con tempistica opportuna – nel momento in cui sta per prendere il via la prima Visita pastorale del Patriarca Francesco Moraglia e, infatti, nelle prime righe, si ricorda che essa «sarà anche l’occasione per riflettere e maturare una comune linea diocesana, in modo che si riequilibrino i rapporti fra le parrocchie e le nascenti Collaborazioni pastorali nella sinfonia della Chiesa. In questa prospettiva assumono grande rilevanza i Cenacoli, “piccole” comunità “aperte” a servizio dei fratelli».
Delle Collaborazioni pastorali si richiamano i principi ispiratori e gli obiettivi: «La Collaborazione pastorale riguarda più parrocchie vicine: in esse viene avviata una pastorale unitaria con la presenza di una comunità di battezzati di riferimento (Cenacolo) guidata da un sacerdote coordinatore (si è scelto di sostituire questa espressione all’originale “sacerdote moderatore” dimostratasi non del tutto completa per esprimerne la funzione). L’obiettivo della Collaborazione pastorale è che abbia a realizzarsi, in un ambito territoriale omogeneo, tra tutte le parrocchie in essa presenti, una pastorale organica progettata e attuata in modo che corrisponda alla natura della Chiesa, che è quella di essere e manifestarsi come comunione eucaristica, senza dare per scontato che lo scopo di qualsiasi azione e novità sia l’evangelizzazione». No, quindi, «alla realizzazione di “super-parrocchie”, che assorbano o sopprimano le singole identità, bensì una “comunione di comunità”, dove l’intento è una valorizzazione e un aiuto vicendevole che consenta l’esperienza di una maggiore vitalità di coesione e di missione».
Il sussidio arriva a determinare e «distinguere i diversi livelli di azione pastorale in vista di una vera vita di Chiesa»: i gesti e momenti pastorali essenziali che dovranno continuare ad essere garantiti in ogni parrocchia (dalla cura di liturgia e sacramenti ad un servizio di accoglienza, dalle attenzioni pastorali fondamentali alla presenza di persone di riferimento ecc.), le mete diocesane prioritarie verso cui tutti sono chiamati a tendere (in particolare i tre grandi “fuochi”: le nuove generazioni, la pastorale familiare, lo sguardo della Chiesa sulla società), le istanze locali da cogliere e seguire (ad esempio dal turismo alla riqualificazione industriale ed urbana), alcuni interventi comuni che emergono come utili ed opportuni su ambiti specifici (dalla carità al lavoro, dal tempo libero al disagio ecc.). Si passa, infine, a focalizzare il profilo e i compiti dei vari soggetti impegnati in questo cammino comune – la realtà dei Cenacoli (nel segno della sinodalità e della missionarietà), la figura del sacerdote e i compiti del sacerdote coordinatore, la corresponsabilità dei laici e delle persone consacrate – mentre si evidenziano anche le attenzioni da avere e i primi concreti passi da compire per costituire gradualmente e accompagnare la crescita delle Collaborazioni pastorali che «così costituite domandano di essere promosse in vista di una forma stabile. Ciò significa che c’è ancora strada da percorrere verso una compiuta maturità. L’avvio della costituzione delle “Collaborazioni” comporterà un ulteriore confronto delle comunità interessate e dei loro organismi, con tempi ragionevolmente consistenti di riflessione, strategie di attuazione, piani di progettazione e soprattutto con una sempre maggiore maturità nella testimonianza cristiana a partire dalla carità. Il cammino verso una matura identità richiede passi progressivi che rispondano al criterio di gradualità».