La morte del diacono Franco Sormani: qui l’omelia del Patriarca ai funerali

«È stato per me un amico. Il giorno prima del suo ultimo ricovero ha proclamato il Vangelo, in occasione della Messa di mezzanotte, nonostante la sua situazione di salute assai precaria. Una lettura particolarmente sentita: si percepiva sarebbe stata una delle sue ultime partecipazioni». Don Raffaele Muresu, parroco dei Santi Apostoli e San Felice, ricorda così il diacono Franco Sormani, scomparso lunedì mattina a causa di un tumore al polmone, lasciando un grande vuoto in chi l’ha conosciuto e gli ha voluto bene.

Classe 1941, nel 1973 è stato fra i primi ad entrare nel Cammino neocatecumenale della prima comunità dei Santi Apostoli – realtà parrocchiale per la quale ha svolto il proprio servizio fino all’ultimo – allora appena formatasi. E proprio per il Cammino Sormani è stato catechista, fondando comunità anche nel Padovano e nel Rodigino.

Ordinato diacono nel 2003 dall’allora Patriarca Angelo Scola, è stato project manager in Curia per volere del cardinale stesso e, proprio in quegli anni, è stato responsabile pastorale della parrocchia di San Girolamo, a Cannaregio. Un incarico che in diocesi ha ricoperto per primo: in assenza di un parroco, l’attività pastorale della comunità era stata infatti affidata a lui. Infine negli ultimi anni, fino alla fase pandemica, è stato tra i cappellani dell’ospedale Civile della città d’acqua.

Padre di due figlie, Elisabetta e Chiara, il diacono Sormani si era sposato nel ‘64 con la compianta moglie Teresa, sorella dell’ex parroco dei Santi Apostoli, don Luigi Zane, della quale in un’intervista a GV in occasione del loro 50esimo anniversario di matrimonio Franco disse: «Di lei mi colpirono i capelli lunghi fino alle spalle e il fatto che fosse una persona riservata».

Ricoverato al Civile ormai in fase terminale, nel padiglione Jona, dove si è spento, Sormani era consapevole della sua situazione, tanto da aver deciso di chiamare la settimana scorsa, uno ad uno, figlie, nipoti e pronipoti per impartire personalmente la sua benedizione. Quasi come fosse il suo addio.

«Un uomo che si è sempre fatto portatore di pace», commenta il diacono Tiziano Scatto, tra coloro che hanno avuto la possibilità di stargli accanto fino agli ultimi istanti di vita. «La mattina dell’8 gennaio – racconta Scatto – sono andato a trovarlo. Era assopito, poiché sotto effetto della morfina, ma toccandolo lui apriva gli occhi, era cosciente. Ci ha riconosciuto e ha fatto un cenno di saluto con la testa, rivolgendoci un bel sorriso prima che ce ne andassimo. Giusto il tempo di salire in ascensore ed è arrivata la telefonata delle figlie, che avvertivano della sua scomparsa. Franco è stato un uomo buono e stimato da tutti, anche nella comunità diaconale. La sua parola aveva sempre un peso: era un testimone a cui si credeva». Tra i ricordi a cui don Muresu è più legato ce n’è un ulteriore. «Mi commuoveva sempre, quando doveva leggere il Vangelo, che mi dicesse “benedicimi, o padre”. Era davvero una cara persona – riflette il parroco – e un valido collaboratore».

(Articolo di Marta Gasparon da Gente Veneta n. 2/2024)

 

I funerali del diacono Franco Sormani si sono svolti la mattina di venerdì 12 gennaio 2024 nella chiesa veneziana dei Santi Apostoli e sono stati presieduti dal Patriarca. Qui in calce il testo integrale dell’omelia.