Per la Chiesa di Venezia il 2016/17 sarà l’anno dell’avvio graduale ma sempre più sistematico delle collaborazioni pastorali nelle varie zone della Diocesi e secondo le loro specificità, con l’attivazione dei cenacoli che sono chiamati ad esserne il “cuore” e il “motore” ed anche con l’indicazione di una proposta formativa organica per i laici, in particolare attraverso la rinnovata Scuola diocesana di teologia pastorale. Tale prospettiva è emersa ed è stata affrontata venerdì scorso nel corso della riunione dei direttori e vicedirettori degli Uffici di Curia svoltasi a San Marco e alla presenza del Patriarca Francesco. E’ stata, intanto, composta una prima bozza – da integrare ed affinare nelle prossime settimane – del calendario pastorale del nuovo anno che sarà segnato tra l’altro dalla conclusione, a novembre 2016, del Giubileo straordinario della Misericordia e poi in seguito, probabilmente già all’inizio del 2017, dall’annuncio e dalla preparazione della prima visita pastorale del Patriarca alle diverse realtà della Diocesi. Punto di riferimento nel cammino delle collaborazioni pastorali rimane la lettera di mons. Francesco Moraglia “Se la Chiesa non assume i sentimenti di Gesù” (ed. Marcianum Press), uscita tre mesi fa, che raccoglieva il lavoro comune di mesi ed anni precedenti ma, nello stesso tempo, tratteggiava alcune linee e modalità del cammino futuro.
“Non stiamo impostando una pastorale ruvida o una pastorale della clava fatta di affermazioni perentorie – ha affermato il Patriarca – ma si tratta di portare le realtà pastorali che gravitano in un territorio ad essere soggetti coordinati e più grandi, attraverso un cammino educativo e formativo che punta in particolare su un laicato sempre più responsabile. Non si vuole distruggere ma valorizzare l’esistente; per questo si punta a collaborare e non ad unificare. Fare collaborazione pastorale significa mettersi insieme per far crescere l’impegno pastorale in un determinato ambito, con un respiro più ampio e non campanilistico. Non è, quindi, utopia ma cammino paziente”. L’insistenza sull’aspetto formativo è sostenuta da una precisa lettura della realtà e dal fatto che, come cristiani, si è sempre più minoranza nella società attuale ma, proprio per questo, vi è il bisogno e la necessità di essere a maggior ragione realtà (e persone) significative e di qualità. La prima visita pastorale, ha quindi aggiunto, non sarà una “kermesse” tra le varie collaborazioni ma essenzialmente “un momento di gioia, di incontro e di condivisione del nostro cammino, per verificarne i progressi e i miglioramenti”. E per questo sarà da preparare con molta cura.
Tra i numerosi temi affrontati nel corso del dibattito tra i presenti è stata poi sottolineata più volte l’importanza – per una realtà come quella veneziana (sia del centro storico che del litorale) – di saper elaborare ed offrire, come Chiesa, valide e maggiori proposte anche nel tempo dell’estate, tra catechesi ed arte, cultura e tempo libero. Sarebbe sempre più un segno decisivo di ascolto e di attenzione al contesto ambientale nel quale si è inseriti e alle tantissime persone (residenti, turisti ecc.) che lo abitano anche solo temporaneamente.
(Alessandro Polet)