Intervento di mons. Beniamino Pizziol a conclusione dell’Assemblea ecclesiale (S. Marco – domenica 10 aprile 2005)

Intervento di mons. Beniamino Pizziol a conclusione dell’Assemblea ecclesiale di domenica 10 aprile 2005 (Venezia – Basilica San Marco)

Un evento di fede si trasmette e si comunica attraverso un altro evento. L’evento pasquale del Crocifisso ‘ Risorto sta a fondamento di questa assemblea ecclesiale convocata nel giorno del Signore, in questa chiesa cattedrale (insieme al nostro Patriarca Angelo, al Patriarca emerito Marco e a tutto il presbiterio e i diaconi, i religiosi e le religiose, i battezzati di tutte le comunità parrocchiali e di tutte le aggregazioni laicali, con la partecipazione dei rappresentanti delle diocesi vicine, i rappresentanti delle diverse confessioni cristiane, e con la presenza delle autorità civili e militari).
Le parole del Patriarca in apertura di questo evento di fede: ribadiscono con forza che ‘L’insormontabile annuncio pasquale, reso quotidianamente presente dal memoriale eucaristico, nella nostra esistenza e in tutta la storia, non è una favola o un mito che soddisfano unimpossibile anelito di immortalità, ma è un fatto presente e incontrabile da chiunque. Gli amici, uomini e donne, che Gesù aveva raccolto a sé lungo i tre anni della sua pubblica missione, tra i quali, la stessa Madre occupa il primo posto, non erano un gruppo occasionale di seguaci di un efficace rabbi itinerante, ma il nucleo costitutivo di quella comunità ecclesiale che la croce e la risurrezione di Gesù ha costituito in nuova e imperitura parentela e che l’eucaristia, con gli altri sacramenti, continua a rendere vitalmente presente nella storia di uomini e di popoli. Gesù e i Suoi, Cristo e la Chiesa, non sono più disgiungibili: costituiscono un unicum, il popolo dei credenti che fa della Chiesa la forma del mondo. Gesù Cristo incontra qui e ora ciascuno di noi e ripropone con forza alla nostra libertà il suo invito ‘Se vuoi essere compiuto (‘) vieni e seguimi’ (Mt 19,21) ‘e sarete liberi davvero’ (Gv 8,36). La Chiesa che è in Venezia, nell’unità delle sue molteplici e multiformi espressioni, è chiamata ad accogliere il comando del Signore ‘seguimi’, una Chiesa confortata e rinvigorita da tantissime testimonianze, che tutti abbiamo potuto leggere e meditare, su quanto lo Spirito del Signore ha suscitato in mezzo a noi e dentro di noi. Come non ricordare, in questa santa assemblea, l’alta testimonianza di fede e di amore del compianto e amato papa Giovanni Paolo II, come magistralmente ha fatto emergere il card. J. Ratzinger, durante l’omelia, scandita per ben 5 volte dalla parola di Gesù ‘seguimi’. La nostra Chiesa intende accogliere oggi in piena liberta e responsabilità questo stesso comando ‘seguimi’. Nella lettera di indizione della Visita Pastorale il Patriarca afferma: ‘La Chiesa vive, da quasi due millenni, nella nostra Venezia di terra e di mare. In ogni parrocchia e in ogni aggregazione di fedeli del Patriarcato gli uomini e le donne del nostro tempo possono oggettivamente incontrare il Cristo vivo e totale. Questo incontro avviene nella comunità cristiana che, mediante i sacramenti illuminati dalla Parola di Dio, la comunione vissuta e ultimamente garantita dalla Autorità voluta dallo Spirito nasce dal nostro ‘stringerci a Lui, pietra viva ”. Anche noi veniamo «impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio’ (1 Pt 2,4-5). Come l’abbondante raccolta delle testimonianze e l’accurata indagine in preparazione all’assemblea ecclesiale, hanno documentato, questo edificio vivo viene costruito, nel nostro patriarcato, da decine di migliaia di persone. Ed è a favore di tutti gli uomini di qualunque cultura, etnia e religione, perfino di quanti credono di non credere. Come avviene questo? Attraverso la testimonianza personale e comunitaria. Il cristiano è il testimone, ma il testimone è un ‘uomo riuscito’. Tali sono i Santi, anche i molti della nostra terra, ai quali la Chiesa ci invita a guardare ogni giorno, così da trarre conforto e nuovo vigore dalla loro testimonianza. Nel Patriarcato le comunità, e in esse uomini e donne, giovani e anziani, vivono sulle orme di Gesù Cristo e, nella misura della loro speranza, diventano ponte tra il Salvatore e l’altro. Ogni altro, dal più prossimo all’uomo che solo apparentemente viene al nostro incontro in modo occasionale. La Visita Pastorale è quindi, nel suo nucleo essenziale, questo scambio di testimonianze che a partire dai cristiani tende a coinvolgere in questo virtuoso circolo di amore tutti gli uomini e donne, battezzati e non, che ogni giorno amano, soffrono, lavorano e lottano al nostro fianco. L’uomo, ogni uomo, nostro fratello in Cristo Signore è il destinatario della Visita Pastorale. Se vogliamo essere ancora più precisi la Visita Pastorale essendo testimonianza è incontro vivo con Cristo e con i fratelli. A questo proposito ci sono di aiuto i primi versetti della Prima lettera di Giovanni dove sono descritti, con grande efficacia, soggetto, contenuti e metodo della Visita Pastorale: «Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è con il Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta» (1Gv 1-4). Anche nella Visita Pastorale si attua tra Il Patriarca e il popolo cristiano questo prezioso scambio. Esso avviene attraverso la reciproca testimonianza, mediante la quale si trasmette ciò che si è ricevuto. Si tratta di riconoscere insieme il Risorto presente in mezzo a noi, origine e mèta permanente della nostra esistenza, bene inestimabile per l’umanità intera. In questo senso si può dire che la Visita Pastorale è un dono, nel dono si dà e si riceve. Vi è traditio e redditio. È la ragione per cui la fonte e il culmine della Visita Pastorale sarà la celebrazione Eucaristica, suprema espressione di traditio-redditio. In essa, memoriale del Sacrificio di Cristo incastonato nell’Ultima Cena, Gesù offre a noi tutto Se stesso perché noi rendiamo a Lui le nostre persone e, attraverso di esse, tutti i frutti delle nostre opere .
Il Patriarca, in quanto successore degli apostoli, viene a casa tua, come Gesù nella casa di Zaccheo ‘oggi devo fermarmi a casa tua’, e viene a testimoniare che seguire Cristo rende liberi davvero e porta a compimento l’umanità di ogni uomo e donna come promettono le parole che il Signore rivolge al giovane ricco: «Se vuoi essere compiuto, va’ vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi» (Mt 19,21). Solo in Gesù Risorto, speranza del mondo l’uomo trova finalmente la propria definitiva ‘dimora’ perché, come dice il Papa in un suo poema, ‘Dove Tu non sei, vi è solo gente senza casa’ .
Il Patriarca nella sua lezione ha collocato la nostra esperienza personale e comunitaria, culturale e sociale, dentro una situazione di un ‘cambiamento epocale’ affermando che ‘desiderio e libertà’ rappresentano oggi i ‘valori’ di gran lunga più in voga ‘della ragione e della giustizia’, per citare due dei valori che hanno marcato fortemente il secolo appena concluso. Noi cristiani del Patriarcato di Venezia siamo chiamati quotidianamente a misurarci con questa nuova realtà che pur nella continuità di mentalità e di cultura vive altresì una discontinuità ancora più marcata e radicale. In questo mutato contesto socio ‘ antropologico così ben delineato in tutti i suoi diversi livelli, dagli illustri relatori, si comprendono ancor meglio le finalità e gli obiettivi della Visita Pastorale come vengono indicati dalla lettera di indizione:
La Visita Pastorale «è un evento di grazia che riflette in qualche misura quella specialissima visita con la quale il «supremo pastore» (1 Pt 5,4) e guardiano delle nostre anime (cfr 1 Pt 2,25), Gesù Cristo, ha visitato e redento il suo popolo (cfr Lc 1,68)» . Taluni scopi di questo «passaggio» possono essere così individuati:  La rigenerazione del popolo cristiano perché sia tutto teso alla missione, attraverso comunità dalla appartenenza forte. Infatti libertà vera non è rottura o assenza di legami, al contrario è frutto di legami forti e duraturi.  La formazione di cristiani adulti, capaci di dare ragione della propria speranza (1 Pt 3,15) (cultura).  L’educazione al gratuito (carità).  L’apertura alle dimensioni del mondo (missione) che giunge fino a farsi carico dell’annuncio di Cristo a tutti i popoli ed affronta, in modo responsabile, con tutti gli uomini i bisogni della società civile locale, nazionale e mondiale.

Dice il Patriarca: Vorrei che la Visita Pastorale fosse un’alba di letizia per coloro che pensano di non poter sperare più. Un punto di ripresa, un vivere insieme la gioia e la fretta comune per la presenza del Risorto, caparra della nostra personale risurrezione. E tutto questo semplicemente attraverso l’incontro col popolo cristiano. In fondo lo scopo della Visita Pastorale sta tutto qui: che il battezzato un po’ smemorato del nostro Patriarcato possa provare d’improvviso, forse scosso dall’arrivo del Patriarca e dei suoi collaboratori quanto il Manzoni scrive ricordando la visita pastorale del Cardinale Federigo Borromeo e la salutare inquietudine dell’Innominato .
‘Gli atti indicavano manifestamente una fretta e una gioia comune; e quel rimbombo non accordato ma consentaneo delle varie campane, quali più, quali meno vicine, pareva, per dir così, la voce di quei gesti, e il supplemento delle parole che non potevano arrivare lassù. Guardava, guardava, e gli cresceva in cuore una più che curiosità di sapere cosa mai potesse comunicare un trasporto uguale a tanta gente diversa’.
Che lo Spirito Santo ci assista e ci accompagni durante tutto il cammino della Visita Pastorale che oggi viene indetta dal nostro Patriarca, card. Angelo Scola, e che avrà inizio nel prossimo mese di novembre dal vicariato del Lido di Venezia. Accenda in ciascuno di noi e nelle nostre comunità il desiderio di comunione e di pienezza e muova le nostre libertà alla passione per l’annuncio di Cristo in tutti gli ambienti dell’umana esistenza «fino agli estremi confini della terra» (At 1,8). Amen!