Incontri ecumenici a Venezia: riflessione del Patriarca Moraglia “sulla centralità che il padre della Riforma riserva alla theologia crucis, al Vangelo della Grazia e all’annuncio della Misericordia”

“La theologia crucis ci consegna la realtà cruda ma realissima del Dio crocifisso, nell’umanità di Cristo, che le nostre Chiese e comunità incontrano – come loro Salvatore – solo per grazia, nella fede”: è il passaggio finale della riflessione (testo integrale in calce) che il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia ha offerto nella basilica di S. Marco la sera di venerdì 20 gennaio durante l’incontro ecumenico – inserito nel calendario veneziano della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani – a cui ha preso parte anche il Vescovo Siluan della diocesi ortodossa romena d’Italia.

“La croce – afferma il Patriarca che ha voluto ricordare e citare Lutero, padre della Riforma protestante – è la prospettiva, il cono di luce dentro e attraverso cui si coglie ogni affermazione teologica. Sì, la theologia crucis è un modo di fare teologia, ossia di affrontare ogni questione teologica, riguarda tutte le singole affermazioni su Dio, su Cristo, sull’uomo e ne è il centro prospettico.  Solo il Cristo crocifisso è capace di rispondere alle domande di un’umanità che, a sua volta, è fatta di uomini e donne crocifissi a causa della loro storia di peccato, d’ingiustizia e prevaricazione. Solo Lui, il Cristo crocifisso, è in grado di rispondere ai gemiti e agli aneliti più profondi di questa umanità crocifissa al proprio peccato. Solamente nel Cristo crocifisso noi abbiamo la risposta alle domande che s’innalzano da tutte le generazioni, nei momenti più drammatici della storia, e soprattutto quando gli uomini e le donne si pongono le domande sulla sofferenza, sull’ingiustizia e sulla morte, sulle sacche di povertà che continuano ad affliggere vaste aree del pianeta o sul fenomeno dei barconi e dei migranti a cui non può essere legata solo una lettura politico-economico-culturale ma che va compreso anche e soprattutto all’interno della più profonda lotta dell’uomo con se stesso, dell’uomo con gli altri uomini, dell’umanità che si è separata da Dio. A tutto questo solo la Croce di Cristo – la theologia crucis – offre uno squarcio di risposta. Quando il malvagio ha il sopravvento sul giusto, quando la morte uccide la vita, allora ci poniamo queste domande, non come si trattasse di questioni filosofiche di tipo teorico-speculativo ma come le ferite sanguinanti della nostra stessa carne o che vediamo aprirsi nella carne delle persone che sono a noi più care”.

Mons. Francesco Moraglia ha poi inviato, sempre in queste ore, un messaggio di saluto (v. testo integrale in calce) al card. Walter Kasper, Presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, a Venezia per un incontro ecumenico – su invito della Comunità luterana veneziana – in programma alle ore 18.30 di sabato 21 gennaio nella chiesa luterana ai Ss. Apostoli.

Il Patriarca scrive tra l’altro: “La presenza della Comunità Luterana nella nostra città si è distinta negli ultimi cinquant’anni – anche grazie alla sensibilità dei suoi pastori -, per la crescente tensione all’unità, che si è espressa e si esprime nel riconoscerci tutti incamminati verso l’unico Signore, Gesù Cristo. In questo anno cinquecentenario della Riforma, auspico possa avere particolare rilievo la preghiera ecumenica per il “Risanamento delle memorie” che celebreremo nel prossimo marzo. In questa nostra città non mancano luoghi storicamente evocativi; penso, innanzitutto, alla chiesa di Santo Stefano, annessa al ex convento degli agostiniani, dove furono portate in discussione del capitolo generale le novantacinque tesi appena dopo la pubblicazione da parte del padre della Riforma, ma anche alla chiesa detta della Madonna dell’Orto, che conserva le spoglie mortali del Cardinale Gaspare Contarini, infaticabile sostenitore della necessità di trovare l’unione con il nascente mondo della Riforma, superando le reciproche opposizioni, e che venne inviato a Ratisbona per incontrare Melantone e Bucero e cercare con loro un possibile accordo. Gli avvenimenti, lo sappiamo, hanno preso altre strade. Ma la storia non è ferma a cinque secoli fa. Oggi ci riconosciamo fratelli in Cristo, capaci di cooperare nella ricerca del bene comune della nostra città, pronti nell’aiutarci fra comunità cristiane, desiderosi di parlarci e conoscerci, nella tensione verso l’unità visibile che non ci stanchiamo di supplicare come dono di grazia del nostro Redentore”.