Il Patriarca: “Per l’Europa e la nostra cultura un’anima e una visione da ritrovare”

Venezia, 31 maggio 2024

 

Il Patriarca Francesco è intervenuto ieri, giovedì 30 maggio, all’evento 𝐂𝐔𝐋𝐓𝐔𝐑𝐀𝐄. 𝑷𝒊𝒄𝒄𝒐𝒍𝒊 𝑳𝒂𝒃𝒐𝒓𝒂𝒕𝒐𝒓𝒊 𝒅𝒊 𝑫𝒆𝒎𝒐𝒄𝒓𝒂𝒛𝒊𝒂, dedicato alle Consulte Studentesche della Regione Veneto presso l’auditorium del complesso M9 Museum di Mestre (Venezia). Un appuntamento promosso dalla Fondazione Marcianum con il patrocinio di Regione del Veneto, Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto e la compartecipazione della Camera di Commercio Venezia Rovigo. Nell’evento si è discusso di lavoro, intelligenza artificiale e di democrazia con Luca Grion, Leopoldo Destro e Benedetta Tobagi moderati da Micaela Faggiani, giornalista. Si è unito a questo appuntamento anche il Patriarca Francesco Moraglia, che ha proposto una relazione sul rapporto tra Europa e democrazia. Al termine del convegno è stato proposto lo spettacolo teatrale “Io sono Stato” a cura di BARABAO dell’associazione “Teatro Progetto”.

«L’Europa e la nostra cultura hanno un’anima da ritrovare così da recuperare ciò per cui vale realmente la pena di vivere». Il punto di partenza, secondo il Patriarca, sta nel guardare in faccia l’identikit dell’uomo di oggi, in un’epoca che ha perso di vista i punti fermi su cui il mondo si è retto per secoli: «Oggi l’uomo viene considerato come un essere solo culturale, ossia plasmato totalmente dalla storia e nella storia; è risultato del divenuto, un super uomo, in totale autonomia, norma a sé». Nell’attuale contesto è decisivo, proseguiva mons. Moraglia, «ritrovare e ridarsi un’“anima”, ossia avere una “visione” a partire da un’etica che sia fondata e condivisa. Qui filosofia e ragione sono determinanti».

E se questo è l’obiettivo, allora le religioni tornano ad avere un ruolo: quello di favorire un equilibrio, evitando le vertigini dell’individualismo che va a braccetto con la tecno-scienza: «Qui le religioni, in dialogo fra loro e con le culture – in un contesto di vera laicità (non laicismo!) -, hanno un ruolo essenziale e possono dare un reale contributo. Esse aiutano la ragione a rimanere fedele a sé, ovvero essere una facoltà consapevole dei propri limiti e però anche delle proprie risorse. Come anche la ragione aiuta la religione a con cadere nel confessionalismo».

Uno spazio specifico si apre a questo punto anche per il credente cristiano: «Consiste nel dare un’anima al nostro tempo. Il che vuol dire – nel rispetto della laicità – esprimere una fede amica della ragione che sa testimoniare e vivere principi e valori che vanno oltre la politica e la fondano, ricordando allo Stato e ad ogni potere (economico, finanziario, tecno-scientifico, mediatico e non solo questi) che non sono la sorgente dei principi e dei valori. Sì, la Chiesa può suscitare e stimolare fruttuosamente tale dialogo».