Il Patriarca Francesco durante il pellegrinaggio con l’Unitalsi: «A Lourdes il cielo si è chinato sulla terra con lo stile di Dio»

«I fatti di Lourdes rispondono allo stile evangelico. A Lourdes il cielo si china sulla terra con lo stile di Dio. E Dio incontra l’uomo là dove l’uomo mostra tutta la sua impotenza e fragilità, là dove l’uomo sperimenta l’abbandono degli altri uomini, il loro disinteresse, il loro disprezzo». Lo ha sottolineato il Patriarca Francesco Moraglia nell’omelia della Messa presieduta a Lourdes nella mattinata di mercoledì 3 maggio nella grande basilica sotterranea (in calce il testo integrale dell’omelia). La liturgia è il momento centrale del pellegrinaggio delle circa 400 persone, tra ammalati, pellegrini e volontari, che la mattina di domenica 30 aprile sono partiti dalla stazione di Mestre per raggiungere il santuario francese.
Al pellegrinaggio, conclusosi giovedì 4 maggio, hanno partecipato pellegrini arrivati dalle fila dell’Unitalsi interaziendale, presieduta da Giuseppe Barbiero e che ha festeggiato in tale occasione il quarantesimo compleanno della sottesezione; altri sono giunti dall’Unitalsi diocesana di Venezia presieduta da Renzo Lazzarini e altri ancora anche dall’Unitalsi di Chioggia.
«La Vergine – ha rilevato il Patriarca nell’omelia – sceglie fra tutte le ragazze di Lourdes quella che in paese era chiamata “la puante”, per via dell’odore nauseante che si portava addosso a causa dell’aria stagnante del Cachot, la vecchia e malsana prigione, dismessa, anche come luogo di pena, perché invivibile, e in cui, per la miseria, si era ridotta a vivere la sua famiglia». Proprio per questo, ha proseguito mons. Moraglia, «Lourdes, ancora oggi, è il luogo dove l’umanità che soffre, che non conta, che viene scartata – perché non riesce a stare al passo con i ritmi di una società in cui ciò che conta è il successo, l’efficienza, la produttività – trova finalmente ascolto, vicinanza, accoglienza e centralità. I malati del corpo e dello spirito – e, quindi, tutti noi – in modi differenti ma reali sono – siamo – i soggetti privilegiati di Lourdes, coloro che a Lourdes possono ritrovare il senso di una vera ripartenza per una rinnovata vita di fede. A Lourdes ciò che conta veramente viene posto al centro. E al centro troviamo l’Eucaristia, la preghiera, la Beata Vergine Maria, la Grotta, i piccoli e grandi gesti di penitenza». Ma un posto del tutto privilegiato occupano gli ammalati, «l’umanità che soffre e, nella sua sofferenza, vuole incontrare Dio; è quella umanità che, nella maggioranza dei casi, a Lourdes non sperimenta il miracolo della guarigione ma che, neppure, lo richiede. Sono gli uomini, le donne, i bambini che ritornano alle proprie case – alla loro vita di tutti i giorni – cambiati nello spirito e che iniziano, così, una vita veramente mariana, perché nei brevi giorni trascorsi in questa terra benedetta – giorni brevi, intensi, indimenticabili – hanno incontrato lo spirito e la grazia di Lourdes, ossia Dio che si prende cura e si dona a chi è dimenticato da un mondo che non lo considera ed anzi disprezza, quelli che – come Bernadette – sembrano non valere nulla, tanto da essere indicati solo per essere disprezzati».
«E’ vero – ha concluso il Patriarca – Lourdes, per alcuni, ha voluto e vuole anche dire la guarigione, ma per tutti coloro che si lasciano condurre dallo spirito di Bernadette e della grotta di Massabielle Lourdes dona soprattutto un modo nuovo di guardare se stessi e il prossimo, le realtà terrene e quelle celesti».