Il Patriarca a Repubblica sui fatti di Cona: “Preoccupa una reazione di rigetto dell’immigrazione. Accoglienza saggia, non buonista. L’Italia non sia lasciata sola”

“Una volta di più risalta l’inadeguatezza e la pericolosità della concentrazione di uomini e donne in un’unica struttura, non è il primo momento di difficoltà che si manifesta in un anno a Cona e basta un niente in un clima già surriscaldato per far scoppiare l’incendio. Ciò che preoccupa è che questo produrrà una reazione di rigetto dell’immigrazione in quanto tale”. E’ il pensiero di Francesco Moraglia, patriarca di Venezia, che in una intervista a ‘La Repubblica’ del 4 gennaio 2017 rivolge anzitutto un pensiero a Sandrine, la giovane ivoriana deceduta nel Centro, la donna “che è passata attraverso terribili vicissitudini e ha finito per incontrare la morte”. Secondo Moraglia, per l’accoglienza “Bisogna lavorare insieme per una soluzione condivisa ed equa verso questi uomini e donne, verso gli abitanti dei territori che li hanno accolti, verso gli operatori. Un’accoglienza diffusa ed equilibrata a piccoli gruppi non solo di uomini ma di uomini, donne e bambini sul territorio dice una soluzione praticabile ma solo se c’è una condivisa assunzione di responsabilità tra territorio, istituzioni e soprattutto da parte della politica”. Quanto all’espulsione “Le autorità valuteranno in modo obiettivo e con serenità i fatti, eventuali responsabilità e l’adozione di eventuali provvedimenti. Credo che vadano garantiti i diritti di tutti, degli abitanti, degli operatori, degli immigrati, con un senso di giustizia che sia autentica, umana e capace di cogliere una situazione divenuta ormai esasperante”. “Le persone – aggiunge il Patriarca di Venezia – vanno accolte in base a un progetto di vera e obiettiva integrazione. Non si tratta di essere deboli o forti, si tratta di rispondere al Vangelo di Gesù che genera una cultura e propone un tipo di convivenza sociale “. E aggiunge: “Un’accoglienza saggia, non buonista. Accoglienza che diventi vera integrazione attraverso un reale progetto che abbia quote certe e ragionevoli di immigrati accolti nei differenti Stati europei ed extra europei”. Quanto all’Europa “bisogna che la grande politica non scarichi sul territorio, sulle nostre strade e neppure sui prefetti e sui sindaci, un problema epocale e che riguarda interi continenti. Non è giusto che l’Italia sia lasciata sola e non ottenga supporti che le sono dovuti in quanto confine sud del Mediterraneo; l’Europa non può continuare a chiedere agli Stati membri sacrifici senza metterli in condizioni di operare”.