«Guardare al Dono»: il messaggio natalizio del Patriarca Francesco

PATRIARCATO DI VENEZIA Comunicato Stampa

Venezia, 22 dicembre 2020

«Guardare al Dono»

MESSAGGIO DEL PATRIARCA FRANCESCO PER IL SANTO NATALE 

 

Trasmettiamo il messaggio alla Diocesi e alla Città di Venezia del Patriarca Francesco Moraglia per le celebrazioni di questo Santo Natale.

 

I TEMI GENERALI:

 

«Quest’anno ci apprestiamo a vivere il Natale senza quei momenti che ne costituiscono il suggestivo prolungamento umano. Non potremo quindi incontrarci per festeggiare con persone a noi care con le quali eravamo soliti vivere qualche ora di familiarità e amicizia. Tale decisione che è scomoda per tutti, seppur con motivazioni diverse, è della politica che ha, nel DNA, la ricerca del consenso. L’aver assunto una misura così impopolare dice la gravità del momento.L’augurio è che la politica sia vicina alla gente e attenta al bene comune per questo, come cittadini, auspichiamo minore conflittualità quando si deve decidere impegnando il futuro della collettività».

 

«Purtroppo, la pandemia continua a farci soffrire, aggiungendo dolore a dolore, fatica a fatica. Non ci sono, quindi, solo i troppi lutti, le guarigioni faticose e non scontate, i lavoratori in difficoltà; è in ballo la tenuta economica complessiva e, all’orizzonte, appare una società impaurita, sconcertata, arrabbiata; il futuro, poi, di fronte alla variante inglese del ceppo, non è rassicurante.Non poter vivere con le persone care, proprio le festività natalizie, ferisce e mortifica. Covid 19 ci ha privato di tante cose, adesso anche del Natale inteso come festa carissima per noi e i nostri bambini».

 

«Il Natale di Gesù non è quello delle feste smodate e mondane, del lusso, dei regali costosi o, in cui, non è politicamente corretto nominare, neppure il nome del festeggiato. Sì, la festa così cara ai cristiani, da tempo, ormai, risponde a criteri, commerciali, consumistici, mentre la notte di Betlemme ci parla di tutt’altro. Anche per chi lo voleva, era diventato difficile andare oltre le esteriorità di una festa diventata solo regali, pranzi, cene e vacanze. Esempi ne abbiamo avuti tanti in questi giorni, alla televisione, dove il Natale viene abbinato al cenone, a cibi pregiati, quasi che le feste natalizie consistessero in una grande abbuffata».

 

«Leggere, oggi, i segni dei tempi, vuol dire, allora, non soggiacere alle restrizioni che la pandemia ci impone ma, a partire da essa, ripensare la festa del Natale e “ricentrarla”, recuperarla nel suo profondo significato del Dio-con-noi. Dobbiamo rivalutare quei gesti, quei momenti che abbiamo dato per scontati e di cui, ora, avvertiamo la mancanza; penso ai cammini spirituale, liturgici e caritativi fatti con le nostre comunità, i momenti ecclesiali che ci accompagnavano, passo dopo passo, alla capanna di Betlemme. Con prudenza e nel rispetto delle norme richieste, riscopriamoli con amore e coraggio. Guardiamo alla famiglia, piccola Chiesa domestica, i genitori, i figli, i nonni; ciascuno, in forza del sacerdozio battesimale, diventi per gli altri Vangelo. E che dire, per esempio, di un momento di preghiera dinanzi al presepio alla sera? Proviamo, proprio in quest’anno».

 

« Il presepio è, per eccellenza, segno del Natale, e prima d’essere oggetto d’arte è un chiaro riferimento al Mistero, al silenzio, alla preghiera; in esso vi è fortissimo il richiamo all’essenzialità della vita, senza la quale, il Natale diventa una caricatura di sé e ciò avviene ogni volta che la logica mondana prende il sopravvento. Il presepio ci riporta al Natale del 1223, quando frate Francesco, ritornato da Betlemme dove aveva partecipato alle celebrazioni liturgiche rimanendone estasiato, chiese a papa Onorio III il permesso di allestire in un bosco, poco fuori dal convento di Greccio, la scena della natività: una mangiatoia, una grotta, col bue e l’asino».

 

Il testo completo in allegato.

 

Per l’Ufficio Stampa del Patriarcato

don Marco Zane

 

___________________________________________________________________

ufficiostampa@patriarcatovenezia.it