Gente Veneta presenta dati e riflessioni sulla “vita quotidiana” della Diocesi di Venezia: uso dei beni e delle strutture, residenzialità, carità e… servizio alla verità

La vicenda della canonica di Santa Fosca – sollevata in questi giorni – chiama inevitabilmente in causa scelte e strategie della Chiesa veneziana in ordine soprattutto alle modalità di utilizzo e di investimento delle risorse e dei beni a sua diretta disposizione. Commenti lapidari sull’argomento e pensieri in libertà – talora poco fondati ed oggettivi – non sono mancati, sia attraverso dichiarazioni pubbliche che interventi sui social. Sui termini esatti della questione relativa alla canonica di Santa Fosca si rimanda alla nota dell’Ufficio stampa del Patriarcato di Venezia uscita il 19 settembre scorso. Ma su altre cose – che la vicenda ha portato ad insinuare e “agitare” – qualche puntualizzazione, sostenuta da elementi di conoscenza e come servizio alla realtà e alla verità, appare utile e necessaria.

Che cosa fa attualmente la Chiesa veneziana, nell’ambito della sua vocazione e missione eminentemente “pastorale”, per rendere una testimonianza autentica di carità e di attenzione concreta nei confronti di persone e famiglie svantaggiate o in difficoltà? Iniziamo proprio dal fronte residenziale ed abitativo, particolarmente caldo in città. La Diocesi di Venezia, innanzitutto, è tra gli enti firmatari del Protocollo d’intesa – siglato un anno fa in Prefettura – che prevede misure straordinarie in favore degli inquilini morosi incolpevoli; aderendo all’iniziativa ha subito messo a disposizione un fondo di 50.000 euro nel 2016 e poi altrettanti nel 2017 per finanziare ulteriormente il progetto e venire così incontro alle esigenze di quei “casi sociali abitativi” ovvero di quei nuclei familiari che, per cause avverse, si trovano nella condizione di non poter pagare con regolarità l’affitto.

Nello stesso tempo la Diocesi è pronta e disponibile ad interventi straordinari in casi di urgenza e necessità, come è successo alcuni mesi fa (e succede tuttora) per dare ospitalità ad alcune famiglie colpite dal grave incendio di un palazzo a Cannaregio o come avviene in questi giorni per un paio di casi in difficoltà ai quali è stato offerto un alloggio richiedendo solo le spese vive delle utenze o altri casi, ancora, per i quali è stata attivata una garanzia bancaria a sostegno di chi sta prendendo in affitto un alloggio.

L’ente Diocesi di Venezia – e ci si limita qui a esporre ciò che è direttamente riconducibile ad esso, senza considerare altri distinti enti spesso confusi con la Diocesi (v. istituti religiosi, fondazioni, opere pie ecc. a cui è sempre richiesta una limpida testimonianza nella gestione) – possiede all’interno della città di Venezia 27 appartamenti, tutti abitati da persone e famiglie con contratti d’affitto che hanno date d’inizio variabili (dal 1993 al 2017) e con canoni d’affitto che vanno, in base agli specifici spazi, da un minimo di 122 ad un massimo di 1600 euro mensili (l’affitto medio ammonta, per la precisione, a 705 euro).

Vi è poi l’intenso e ingente impegno quotidiano a favore delle situazioni di marginalità e povertà più accentuate che riguardano anche parecchie persone o famiglie “locali” e non solo provenienti da altri mondi. Mense, centri d’ascolto e dormitori – promossi e gestiti dalla Caritas diocesana e da altre realtà ecclesiali ed associative – fanno sì che ogni giorno vi sia, nelle diverse località, un presidio disponibile e un puntuale sostegno contro il disagio e il degrado sociale.

Sul versante della solidarietà e della carità – aspetti che esprimono globalmente la vita ed azione pastorale – la Diocesi agisce continuamente a sostegno del pagamento di affitti e bollette per persone e realtà in difficoltà. Solo negli ultimi 18 mesi la Diocesi è intervenuta per un totale di 493.166 euro (373.023 nel 2016 e 123.043 nella prima metà del 2017) con risorse straordinarie e cioè non tratte dai proventi dell’8 per mille. Ecco qui solo qualche dato, relativo all’intero anno 2016, sulle strutture caritative direttamente dipendenti dalla Diocesi e sostenute con i proventi dell’8 per mille e le offerte dei fedeli:

  • la mensa-dormitorio “Papa Francesco” a Marghera fornisce una media di 78 pasti al giorno per un totale di 28.550 pasti erogati mentre accoglie ogni notte 24 uomini (51 le persone accolte nell’anno passato);
  • la mensa “Betania” a Venezia (Cannaregio) offre una media di 64 pasti al giorno per un totale di 19.043 pasti erogati (più altri 3.100 pasti per il dormitorio femminile, 3.200 docce e 1.000 cambi di vestiario) ed inoltre garantisce 14 posti letto giornalieri per donne (232 le persone accolte nell’anno passato);
  • alla Tana (Castello) i pasti giornalieri sono in media 44 per un totale di 15.476 pasti erogati (più 1.382 docce) mentre al dormitorio “Betlemme” vi sono altri 24 posti letto giornalieri per uomini (36 in tutto le persone accolte);
  • ai Centri d’ascolto di Venezia e Marghera ogni giorno decine di persone vengono accolte, ascoltate e aiutate in vario modo, dall’accompagnamento specifico con l’indicazione di percorsi e strade da intraprendere per affrontare la situazione problematica da loro vissuta fino anche ad un piccolo contributo economico, laddove necessario e opportuno; in particolare a Venezia nel 2016 sono state registrati 1985 “contatti” relativi a 478 persone (345 uomini e 133 donne) mentre a Marghera l’assistenza, il sostegno e l’ascolto hanno riguardato 286 persone (220 uomini e 66 donne);
  • non vanno, inoltre, dimenticate le 76 persone accolte nel corso dell’anno alla Casa S. Raffaele di Mira (per immigrati), le 54 persone che si sono avvicinate al servizio di sostegno al credito “S. Matteo” (41 ne hanno poi beneficiato effettivamente) più altre persone ancora che si sono rivolti allo sportello anti-usura della Fondazione Tovini;
  • vi è, infine, l’ospitalità attualmente offerta a 42 richiedenti asilo (30 adulti e 12 bambini).

Accanto a queste strutture ricordiamo anche i tanti altri servizi promossi da realtà ecclesiali nella città di Mestre – come le mense dei Padri Cappuccini, della San Vincenzo Mestrina e dei Padri Somaschi ma anche il dormitorio per donne “Casa Taliercio”- senza contare poi tutte le specifiche e quotidiane azioni caritative espresse delle singole parrocchie e dalle singole realtà di religiosi e religiose che operano autonomamente attraverso forme varie di assistenza e sostegno economico, specialmente per bollette, spese per materiale scolastico, distribuzione cibo o vestiti. I numeri qui, se fosse semplice riunirli, sarebbero infiniti…

Ma la solidarietà non ha mai – e non può avere – confini e orizzonti ristretti. Si allarga piuttosto al mondo intero e va incontro alle esigenze e alle necessità più diverse. Da molti anni la Chiesa veneziana è impegnata a sostenere la parrocchia di Ol Moran in Kenya mentre diversi rivoli di aiuti si materializzano anche in base a circostanze e richieste particolari (dalle comunità cristiane dell’Iraq costrette a fuggire dalle loro terre d’origine a forme di sostegno nei confronti di sacerdoti e seminaristi stranieri, solo per citare esempi recenti). Anche qui un piccolo, sostanzioso, dato: negli ultimi 18 mesi la Diocesi di Venezia ha contribuito con 217.596 euro (142.816 nel 2016 e 74.780 nei primi sei mesi del 2017) ad azioni svolte a favore di diverse realtà, comunità e persone delle aree più povere del nostro pianeta.

La Diocesi di Venezia, inoltre, sostiene per oltre il 50% del fabbisogno annuale la Facoltà di Diritto canonico S. Pio X che, tramite il meccanismo delle borse di studio, consente a molti studenti provenienti da diverse parti del mondo – soprattutto dall’Est europeo, dall’Africa e dall’Asia – di compiere nella nostra città un prezioso cammino formativo, sia didattico che pastorale (che altrimenti non potrebbero fare), da mettere poi a frutto e valorizzare al momento del ritorno nelle rispettive comunità d’appartenenza, in una logica di autentica cooperazione tra Chiese.

Non va anche dimenticato il fatto che l’ente Diocesi di Venezia dà direttamente lavoro ad oltre una ventina di dipendenti che prestano la loro opera – a servizio dell’attività pastorale – con competenza e professionalità.

Per fare (bene) la carità c’è bisogno di risorse, evidentemente, e soprattutto di una continua ed intelligente ricerca di strade e soluzioni adeguate. Una ricerca mai facile e non priva di interrogativi. E che non contempla quasi mai agevoli, immediate e “trancianti” soluzioni.

In questi giorni c’è anche chi ha proposto al Patriarcato di mettere un biglietto d’ingresso a carico di chi visita la basilica di San Marco ma, al di là del fatto che questo non sarebbe consentito dalla legislazione ecclesiastica, sarebbe davvero una soluzione equa? E sarebbe, soprattutto, “giusta”? Risulterebbe una misura a favore dei giovani, delle famiglie, dei meno abbienti che vengono a Venezia e desiderano godere della bellezza artistica e spirituale della nostra meravigliosa cattedrale?

C’è chi ha parlato di abbondanti entrate di cui la Chiesa veneziana disporrebbe  dimenticando, però, le sempre più rilevanti esigenze di restauro e manutenzione che edifici sacri e strutture abitative richiedono di continuo e che meriteranno, magari, un prossimo approfondimento. I fondi disponibili al riguardo sono assai limitati, se raffrontati soprattutto con la peculiarità della situazione veneziana (numero chiese, capolavori in esse custoditi, ambiente lagunare ecc.). Risulta, invece, improprio il riferimento fatto a Chorus che è un’associazione civile e non ecclesiastica.

Se si riflette bene, senza pregiudizi o demagogie e al di fuori dei luoghi comuni, guardando in faccia la realtà, la soluzione adottata dalla Chiesa veneziana per la canonica di Santa Fosca – data in affitto ad una realtà commerciale permettendo così il recupero di risorse da destinare ad altro (residenzialità, carità ecc.) e, contemporaneamente, il restauro di immobili (casa e chiesa) che richiedevano ingenti spese – potrà forse sembrare “singolare” ma non certo sconveniente né, tantomeno, tale da sconfessare o contraddire quella limpida testimonianza dell’amore e quell’attenzione costante alle persone – a tutte le persone – che la fede in Gesù Cristo sempre più oggi propone ed esige.

(articolo pubblicato su Gente Veneta n. 37 del 29/9/2017)