Venezia, 27 settembre 2019
Il Patriarca Francesco Moraglia si è recato questa mattina in visita all’Ospedale Fatebenefratelli di Venezia e ha lì presieduto la S. Messa in occasione dell’imminente festa di San Raffaele Arcangelo a cui è intitolata la struttura sanitaria gestita dall’Ordine religioso San Giovanni di Dio Fatebenefratelli della Provincia Lombardo-Veneta.
Durante l’omelia, in particolare, il Patriarca ha commentato la recentissima sentenza della Corte Costituzionale sul fine vita e che, in determinate condizioni, ha di fatto aperto la strada al suicidio assistito, in un contesto – ha osservato – che evidenzia tutta “la fragilità della politica italiana”: “Si è riconosciuta la possibilità di ricorrere a quella che, alla fine, è una morte a comando poiché di questo si tratta, al di là del fatto di rispettare un determinato protocollo. La nostra società ha ridotto l’etica a questo: rispettare determinate regole”. Il Patriarca ha, quindi, sottolineato la netta posizione presa dai medici i quali “ora chiedono che sia un altro a decidere chi deve morire, che sia un pubblico ufficiale a dirlo”, riconoscendo così che i medici sono, invece, “chiamati a far di tutto per guarire le malattie ed accompagnare le persone in ogni momento”.
Ha richiamato l’intervento di Papa Francesco pochi giorni fa all’incontro con la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (“Si deve respingere la tentazione – indotta anche da mutamenti legislativi – di usare la medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone direttamente la morte con l’eutanasia”) ed ha così proseguito: “La vita non è un fatto confessionale, non è un problema della Chiesa o dei Vescovi; è un problema dell’uomo, della nostra società e civiltà. La preoccupazione, ora, è per l’inevitabile spinta culturale implicita che può derivarne e può essere raccolta dalla nostra società, particolarmente dai malati e dai parenti dei malati. Si va così verso una visione utilitaristica della vita”. Ed ha invitato a riflettere e a porsi alcune domande decisive per l’umano: “La persona è ancora al centro? Oppure al centro di tutto si pone una volontà e una decisione fragile di una persona provata e lasciata sola? La strada che si seguirà ora sarà quella di enfatizzare e mettere in primo piano le sofferenze reali di persone che, certo, non possiamo dimenticare ma… quanto ha investito il sistema sanitario nazionale sulle cure palliative e quanto ha investito per creare centri e reparti attrezzati per un degno accompagnamento e per questo tipo di patologie? E facciamo attenzione quando parliamo di malattie inguaribili, perché si apre un ventaglio enorme di possibilità… Diventerà sempre più difficile dire di sì alla vita fragile. Stupisce poi che la Corte Costituzionale non abbia nemmeno menzionato l’obiezione di coscienza: perché qui non si dà spazio a questo diritto fondamentale dell’uomo?”.
Il Patriarca ha, infine, concluso: “Non so che pagina abbiamo scritto nella storia che riguarda le persone più fragili. Oggi gli altri, domani forse io… Quante volte un accompagnamento congruo ci ha aiutato e ci ha dato forza e quante volte, invece, l’abbandono ci ha gettato nella disperazione!”.
Al termine della Messa il Patriarca ha, inoltre, salutato ospiti ed operatori presenti nell’ospedale e si è poi recato anche nel nuovo giardino sensoriale e terapeutico di recente allestito e che viene ufficialmente inaugurato oggi pomeriggio per essere messo a disposizione di quanti frequentano la struttura sanitaria veneziana.