Domenica 3 marzo, alle ore 15.00, a San Marco l’incontro dei fidanzati con il Patriarca Francesco

Le coppie che si preparano al matrimonio, insieme ai propri sacerdoti e alle équipe di formatori, domenica 3 marzo alle ore 15.00 prenderanno parte, nella Basilica di San Marco, al tradizionale incontro con il Patriarca Francesco, al quale verranno rivolte una serie di domande poste proprio dai gruppi presenti.

Un’occasione per riflettere sul significato del sacramento e sulla vita coniugale cristiana attraverso un filo conduttore affidato quest’anno al tema della fecondità della coppia. «Dove per fecondità, proprio come spiega Amoris laetitia di Papa Francesco – precisa il responsabile diocesano della Pastorale familiare, don Pierpaolo Dal Corso – non s’intende solo l’aspetto procrea-tivo, seppur centrale, ma anche l’apertura della coppia all’accoglienza: alla carità e all’aiuto verso il prossimo. L’icona biblica che ci guiderà sarà quella dell’Annunciazione di Maria, dalla quale è tratto anche il titolo dell’incontro, “Nulla è impossibile a Dio”».

Lo stesso che consisterà in alcune testimonianze di coppie condivise con i presenti. Per parlare di numeri concreti, relativi a coloro che non mancheranno all’appuntamento, è ancora presto, ma intanto don Dal Corso ricorda quelli degli ultimi anni. Al di là del periodo legato al Covid «la partecipazione è sempre stata ottima, tanto che nel 2023 non tutti sono riusciti a trovare un posto a sedere».

Quale la panoramica attuale delle coppie? «Attraverso gli incontri di formazione al matrimonio e grazie alla condivisione di coloro che li frequentano, emerge come la maggior parte dei partecipanti convivano (un buon 90%) e come molti di loro abbiano già dei figli. C’è un primo aspetto dal quale è necessario partire. Va valorizzato il fatto che, se le coppie scelgono di intraprendere un determinato percorso verso il matrimonio è anche perché sentono che la convivenza non basta. E questo non può che essere un aspetto positivo».

Per don Dal Corso la fatica iniziale non è tanto quella di partire dal matrimonio, ma dal battesimo, «ossia dal fatto che se sei lì è proprio perché sei battezzato e per una riscoperta dell’incontro con il Signore. Una cosa che prima di tutto puoi fare attraverso l’accoglienza».

Il punto di partenza consiste nel guadagnare la fiducia da parte delle coppie, che potrebbe portarle anche a voler mantenere un contatto al di là del percorso intrapreso in vista del matrimonio, per riscoprire o dare nuova linfa alla propria fede. «Un passaggio fondamentale, questo, per cominciare poi a trattare anche una serie di aspetti più specifici, legati proprio al matrimonio. Nella coppia è importante il dialogo e vedere se esistono già delle fatiche, in modo da saper affrontare il “conflitto” nella maniera giusta, senza dover necessariamente pensare che sia sinonimo di separazione».

Per don Dal Corso la formazione deve poter contare su un sacerdote, la cui figura è sempre essenziale, che tuttavia non deve essere solo, ma affiancato da coppie in grado di accompagnarne delle altre, nonché da un’équipe. «Il che non significa che le prime abbiano una risposta a tutto: l’importante dunque è anche affidarsi ad esperti che sappiano trasmettere alcuni aspetti relativi alla vita, al dialogo. Sacerdoti e coppie, insomma, devono a loro volta appoggiarsi a chi determinate cose può dirle in maniera competente e convincente».

(articolo di Marta Gasparon tratto da Gente Veneta n. 7/2024)