Domenica 19 maggio 2019, nella Diocesi di Venezia, è la Giornata dedicata al sostegno, alla sensibilizzazione e alla preghiera per il Seminario Patriarcale. E nei giorni successivi (il 22 e il 24 maggio), nel complesso della Salute, sono in programma due significativi appuntamenti di carattere culturale.
Sarà presentato mercoledì 22 maggio, alle ore 17.30, in Seminario Patriarcale, il volume “Il restauro del pavimento della Basilica di Santa Maria della Salute”, a cura di Elisa Pannunzio e Marco Boscolo Meo. L’intervento di restauro delle pavimentazioni lapidee della Basilica della Salute, la cui posa in opera è databile a un periodo successivo al 1679, è avvenuto fra maggio e novembre del 2013 e ha previsto il distacco e il restauro fuori opera delle formelle componenti la pavimentazione in tarsia. La monografia descrive il complesso lavoro di restauro che ha necessariamente previsto, per la sua buona riuscita, l’impegno di diverse professionalità nello sforzo di delineare metodologie di intervento quanto più possibile idonee all’oggetto in esame e alla complessità realizzativa dell’intervento stesso. Le aree oggetto di restauro sono stati gli ambienti corrispondenti al Santuario, alla pavimentazione dell’altare maggiore, al retrostante Coro e alla sacrestia minore o dell’Incoronata. Questo intervento ha avuto il duplice scopo di recuperare la piena leggibilità dei rivestimenti pavimentali, che versavano in condizioni compromesse, e la volontà di rendere maggiormente confortevole l’edificio per le sue funzioni liturgiche durante i mesi invernali.
All’incontro saranno presenti, oltre ai curatori del volume: don Fabrizio Favaro, Rettore del Seminario Patriarcale di Venezia; Emanuela Carpani, Soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per Venezia e Laguna; Chiara Ferro e Lucia Bassotto, della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per Venezia e Laguna; Davide Beltrame, ingegnere e direttore dei lavori; Giuditta Russo, che ha seguito progettazione e direzione lavori.
Al termine della presentazione sarà possibile accedere alla Basilica in esclusiva per una visita guidata alle aree interessate al restauro assieme ai curatori e ai tecnici che vi hanno lavorato.
Nel pomeriggio di venerdì 24 maggio ci sarà poi un doppio momento: una presentazione e un concerto. L’appuntamento è per le ore 16.30 nella Basilica della Salute ed è, quindi, denso di interesse da più punti di vista. Saranno infatti presentati il Catalogo del Fondo musicale del Seminario patriarcale (Leo Olschki editore) e il cd “6 sonate a tre” di Federico Maria Sardelli. Seguirà poi l’esecuzione dal vivo delle sei sonate, con i musicisti che hanno registrato le musiche, diretti dallo stesso Sardelli. Federico Maria Sardelli compositore, direttore, studioso tra i massimi conoscitori di Vivaldi e scrittore; un eclettico che compone musiche barocche, perfettamente in linea con il gusto estetico del Settecento veneziano.
Gli esecutori delle sonate sono alcuni noti musicisti veneziani, a cominciare da Paola Talamini, organista titolare della Basilica della Salute, per proseguire con Stefano Bruni e Giovanni Battista Scarpa (violino), e Lorenzo Parravicini (violoncello). Proprio l’organista Paola Talamini sta procedendo alla trascrizione dei manoscritti musicali presenti nell’archivio del seminario, proponendo di volta in volta l’esecuzione, almeno per quanto riguarda le trascrizioni per tastiera. «Il catalogo – spiega Talamini – è uno strumento di consultazione utile per i musicologi e i musicisti, perché rende più facilmente accessibili i documenti conservati nell’archivio». Il fondo musicale del Seminario non è ampio (sono 34 faldoni), ma è molto interessante. Vi sono musiche composte e
scritte appositamente per il Seminario, ma non solo: «Molte partiture sono frutto di lasciti e donazioni». Nel fondo si trova l’opera di Johann Simon Mayr, compositore bavarese a cui viene anche attribuita (per una certa tradizione) la composizione della canzone “La biondina in gondoleta”, maestro di Donizetti, la cui opera Lodoiska fu rappresentata per la prima volta al Teatro La Fenice nel 1796. Vi sono poi brani di Lucchesi, arie e duetti di musica profana probabilmente donate da cantanti e musiche sacre scritte per il seminario. Un patrimonio che va a completare il panorama
veneziano dei fondi musicali coevi del ‘700 e che il catalogo rende ora più facilmente accessibile.