“Desiderare il bene”: esce, allegato a questo numero di GV, il nuovo documento firmato dal Patriarca Francesco, una nuova Lettera Pastorale che guarda al prossimo anno e rilancia quanto emerso dalle consultazioni del Cammino sinodale. Già nell’incipit, infatti, il Patriarca sottolinea che questa è frutto «della condivisione con i referenti diocesani per il Cammino sinodale. Scritta dopo il
primo anno di tale percorso, guarda al futuro – al secondo anno – che ancora ci vedrà impegnati nell’ascolto». L’icona biblica di riferimento di questo documento è il passo evangelico di Gesù nella casa di Betania (Lc 10,38-42).
La Lettera Pastorale punta a raccordare il percorso della Diocesi con quanto la Conferenza Episcopale propone per il Cammino sinodale delle Chiese italiane: dei “cantieri” di consultazione e di riflessione che abbracceranno ambiti diversi della pastorale e della vita spirituale delle comunità, «il cantiere della strada e del villaggio, il cantiere dell’ospitalità e della casa, il cantiere delle
diaconie e della formazione spirituale. Il quarto, invece, sarà il risultato di una scelta compiuta da ogni singola Chiesa particolare». Cosa puntano a far emergere questi quattro “cantieri”? Il Patriarca spiega che «Iniziando, ora, la seconda fase dell’ascolto si pongono alcune domande: “Quale strada intraprendere?”, “Cosa fare perché le comunità siano mosse da tale dynamis?”, “Quale discernimento?” e, soprattutto, “In che modo essere Chiesa fedele al Signore Gesù?”. L’intenzione è riscoprire il volto originario di Chiesa che Cristo ha donato alla sua Sposa. I cantieri proposti mirano proprio a questo, attraverso il metodo della conversazione spirituale con cui dobbiamo crescere, insieme alle nostre comunità, mettendoci personalmente in gioco».
La Lettera Pastorale del Patriarca vuole essere un invito a tutte le comunità nel proseguire il discernimento, guardando alle esigenze della nuova evangelizzazione e alla necessità
dell’annuncio, “desiderando” il bene delle persone, cioè pensando alle strutture e alle prassi sempre con lo sguardo di chi cerca anzitutto la centralità dell’altro e non la rigidità.
Per queste ragioni la Lettera presenta anche dei suggerimenti “pratici” per meglio focalizzare questo “desiderare”: ad esempio, in ordine alla iniziazione cristiana, il Patriarca scrive: «Non è più possibile scaricare tutto sul benemerito “gruppo delle catechiste” e su metodologie comunicative desuete. Si è chiamati ad esplorare vie nuove ripensando strutture e strumenti ma, soprattutto, a curare la formazione della fede dei catechisti e degli educatori che, fedelmente, si sono fatti carico e continuano a farsi carico di tale servizio ecclesiale. Il coinvolgimento della famiglia,
come soggetto attivo ed essenziale della pastorale, è sempre più necessario».
(Articolo di Marco Zane tratto da Gente Veneta n. 30/2022)