Patriarcato di Venezia
Ufficio stampa
Venezia, 22 dicembre 2017
Messaggio di Natale del Patriarca Moraglia:
“Dal Natale un volto inedito di Dio. Chiamati ad assumere la logica di Dio e inserirla nel nostro tempo”
Invita a sperimentare “la gioia profonda del Natale cristiano” che mostra a tutti un “volto inedito di Dio”: così si esprime Il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia nel suo messaggio augurale per le prossime festività natalizie diffuso in queste ore sul sito e sul settimanale diocesano (testo integrale in allegato).
“La notte di Natale – scrive – ci offre non un Dio onnipotente, ma un Dio bambino che ci viene incontro e tende le mani, bisognoso di tutto. Questa scelta di Dio mette in crisi non solo il nostro modo di vedere Dio ma anche il nostro modo d’esser uomini. A Natale Dio mette in questione l’uomo, sempre alla ricerca di grandezza e potenza, così da ritenere che solo la grandezza e il potere consentano l’incontro con Dio. Chi, invece, vuole vedere Dio deve sapere che l’appuntamento è presso una stalla, con tutto ciò che ne deriva per il “politicamente corretto”, per lo stile, la pulizia, la privacy… Chi risponde all’invito troverà alla grotta – chiamati dagli angeli – non uomini e donne di cultura, non opinion leader, non i sapienti o gli intelligenti e i potenti del tempo ma solo dei pastori che, all’epoca di Gesù, occupavano l’ultimo gradino della scala sociale. La compagnia che Dio si sceglie entrando nel mondo è questa: gli ultimi, gli sconfitti e – come ricorda spesso Papa Francesco – gli scartati”.
Il Patriarca osserva poi che “per gli uomini essere grandi significa aver qualcosa più degli altri, qualcosa che gli altri non hanno, oppure far qualcosa contro gli altri. Invece, per Dio, la grandezza consiste nell’entrare nel profondo delle povertà umane facendosene carico e risanandole con l’Amore-Verità che rigenera. Davvero il Dio bambino mette in questione sia il nostro modo d’intendere Dio sia il nostro modo d’esser uomini”.
“Se pensiamo di osservare il Bambino come chi già tutto sa e conosce – continua –, mai arriveremo a cogliere in Lui la presenza del Dio che salva ma, tutt’al più, una bella fiaba. Il Natale, però, non è una fiaba; è Dio che si dona e ci chiede la conversione, ossia di far nostro il Suo stile. Così siamo chiamati ad assumere la logica di Dio e inserirla nel “nostro” tempo segnato da una grave crisi di fede, d’intelligenza, di cultura. La logica del Natale riconduce l’uomo a se stesso e ci domanda di chiamare le cose col loro nome: il bene bene e il male male. L’augurio è cogliere fino in fondo la logica del Natale per vivere nuove relazioni personali e sociali, nello stile della notte di Betlemme”.
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