Qualche nota a margine del XVI Convegno nazionale

Qualche nota a margine del XVI  Convegno nazionale dei direttori degli Uffici diocesani per la pastorale della salute, delle Associazioni, degli Operatori pastorali.  Abano Terme 9-11 giugno 2014.

 
Nell’introdurre i lavori del Convegno, d. Carmine Arice aveva affermato: “La pastorale della salute oggi non può limitare l’orizzonte del suo interesse e della sua missione alla cura pastorale degli ammalati negli ospedali. Senza tralasciare questi, occorre mettersi in ascolto attento del territorio. In esso troveremo vittime del crescente divario tra ricchezza e povertà, e di nuovi – e talvolta disattesi – bisogni di cura. Non può lasciarci indifferente la domanda, a volte silenziosa ma sempre presente in chi soffre, ad essere accompagnati in brani di vita spesso segnati da solitudine e tristezza.”

Acquisito l’orizzonte teologico necessario per una lettura sapienziale del tema proposto con le relazioni della prima sessione, durante la seconda sessione “L’ufficio diocesano per la pastorale della salute a servizio del territorio tra opportunità, sfide e difficoltà  è stato il tema svolto da tre direttori, rispettivamente del sud, del centro e del nord d’Italia. “Una rinnovata presenza della comunità cristiana nel mondo della salute” è stato il tema svolto nell’ultima sessione, conclusa con la raccomandazione di mantenere buone relazioni non solo con i malati, ma anche con il sistema sanitario stabilendo con esso  un clima relazionale di fiducia e stima.

Nello svolgere la relazione “Le periferie esistenziali in Italia” Fabrizio Oleari, presidente dell’Istituto superiore  di sanità, ha ammesso:” Attraversiamo un periodo di transizione demografica ed epidemiologica con molte fragilità ,  con una popolazione di vecchi e di bambini concepiti in tarda età.”  Sulla relazione Oleari si dovrà ritornare a riflettere, soprattutto per ciò che riguarda i determinanti per la salute per fare una prevenzione efficace, come ha sollecitato p. A. Brusco.

Nel concludere l’assise, S. E. Mons. Merisi, vescovo delegato per il servizio della carità e per la pastorale della salute, ha delineato la seguenti prospettive su cui lavorare nei prossimi mesi

  • Una chiesa povera per i poveri.Una chiesa povera nel senso di libera, trasparente, sobria, luogo di autentica comunione.
  • Una autentica testimonianza.Rammentando l’esortazione di Paolo VI: “Il mondo moderno è più disposto ad ascoltare i testimoni che non i maestri ”, è necessario instaurare un’autentica prossimità evangelica con le persone bisognose di aiuto.
  • Una particolare attenzione al territorio, che si estrinseca nella capacità di 1) camminare insieme – ciò significa comunione, partecipazione, coordinamento– per servire; 2) costruire comunità; 3) fare formazione per offrire competenze relazionali con la persona fragile – oltre che teologiche – agli operatori impegnati nella pastorale della salute

Le relazioni sono  già state  pubblicate nel sito dell’Ufficio nazionale, in modo che quanti non hanno potuto partecipare al Convegno possano prenderne visione e trarne spunti per una pastorale aggiornata.

Per quanto riguarda il Triveneto, nella prospettiva di quanto ascoltato al Convegno e ribadito da S. E. Mons. Merisi, ritorna quanto mai pressante l’esortazione post Aquileia 2:   La situazione di transizione in cui viviamo sollecita fortemente le comunità cristiane ad una conoscenza approfondita della realtà e a  scelte creative di nuova evangelizzazione. Le sfide sono comuni nelle nostre Diocesi, per questo riteniamo necessario affrontarle insieme, sia pure in una condivisione e una sinergia rispettose della peculiarità di ciascuna

Le nuove sfide provocate dal crescente bisogno di assistenza domiciliare, da una popolazione sempre più anziana e bisognosa di cure sanitarie onerose, dall’aumento delle malattie neurodegenerative, delle sofferenza psichiche, dei giovani feriti dalle ludo patie … e le conseguenti difficoltà delle famiglie. “ (cfr. Presentazione XVI Convegno nazionale) esigono una conoscenza approfondita della realtà socio-sanitaria e del conseguente cammino della pastorale della salute.

Parafrasando le parole con cui il Presidente dell’assemblea concludeva i lavori del Convegno Aquileia 2, indicando il cammino di comunione che si apre di fronte alle Chiese del Nordest: «Da Aquileia 2 non partiamo per fermarci, ma convinti che il Risorto cammina con noi, come ci assicura il Vangelo di Emmaus», parimenti da Abano Terme non partiamo per fermarci 

Ciò significa che  i contenuti del XVI Convegno nazionale, come pure quelli del Convegno Triveneto di Zelarino del 2013 “Anno della fede e testimonianza della carità”, costituiscono  la traccia di riferimento per un orientamento strategico, ma poi i loro contenuti vanno calati nella realtà quotidiana, secondo piani operativi e linee d’azione coerenti che ogni Ufficio diocesano metterà in atto secondo le esigenze locali.

In questa prospettiva, nel documento “L’umanizzazione dell’assistenza, antidoto alla globalizzazione dell’indifferenza: una sfida. ” – inviato ora in allegato –  , vengono messe in evidenza opportunità, sfide e difficoltà   nel cammino della pastorale della salute nel Nordest, riprendendo e ampliando alcuni concetti esposti da mons. Pistolato durante il suo intervento al Convegno. Nel documento sono confluite le tracce inviate da quattro Uffici diocesani sul tema “nuovo umanesimo”, quale contributo alla preparazione del Convegno ecclesiale nazionale di Firenze 2015. (cfr. verbale del 31.3.2014, p. 6)

Tale documento può essere in qualche modo una traccia per affrontare insieme le nuove sfide nei prossimi incontri della nostra Commissione. Peraltro, nel segno della comunione e condivisione anche con le  persone che per vari motivi non hanno partecipato al Convegno, è auspicabile un reciproco interscambio di  commenti “a caldo” su quanto ascoltato : osservazioni (assenso, dissenso, temi non trattati …),  riflessioni, proposte, inviandole  per e-mail a ciascun componente la Commissione. Ad esempio, dei tre gruppi di studio previsti dal programma: 1) La famiglia accanto ai malati; 2) Anziani e patologie neurovegetative; 3) Giovani e dipendenze,  le cui conclusioni non sono state rese note, sarebbe utile che chi ha partecipato ad uno dei tre gruppi inviasse una breve sintesi agli altri componenti la Commissione in modo che tutti ne siano messi al corrente.

Durante la sua relazione, mons. Ravinale faceva osservare con bonaria ironia che in genere i documenti sono fatti per essere archiviati su uno scaffale della libreria, dove dormono tranquilli in quanto raramente vengono letti e meno ancora applicati.  Lo stessa sorte tocca ai contenuti del Convegno ?

Delle trecento persone che hanno partecipato all’assise nazionale un terzo era costituito da consacrati (sacerdoti, cappellani, direttori, religiosi/e) provenienti dalle varie regioni ecclesiali; un terzo da operatori pastorali, medici, infermieri, volontari,  persone diversamente abili, provenienti dalle diocesi del Nordest ; un terzo da rappresentanti delle medesime categorie provenienti dalle varie regioni italiane.

In allegato viene inviato l’elenco dei partecipanti, suddiviso per diocesi del Nordest, così come è stato fornito dall’Ufficio nazionale (purtroppo mancano gli indirizzi e-mail, non richiesti nel modulo di iscrizione al Convegno). Viene inviato anche l’elenco di quanti si erano già iscritti alla costituenda Consulta dopo il Convegno di Zelarino.  Certamente parecchie ragioni possono aver influito sulla mancata partecipazione di un certo numero di quest’ultimi ad Abano Terme, come risulta confrontando i due elenchi.  Tuttavia forse sarebbe opportuno indagare per tempo su quanti intendano mantenere l’impegno di partecipare ai lavori della Consulta per non trovarci alla prima convocazione –  in calendario per il  7 febbraio 2015 (cfr. verbale del 19/5 u.s.)- …….. soltanto  tra membri della Commissione.  A che giova  ?

Peraltro  fino a quando non sarà chiarito in Commissione quale tipo di Consulta si voglia istituire (composizione, compiti, regolamento specifico, ecc.) non ci sono motivazioni convincenti per  “reclutare” e “fidelizzare” laici già fortemente impegnati nella vita professionale e privata.

I modelli di Consulta possono essere vari: a) “a porta girevole”: uno entra ed esce liberamente quando gli pare e secondo l’estro del giorno; b) composta da laici -comparse, “yes men” che non devono interferire con le decisioni già prese, come avviene in parecchi consigli di amministrazione (molto in voga, vedi Mose; ricostruzione dell’Aquila, ecc.), non disdegnato da parecchi consigli pastorali; c) una Consulta quale “luogo di autentica comunione” (cfr. mons. Merisi) alla quale partecipino anche laici che per  esperienza professionale / associativa / di volontariato possano offrire un valido contributo di pensiero alla soluzione di problemi posti sul tappeto.

Al di là della singola convocazione che potrebbe avvenire una volta, massimo due per anno, vi deve essere una continuità, un flusso di informazioni per mantenere aggiornati i componenti ? Vi deve essere un interscambio di pareri, aggiornamenti, proposte nell’arco dell’anno per e-mail o tramite il sito www.cet.chiesacattolica.it / salute ? In questa prospettiva, devono “lavorare” per gruppi ?  Dovranno svolgere un compito sul territorio, “camminare insieme per servire” ?  (cfr.  mons. Merisi). La scelta che verrà adottata dipenderà dalla volontà di affrontare veramente le sfide insieme con un organo consultivo e propositivo o soltanto di facciata.  Con il risultato in quest’ultima evenienza che alla seconda convocazione della Consulta,  ritorneranno soltanto  gli “yes men”.

La bozza distribuita durante l’incontro della Commissione del 20 maggio u. s.,  è un primo approccio alle scelte che la Commissione dovrebbe affrontare .

Dato il numero rilevante dei partecipanti confluiti dal Triveneto ad Abano Terme, le relazioni del Convegno sono pubblicate anche nel sito www.cet.chiesacattolica.it (cliccare su News dalle diocesi, poi “salute”) , unitamente al documento “L’umanizzazione dell’assistenza, antidoto alla globalizzazione dell’indifferenza: una sfida. Dalle situazioni di fragilità crescenti, alla comunità che accoglie, educa e cura ”, in modo che quanti lo desiderano possano prenderne visione.

Interventi al Convegno

L’umanizzazione dell’assistenza