Accogliere, annunciare, condividere
Il nuovo volto pastorale del centro storico di Venezia
A tutti i presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, fratelli e sorelle
della Chiesa che è in Venezia
Carissimi,
nei primi capitoli degli Atti degli Apostoli viene delineato il volto della comunità cristiana nei suoi caratteri fondamentali: “Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere… vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo” (At 2,42.45-47).
Questi versetti vanno poi messi insieme ad altri che seguono: “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola… Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore” (At 4,32-33).
La comunità dei discepoli di Gesù si ritrova unita attorno alla Parola, all’Eucaristia e all’insegnamento degli apostoli. Vive concretamente la dimensione della carità verso i bisognosi e in tal modo dà testimonianza del Signore Risorto. E tutto questo porta, come conseguenza, il favore da parte di coloro che non appartengono alla comunità cristiana.
Il contesto storico, culturale e sociale nel quale viviamo ci pone in una condizione per molti versi simile a quella della Chiesa delle origini e ci chiede di metterci in ascolto della Parola del Signore e lasciarci guidare dallo Spirito Santo per discernere come proporre con forza l’annuncio del Vangelo di Gesù e mostrare il volto di una comunità cristiana che si pone in modo significativo nella realtà in cui vive, come “sale della terra” e “luce del mondo” (cfr. Mt 5,13.14).
Il Cammino sinodale – che, su indicazione di Papa Francesco, la Chiesa italiana sta percorrendo in questi anni – ci sta aiutando ad imparare ad applicare nelle nostre comunità sempre più questo stile, anche se con le inevitabili fatiche e resistenze di alcuni, affinché ogni passo da compiere, con le conseguenti e necessarie decisioni, coinvolga tutti coloro che in forza del Battesimo formano le “pietre vive” che costruiscono la comunità cristiana (cfr. 1 Pt 2,4-5).
L’orizzonte di una Chiesa che respira sempre più con i due polmoni del battesimo e del ministero ordinato è quello che ormai da alcuni anni ci sta di fronte e che ho indicato fin dalle prime “visite feriali” (anni 2012-2013) che mi hanno permesso di incontrare e conoscere le parrocchie del Patriarcato e che via via ha guidato il cammino delle collaborazioni pastorali. Ne ho scritto soprattutto nella lettera pastorale “Se la Chiesa non assume i sentimenti di Gesù”, scritta nell’anno 2016/2017.
- Uno sguardo alla situazione odierna
Il volto “nuovo” che le nostre comunità sono chiamate ad assumere per rispondere alle sfide che questo tempo ci presenta – per rinnovare la capacità di testimoniare la bellezza e la gioia del Vangelo e della vita cristiana – passa dalla libertà, dal coraggio e dalla conversione spirituale e pastorale di percorrere strade nuove indicate dallo Spirito, oltre che dal cammino ecclesiale. Accanto al valorizzare quanto ci è stato consegnato, dalle generazioni che ci hanno preceduto, si tratta di aprirsi ad un processo di condivisione e di comunione.
La Visita pastorale – che si avvia alla conclusione nei primi mesi dell’anno 2024/2025 – ha mostrato, in particolare nel centro storico di Venezia, alcune comunità affaticate per le mutate condizioni sociali e demografiche ma anche la vitalità di parrocchie che hanno colto l’opportunità e il valore di essere in collaborazione pastorale, non rinunciando alle proprie identità e caratteristiche ma vivendole come arricchimento reciproco in spirito di condivisione e di accoglienza. Questo si realizza soprattutto dove non tutto è nelle mani unicamente del parroco ma dove cresce la disponibilità alla corresponsabilità da parte dei fedeli laici. Sì, la disponibilità vera e concreta (capace di compiere passi reali) è decisiva.
Desidero a questo punto esprimere riconoscenza e stima – mie e di tutta la nostra Chiesa – ai confratelli presbiteri per il loro servizio e per la testimonianza che donano ogni giorno di una vita totalmente offerta al Signore, ai fratelli e alle sorelle. La tradizione del presbiterio di Venezia è di preti che si dedicano e lavorano con zelo per il bene delle comunità che sono loro affidate. E questo spesso accade oggi, come in passato, in un continuo confronto con situazioni storiche e sociali che segnano la vita di uomini e donne ed anche della comunità ecclesiale; tali situazioni non possono essere ignorate come se non esistessero.
Non è facile oggi essere preti e vivere il proprio ministero in un contesto pastorale profondamente mutato che comporta sempre ulteriori sfide, richiede nuove forme di evangelizzazione e, inevitabilmente, nuove forme di conduzione delle parrocchie, sempre più chiamate a diventare fra loro collaborazioni valorizzando le qualità proprie dei fedeli laici. Ad essi dobbiamo affidare, con fiducia, ambiti e compiti che, per troppo tempo, sono stati riservati ai presbiteri. Oltre ad una visione ecclesiologica che valorizza il sacramento del battesimo, e che trova nel Cenacolo il soggetto che anima la vita della comunità, ci chiede di camminare in questa direzione anche la progressiva contrazione del numero dei presbiteri (cfr. Francesco Moraglia, Se la Chiesa non assume i sentimenti di Gesù, pagg. 14-15;31-35, Venezia 2016).
Incoraggio tutti i confratelli a guardare avanti e lavorare con fiducia nella vigna del Signore, sostenuti dalla certezza che il Buon Pastore continua a guidare il suo gregge con la sicurezza del suo bastone e del suo vincastro per condurlo verso “acque tranquille” e farci “riposare su pascoli erbosi” (cfr. Sal 22).
E Gesù, nostro pastore, non ci farà mancare i suoi doni che sostengono il cammino, soprattutto la mensa dell’Eucaristia e della Parola insieme alla comunione fraterna che tutti siamo chiamati a vivere, custodendola e alimentandola nell’unità del presbiterio raccolto attorno al Vescovo.
Insieme possiamo accogliere i nuovi passi che lo Spirito ci chiede di compiere sostenendoci anche nella fatica dei cambiamenti, forse non sempre o da tutti compresi e facilitati, ma essendo disponibili all’ascolto reciproco e a stimare il contributo e il lavoro di tutti.
Un pensiero di gratitudine va anche ai diaconi, ai ministri istituiti, ai religiosi e alle religiose e a tutti coloro che si impegnano con dedizione e disponibilità nella vita delle parrocchie svolgendo compiti e servizi pastorali e amministrativi che supportano i presbiteri e testimoniano che tutti sono chiamati a “esprimere il volto pieno della Chiesa, comunità di coloro che, con il sacramento del Battesimo, hanno ricevuto il dono della grazia e, insieme, l’impegno e l’invito ad assumere e condividere la fede ricevuta e da annunciare e trasmettere continuamente, anche a partire dalla disponibilità ad esercitare varie forme di ministerialità, tutte poste a servizio della comunità ecclesiale e sempre in vista dell’evangelizzazione” (cfr. Francesco Moraglia, Ministeri istituiti a servizio della Chiesa, pag. 6, Venezia 2023).
Cari fratelli e sorelle, vi esorto a non lasciarvi scoraggiare di fronte alle difficoltà che incontrate ma ad avere fiducia nel Dono che avete ricevuto e che va ravvivato costantemente, lasciandovi guidare dall’azione dello Spirito Santo che ci apre strade nuove e feconde per svolgere la missione che il Signore ha affidato alla sua Chiesa e che necessita prima di tutto della testimonianza di essere “un cuore solo e un’anima sola” (At 4,32).
- Verso nuovi passi
La Visita pastorale ha avviato un tempo di incontro e di ascolto delle collaborazioni pastorali e delle parrocchie da parte del Vescovo e di discernimento su come queste sono chiamate oggi a rispondere alla missione di evangelizzazione sul nostro territorio.
Siamo ora chiamati a comprendere come accogliere al meglio la sfida lanciata da Papa Francesco: “Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale più che per l’autopreservazione” (Papa Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, n. 27).
Questo passo nuovo si rende ormai non più procrastinabile per la realtà del centro storico di Venezia per il quale anche in passato, in diverse occasioni, si era già indicata la prospettiva – troppo a lungo rimandata – di un ripensamento del suo volto pastorale. Un simile passo nuovo riguarda anche altre zone pastorali della Diocesi.
Questo processo ha coinvolto, soprattutto negli ultimi due anni e in un lavoro comune condotto con lo spirito e il metodo sinodale, diversi soggetti ecclesiali: tutte le parrocchie e le collaborazioni pastorali nell’ambito della Visita pastorale, i presbiteri dei due Vicariati cittadini, i Cenacoli e Consigli pastorali delle collaborazioni pastorali che si sono incontrati singolarmente con il Patriarca e hanno vissuto anche dei momenti assembleari, il Consiglio episcopale allargato ai Vicari e Provicari foranei che ha compiuto un lavoro di sintesi, il Consiglio presbiterale e il Consiglio dei Vicari e Provicari foranei.
La realtà di Venezia emerge così con le sue caratteristiche particolari e uniche, anche dal punto di vista ecclesiale, ma ora vive la difficoltà di un forte calo demografico senza prospettive di inversione di tendenza e, nello stesso tempo, con la presenza di un numero ormai sproporzionato di parrocchie. Di queste, alcune da anni non riescono più a vivere alcune dimensioni essenziali per la vita di una parrocchia, dalla catechesi dell’iniziazione cristiana alla pastorale giovanile fino alla cura e all’animazione della liturgia.
Già da oltre due decenni è stato avviato il processo delle collaborazioni pastorali per sostenere la vita delle parrocchie più piccole e, contemporaneamente, far fronte alla crescente diminuzione del clero. Si è inoltre evidenziato il sempre più accentuato aggravio del peso amministrativo sul presbitero, parroco di più parrocchie che – come tali – costituiscono ciascuna un singolo ente giuridico, nel contesto di una città in cui quasi tutti gli edifici religiosi, di culto e non, sono monumenti e patrimoni artistici e culturali che comportano un onere continuo per la manutenzione.
Papa Francesco ha recentemente ricordato ai parroci: “Come pastori… il nostro ministero sia adeguato alle esigenze di una Chiesa sinodale missionaria. Questa sfida riguarda il Papa, i Vescovi e la Curia Romana, e riguarda anche voi Parroci. Colui che ci ha chiamati e consacrati ci invita oggi a metterci in ascolto della voce del suo Spirito e a muoverci nella direzione che ci indica. Lungo il cammino scopriremo anche il modo per liberare il nostro servizio da quegli aspetti che lo rendono più faticoso e riscoprire il suo nucleo più vero: annunciare la Parola e riunire la comunità spezzando il pane” (Papa Francesco, Lettera del Santo Padre ai parroci, 2 maggio 2024).
La Visita pastorale e il cammino di discernimento sinodale, compiuto con il coinvolgimento di tutti i soggetti ecclesiali, ha indicato l’esigenza – non più rinviabile – di ripensare il volto pastorale di Venezia per una pastorale efficacemente missionaria in una città che, ogni anno, è meta di milioni di turisti ed è ricca di strumenti culturali e artistici a servizio di un rinnovato annuncio del Vangelo.
Nel corso del prossimo anno pastorale, in modo graduale, si procederà quindi alla riduzione del numero delle parrocchie, a partire da quelle collaborazioni pastorali che – per il cammino compiuto in questi anni e alcune scelte poste in atto – hanno già maturato le condizioni per compiere questo ulteriore passo.
Le nuove parrocchie sono:
- Pietro ap. (dall’unione di S. Pietro, S. Giuseppe, S. Francesco di Paola e S. Elena, a Castello);
- Giovanni e Paolo (dall’unione di Ss. Giovanni e Paolo e S. Francesco della Vigna);
- SS. Salvatore [vulgo San Salvador] e S. Stefano (dall’unione di S. Zaccaria, S. Moisè, S. Salvador, S. Stefano e S. Luca);
- Maria Gloriosa dei Frari (dall’unione di Frari, Tolentini e S. Pantalon);
- Giobbe (dall’unione di S. Giobbe, Ss. Geremia e Lucia e S.
Girolamo);
- Eufemia (dall’unione di SS. Redentore e S. Eufemia).
Le altre parrocchie sono chiamate a crescere nel cammino di collaborazione pastorale preparando e accompagnando le rispettive comunità – con il coinvolgimento di tutte le realtà – nella prospettiva di successive unioni previste entro i prossimi due anni pastorali.
- Alcune indicazioni pastorali
Ogni parrocchia potrà contare su un parroco e uno o più presbiteri collaboratori pastorali ed anche – dove possibile – sulla presenza di diaconi o ministri istituiti. Al parroco è affidato il compito di coordinare e valorizzare ciascuno, affidando anche compiti e ambiti pastorali specifici.
Gli organismi parrocchiali – il Consiglio pastorale, il Consiglio per gli Affari economici e in modo particolare il Cenacolo – sono i luoghi della partecipazione corresponsabile dei battezzati alla vita della parrocchia, in comunione con il parroco e con gli altri ministri ordinati e istituiti. Tutti insieme sono chiamati a individuare le concrete modalità con cui valorizzare e custodire – nella nuova realtà unitaria che viene costituita – le specificità delle precedenti parrocchie.
Con il supporto dei competenti Uffici diocesani, ogni parrocchia è invitata a individuare i luoghi nei quali si svolgerà la vita pastorale e liturgica della comunità. Una sarà la chiesa parrocchiale proposta dalla parrocchia e indicata formalmente con decisone del Patriarca, punto di riferimento della comunità stessa e nella quale si vivranno le celebrazioni principali dell’anno liturgico; nelle altre chiese, a seconda delle possibilità, potranno esserci la celebrazione eucaristica – festiva o in alcuni giorni feriali della settimana – ed anche alcuni momenti di preghiera come i Vespri, l’adorazione eucaristica, la lectio divina e il S. Rosario che, animati da un gruppo di fedeli, potranno essere un’ulteriore e valida opportunità spirituale offerta a tutti, sia per chi abita lontano dalla chiesa parrocchiale sia per chi è di passaggio in quella zona.
Altre iniziative che incoraggio – e per le quali la Diocesi si rende disponibile a collaborare e dare sostegno – sono quelle rivolte a valorizzare il patrimonio artistico delle nostre chiese come strumento di catechesi e di evangelizzazione a partire da percorsi culturali e artistici indirizzati non solo a turisti e visitatori ma anche a gruppi e fedeli della nostra Diocesi.
Anche alcune attività pastorali – alla luce di una opportuna valutazione sempre di carattere pastorale – potranno continuare a svolgersi nelle strutture delle realtà che, prima, erano parrocchia.
Invito anche a valorizzare alcune realtà importanti come le scuole paritarie, la presenza degli universitari e specialmente le case studentesche che fanno parte della Pastorale universitaria diocesana, le associazioni e i movimenti, i patronati di alcune parrocchie che sono realtà vive per la pastorale degli adolescenti e dei giovani, i luoghi della carità ed in particolare la casa S. Giuseppe alle Muneghette, l’adorazione eucaristica perpetua (nella chiesa di S. Silvestro), la comunità del Seminario.
Tutte queste realtà permettono di guardare ad alcuni ambiti pastorali essenziali – che le singole parrocchie non sono in grado di gestire autonomamente – come opportunità per pensare ed attivare proposte pastorali condivise, superando il timore di “perdere le persone” (soprattutto i più giovani) e guardando al loro vero e possibile bene spirituale.
Un’attenzione particolare non deve mancare infine per gli anziani che rappresentano la fetta di popolazione più numerosa. Specialmente verso coloro che non possono frequentare con assiduità le chiese e le celebrazioni, la comunità sappia farsi presente regolarmente e in particolare anche attraverso il servizio dei ministri straordinari della comunione.
- Chiamati al cambiamento, con l’aiuto di Dio
Come già ho avuto modo di scrivere, cambiare è difficile, per tutti, ma, nello stesso tempo, crediamo che il Signore – il Dio incarnato nella nostra storia per la nostra salvezza – ci chiama al cambiamento e ci dà ogni giorno, di domenica in domenica, di Pasqua in Pasqua, la forza per affrontare ogni nuova sfida; la strada è di affidarci a Lui, insieme. Come cristiani della Chiesa che è in Venezia siamo chiamati a mostrare libertà, saggezza e responsabilità nell’affrontare tali necessari cambiamenti vivendoli con umiltà, nella fede e nella comunione.
Anche oggi, nella città di Venezia, il Signore continua a farsi incontrare nella Chiesa, il suo corpo che vive nella storia. E la Chiesa – non dimentichiamolo – mai inizia e finisce con noi, col nostro gruppo di appartenenza, con la nostra parrocchia, qualche volta vissuta come realtà a sé stante. Le parrocchie sono una parte dell’unica Chiesa diocesana ed universale. Noi siamo la Sua Chiesa che, prima di tutto, è Sua e a Lui appartiene. La nostra radice è in Cristo: Lui è l’Unico Necessario, Lui è la vera vite, noi i suoi tralci.
In questo momento di forte cambiamento ci ispiri e sostenga, con il suo esempio e la sua materna intercessione, la Vergine Maria – la nostra cara Nicopeia venerata nella Cattedrale marciana – che in tutta la sua esistenza ha saputo accogliere, discernere e abbracciare il disegno più grande e inedito che il Signore di volta in volta le poneva davanti.
Tutti saluto e benedico di cuore
Venezia, 29 ottobre 2024
+ Francesco Moraglia
Patriarca