La Messa del Patriarca al PalaExpo di Marghera: “L’operatore sanitario, buon samaritano che si china su una porzione della fragilità e della sofferenza umana”

Mercoledì 21 dicembre 2022

 

Il Patriarca Francesco Moraglia si è recato questo pomeriggio presso il PalaExpo a Marghera, che è stato per lungo tempo centro vaccinale e di prevenzione per l’Ulss3 Serenissima, per celebrare una delle Messe che precedono e introducono alla solennità del Santo Natale insieme agli operatori della sanità, ai volontari e alle forze dell’ordine, ossia con tutti coloro che molto si sono prodigati nel tempo della pandemia. La celebrazione si è svolta su espresso invito del Direttore Generale dell’Ulss3 Edgardo Contato ed è stata anche l’occasione per ringraziare del lavoro svolto in questi tre anni da tutti i medici, i dirigenti, gli infermieri e gli operatori.

“Il Natale ci obbliga ad uscire da uno sguardo ripiegato solo su noi stessi – ha detto il Patriarca nell’omelia -. La sofferenza, lo sappiamo tutti, ha un perimetro più ampio del corporeo. Si soffre anche quando il corpo è sano, altre volte si soffre perché il corpo è malato. L’uomo non può mai prescindere dal corporeo, eppure non può mai essere ridotto al corporeo. E vi sono persone segnate più di altre dalla sofferenza fisica o psicologica: alcuni per tutta la vita faticano con il bene della salute, altri ancora sono segnati dalla sofferenza morale e qui possiamo pensare al rimorso, che molte volte non si vede e non si fa vedere ma che accompagna le persone. Pensiamo anche al dolore legato a certi ambienti familiari o sociali e alle sofferenze legate a epoche storiche. L’uomo è chiamato a comprendere la totalità del suo essere, in particolare chi opera nell’ambito medico e paramedico o nell’ambito del soccorso. Chi si china alla sofferenza corporea si china su un aspetto dell’uomo ma l’uomo è sempre unità di spirito, anima e corpo. Per questo, la sofferenza fisica diventa poi anche sofferenza morale, psicologica e delle persone che stanno accanto. Come operatori sanitari avete una grande possibilità: quella di curare dei corpi incontrando delle persone. L’operatore sanitario si china su una porzione della fragilità e della sofferenza umana e diventa così il buon samaritano di una sofferenza che, se lenita e curata, non è detto infatti che si riesca a guarirla, può essere d’aiuto per superare anche altre sofferenze. Non possiamo sempre guarire come vorremmo, sempre possiamo prenderci cura di chi ha una patologia fisica e soffre anche nello spirito. L’efficienza è importante, ma sono importanti anche un sorriso e una parola buona”.