“Vivi in Cristo: il soffio dello Spirito apre orizzonti” | Proposta di orientamenti per l’anno pastorale 2020/2021 in un tempo di discernimento e di ripartenza

Introduzione
Nella presentazione del triennio diocesano “Vivi in Cristo”, lo scorso anno il Patriarca Francesco affermava: “Il cammino triennale – lungo la strada che il Signore ci darà di percorrere insieme – sarà inevitabilmente segnato da talune situazioni faticose; anche questo dovrà essere inteso come momento di grazia e di conversione”. Scritte in tempi non sospetti e senza sapere cosa sarebbe successo con l’avvento della pandemia, queste parole si sono rivelate particolarmente vere: tutti i nostri lodevoli programmi non possono prescindere dalla vita e dalle ferite della storia!
Si è reso necessario, perciò, in un lavoro di coordinamento tra gli Uffici diocesani, interrogarsi sull’opportunità o meno di proseguire lo schema originario del cammino pastorale, che intende
accompagnarci ad approfondire l’essenza della fede in Gesù Cristo attraverso i sacramenti dell’iniziazione cristiana (battesimo-confermazione-eucaristia). Ed è all’interno di questo confronto
che è stato avvertito dai Direttori un urgente bisogno d’ascolto, d’interpretazione e di discernimento: chi, se non lo Spirito Santo può accompagnarci in questo? E chi, se non Lui, può
donarci la forza necessaria per riprendere vigore nella conversione che ci viene chiesta, aiutandoci a leggere la presenza e l’azione di Dio in quanto abbiamo vissuto? Come ricorda San Paolo ai Romani: «Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare» (Rm 8, 26).
In tal senso, proprio nella situazione mondiale di grande smarrimento e sofferenza che stiamo vivendo, abbiamo compreso che dedicare l’anno pastorale 2020/2021 all’approfondimento del
dono dello Spirito Santo, sigillo della figliolanza in Cristo e della fratellanza nella Chiesa, non risulta solo opportuno, ma quanto mai profetico e fecondo di grazia. “Dio non abbandona mai, parla nei fatti e coi fatti, con le persone e nelle persone; però, poter dire che tutto è grazia, richiede che se ne sia fatta l’esperienza, se no, è impossibile parlarne. La grazia è opera di Dio, è Dio stesso che si rende presente nella storia di una persona, di una comunità, è Dio che, come Padre, ci obbliga a fare i conti con il nostro io, con le nostre abitudini, con le nostre sicurezze” (da “Tutto è grazia”, lettera del Patriarca Francesco alla diocesi in tempo di Covid-19)

Tornare a “respirare”
Sembra esserci una sorta di filo-rosso nei fatti che hanno caratterizzato il 2019-2020 a livello mondiale e che ancora segnano i nostri giorni. Il famigerato virus Sars-CoV-2 colpisce soprattutto l’apparato respiratorio e tutti abbiamo tristemente imparato, dalle testimonianze di chi ci è passato, quanto sia angosciante non riuscire a respirare, indossare un casco Cpap pregando Dio di non aver bisogno dell’intubazione. Così come siamo rimasti sconvolti dai 9 minuti di video in cui un uomo, George Floyd, moriva soffocato sotto il peso di un altro uomo. Il suo “non riesco a respirare” è divenuto il grido-simbolo di una ribellione al razzismo e alle ingiustizie che ancora oggi incendia gli USA e riecheggia nel mondo. Prima ancora di entrare nell’emergenza pandemica, se ci pensiamo bene, la stessa madre terra sembrava gridare attraverso la voce di migliaia di giovani: uomini, fatemi respirare!
Questa specie di “pedagogia della mancanza” dovrà pur insegnarci qualcosa.
Un recupero di valori essenziali per la vita umana? Il bisogno di restituire dignità, autenticità, senso alle cose che facciamo? La riflessione che si è aperta, fuori e dentro la Chiesa, è vasta e in gran parte ancora da esplorare.
Riavvolgendo tale filo negli eventi, ci siamo accorti che, in misura certamente meno drammatica ma profondamente reale, anche nelle nostre comunità cristiane (ben prima del COVID-19!) spesso si era “soffocati” dagli impegni oppure si percepiva come in alcuni automatismi finisse per “mancare l’aria”. Arrivare “ansimanti” a fine anno pastorale e stramazzare al suolo, era in molti casi un’esperienza concreta che ben poco aveva a che fare con la “corsa” paolina. Rasenta il paradosso che la vita di una comunità, nata e animata dal respiro di Gesù, il crocifisso risorto, non permetta alle persone di ossigenarsi ma si riduca ad un succedersi di appuntamenti, in nome di chissà quale performance e, per di più, con scarsi risultati.
Vorremmo perciò trasformare tale provocazione in un’opportunità: impegnarci nell’esercizio, mai banale, di concentrare l’attenzione sul vero respiro della comunità, il respiro che ci fa Chiesa di Cristo e non una semplice (o complessa) azienda di servizi, per quanto moderni e super accessoriati.
Agli uomini e alle donne, ai giovani e ai bambini che frequentano le nostre parrocchie, ma anche a quelli che semplicemente vivono nel territorio, ci piacerebbe donare relazioni sane e liberanti quanto una boccata d’aria fresca. Se ci accorgiamo che una vita comunitaria va ricostruita dopo questa esperienza di distanza e isolamento… proviamo a partire dall’importanza di “respirare” in modo regolare, disteso, corretto, così che il Vangelo della gioia, ascoltato e pregato, possa rinnovare mente, anima e corpo di ciascuno! Perché è la persona nella sua interezza che ci interessa, ed è prima di tutto a quello che sta succedendo dentro alle persone, che sentiamo l’urgenza di prestare attenzione.
L’esercizio richiede certamente pazienza e coraggio per rallentare, senza smettere di procedere, scegliendo tra le varie attività diocesane e parrocchiali ciò che può aiutarci a realizzare quella che potremmo chiamare ecologia della vita in Cristo.

 

Alcune indicazioni pratiche per avviare un processo di discernimento

  • privilegiare momenti di preghiera e invocazione dello Spirito Santo per predisporre il cuore di ciascuno e “sintonizzarsi” comunitariamente;
  • favorire l’opera di ascolto, interpretazione e discernimento a piccoli gruppi, coinvolgendo tutte le varie realtà presenti nella parrocchia, attraverso la traccia diocesana o altre piste adatte allo scopo;
  • mantenere uno sguardo generoso che abbracci tutto il territorio e il tessuto sociale in cui la parrocchia vive e testimonia;
  • affidare agli organismi di corresponsabilità pastorale (CPP, Cenacoli…) il lavoro di sintesi e restituzione alla comunità per arrivare a scelte condivise;
  • domandarsi nella fase iniziale di verifica: cosa “fa respirare” le nostre comunità, ovverosia cosa le rende davvero tali? Se alla ricerca dell’essenziale della vita cristiana ci sentiamo chiamati a “sfoltire” le nostre attività, qual è la soglia sotto la quale non possiamo andare, ovverosia di cosa non possiamo proprio fare a meno?
  • tenere viva la riflessione sulle priorità nella vita, sullo stile cristiano, la cura quotidiana della dimensione spirituale delle persone, in una prospettiva di discernimento vocazionale (Esercizi Spirituali, ritiri, liturgia delle ore…).

 

Gli Uffici diocesani, in modo coordinato, sono disponibili a sostenere e accompagnare questo lavoro di ascolto con quanti ne avessero bisogno. Nel corso dell’anno pastorale si renderanno presenti nelle zone/vicariati per condividere quanto emerso, approfondire la conoscenza delle varie realtà e creare maggior relazione tra Diocesi e comunità locali. Tale invito a camminare guidati dallo Spirito Santo sarà proposto a tutti i livelli e negli organismi di partecipazione ecclesiale (Consiglio pastorale diocesano, Consulta delle aggregazioni…).

 

Il testo integrale degli orientamenti pastorali per l’anno 2020/21, con una proposta di lectio divina (su Atti 2,1-11), è riportato nel file allegato qui in calce.

 

(la foto che affianca questo articolo è di repertorio)