Nella chiesa veneziana di San Felice i riti e le Messe di riparazione dopo il furto delle particole consacrate. Il Patriarca Francesco: “Atto gravissimo e inquietante, tocca il sommo bene donato da Cristo alla sua Chiesa”. Il testo integrale della lettera indirizzata alla comunità

Venezia, 17 aprile 2019

«Chi è contro Dio, chi odia Dio, cerca di colpirlo laddove è più grande il suo amore». Lo ha detto il Patriarca ieri sera (16 aprile), nella chiesa di San Felice a Venezia, durante i riti e la Messa di riparazione da lui presieduti e celebrati a seguito del furto sacrilego da poco compiuto in quel luogo. Lo scorso sabato sera, infatti, sono stati rubati un ostensorio, una croce astile e un calice. E dal tabernacolo, in particolare, è stata rubata una pisside con le particole consacrate.

Profanare l’Eucaristia – ha affermato mons. Moraglia – è qualcosa di molto più grande e grave anche dell’incendio della cattedrale di Nôtre Dame: «La cattedrale è stata costruita dalla fede della Chiesa ed è stata costruita per celebrare l’Eucaristia, per contenere l’Eucaristia, perché la comunità possa diventare comunità eucaristica nella celebrazione e nell’adorazione. Ci ha turbato molto vedere quel tesoro conosciuto in tutto il mondo bruciare… Ma quello che è accaduto qui è qualcosa di infinitamente più grande». Perciò, ha aggiunto il Patriarca, «è terribile l’atto di profanazione. Ma è altrettanto e, anzi, più grande il gesto di chi vuole riparare, di chi vuole compiere qualcosa che dica un amore infinito per il Signore. Per questo abbiamo recitato l’atto di fede, speranza e carità, ciò che di più grande un uomo possa dire e fare. Perché noi, con fede, speranza e carità, vogliamo dire il bene infinito che vogliamo a Gesù Eucaristia».

Dal Patriarca è giunta poi anche una serie di precise indicazioni rivolte alla comunità di San Felice per fare in modo che da un male così grande possa nascere un bene ancor più grande. L’invito è quello di realizzare momenti di catechesi sull’Eucaristia (di tipo biblico, dogmatico, liturgico e spirituale con particolare attenzione a quanto insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica) e di promuovere a S. Felice un tempo stabile di adorazione eucaristica: «Almeno un’ora alla settimana, con presbiteri e fedeli, dinanzi a ciò che per un cristiano è più grande».

Proprio in queste ore, sulla vicenda, il Patriarca ha voluto anche indirizzare una sua lettera affidata al parroco di San Felice, don Raffaele Muresu, e destinata all’intera collaborazione pastorale interessata della zona veneziana di Cannaregio. In tale scritto il Patriarca ribadisce il carattere «gravissimo ed inquietante» del furto compiuto, sia perché «viene a toccare il bene sommo del Santissimo Sacramento, sommo dono di Cristo alla sua Chiesa, in cui si realizza la reale presenza dello stesso Signore Gesù, sotto le specie del pane e del vino» sia per il tempo in cui è avvenuta tale profanazione (l’inizio della Settimana Santa) ed anche per le modalità del furto che sembrano purtroppo prefigurare ulteriori intenzioni profanatorie. Il Patriarca, in ogni caso, auspica nuovamente che da tale episodio scaturisca un bene ancor maggiore, ovvero «la conversione di chi ha compiuto l’atto e la crescita nella fede eucaristica della comunità coinvolta, dagli adulti ai più giovani».

Dopo la Messa di riparazione che ieri sera il Patriarca stesso ha presieduto nella chiesa veneziana di S. Felice, anche nella giornata di oggi (17 aprile) saranno nuovamente riproposti – presieduti dal parroco – i previsti riti di riparazione.