S. Messa per il Giubileo delle Facoltà Ecclesiastiche del Triveneto
(Aquileia, 14 giugno 2025)
Saluto del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia
Eminenza Reverendissima, cari Confratelli nell’episcopato, presbiteri, diaconi, consacrati, consacrate e laici delle Facoltà teologiche ed ecclesiastiche convenuti in pellegrinaggio in questo luogo, origine della propagazione del Vangelo nelle terre del Nordest e non solo.
Aquileia – la Chiesa Madre della cristianità delle Tre Venezie – ci vede oggi qui raccolti nel contesto dell’Anno giubilare, nel ventennale della fondazione della Facoltà Teologica del Triveneto ma, ancor più, nell’anniversario dei 1700 anni del Concilio di Nicea.
Proprio in questi luoghi, durante il Convegno ecclesiale di Aquileia e Grado del 1990, maturò l’esigenza – poi raccolta e tradotta dalla Conferenza Episcopale Triveneta nel documento “La croce di Aquileia” – di operare per un «potenziamento della formazione teologica» ed assicurare «alla nostra Regione ecclesiastica la presenza di istituti teologici accademici, che siano luogo e stimolo per un permanente approfondimento delle verità della fede nel contesto culturale della nostra terra, e per la preparazione di operatori pastorali e di maestri» (n. 15). La procedura che ne seguì per l’erezione della Facoltà Teologica del Triveneto – concepita “a rete” per una più capillare copertura del territorio e per garantire un’offerta diffusa – fu portata a compimento, come sappiamo, nel 2005.
Accanto all’opportunità di grazia offerta dall’Anno giubilare e oltre al ventennale della nostra Facoltà Teologica, come dicevo, va rimarcato l’importante anniversario che è anch’esso legato a questi luoghi ricchissimi di testimonianze dell’antica età cristiana.
Nicea – primo concilio ecumenico – rappresentò un’alta espressione sinodale di vissuto ecclesiale. Ma Nicea, che inizialmente riconciliò le parti intorno alla dottrina dell’homoousios, con eccezione di Ario e pochi suoi sostenitori, segnò tuttavia l’inizio di un lungo e complesso processo che vide ulteriori ripensamenti, discussioni e tensioni tanto che la situazione parve volgere a favore del partito filoariano e si concluse invece, 56 anni dopo, con la ripresa e l’arricchimento del Credo di Nicea e la definitiva condanna dell’arianesimo nel primo Concilio di Costantinopoli, nel maggio del 381.
La condanna fu confermata nel settembre dello stesso anno per le Chiese dell’Occidente latino proprio al Concilio di Aquileia, convocato da sant’Ambrogio con il concorso dei Vescovi dell’Italia settentrionale ed altri di Francia, Spagna e Africa. Così noi oggi celebriamo l’Eucaristia in un luogo che ha fatto la storia della Chiesa e questo, per chi ha senso ecclesiale, procura un’emozione grande.
Qui, dunque, nell’Aula Teodoriana su cui, più tardi, sarà edificata – tra i secoli IX e XI – la grande basilica patriarcale nella quale ci troviamo, fu celebrato il Concilio che concluse (per l’Occidente latino) la lunga e complessa storia della messa a punto della dottrina della consustanzialità del Verbo, iniziata proprio a Nicea 1700 anni fa. Tutto ciò rende vivo, attuale e imprescindibile il compito filosofico e teologico circa l’intelligenza della fede di cui tutte le nostre Facoltà, in modi differenti, si rendono interpreti. E la dottrina nicena dell’homoousios – è bene ribadirlo anche oggi – non è una filosofia accanto alla Bibbia ma, al contrario, è la difesa della Bibbia da ogni intromissione di tipo filosofico.
Al Signore Gesù, vero Dio e vero uomo, il nostro grazie per questa giornata in cui al centro delle nostre Chiese poniamo la fede, la spiritualità e la teologia. A tutti l’augurio di una giornata in cui possiamo vivere la bellezza di una Chiesa che si scopre tale guardando il Signore Gesù.
A Lei, Eminenza, rinnoviamo il grazie per aver accolto il nostro invito.
