S. Messa in ricordo del tarsiciano Franco Passarella a cent’anni dalla nascita
(Venezia – Basilica Cattedrale di S. Marco, sabato 18 ottobre 2025)
Saluto del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia
Cari fratelli e sorelle,
saluto i presenti, in particolare coloro che fanno parte del Collegium Tarsicii Martyris di Venezia a cominciare dal Magister Daniele Spero e dal Presbyter don Morris Pasian. Uno speciale saluto al Vescovo Domenico Sigalini che terrà l’omelia in questa celebrazione eucaristica in cui ricordiamo la luminosa figura del tarsiciano veneziano Franco Passarella, a cent’anni dalla nascita, e di cui viene promossa la causa di beatificazione.
Viviamo quest’Eucaristia in un luogo fortemente significativo e simbolico: è la chiesa cattedrale, la Chiesa Madre della diocesi, dove Franco Passarella ha svolto i suoi primi servizi liturgici di giovanissimo tarsiciano.
La cripta – dove ci recheremo al termine della celebrazione – è il luogo dove egli pronunciò nel 1940 l’atto di aggregazione al Collegium e dove sono custodite le spoglie mortali del Cardinale Pietro La Fontaine, fondatore del Collegium Tarsicii di Venezia e che, insieme a mons. Ugo Camozzo – suo segretario e Presbyter del Collegium – si spese molto nella formazione umana e cristiana di Franco Passarella.
Oggi, in un certo senso, siamo tutti invitati a rivivere un momento di storia veneziana e a cogliere la bellezza e anche la drammaticità della testimonianza di vita e di fede di questo tarsiciano nato – come si diceva – 100 anni fa in questa città e che poi ha vissuto la sua breve esistenza a Brescia, dove si unirà ai partigiani e al gruppo di resistenti cattolici denominato “Ribelli per amore”.
Troverà la morte – una sorta di vero e proprio martirio – poco più che diciottenne tra le montagne della Val Camonica, in circostanze rimaste a lungo celate e misteriose e solo più recente almeno in parte chiarite, tradito e ucciso dal cosiddetto “fuoco amico”. Sono questi gli esiti tragici che – ieri come oggi – i tempi di guerra, segnati da forti e laceranti contrapposizioni, purtroppo riservano spesso a chi si trova a viverli.
Oggi siamo qui, alla scuola e davanti all’altare del Signore, per raccogliere i fecondi semi di santità che il tarsiciano Franco ci ha lasciato: l’amore per l’Eucaristia come centro della vita, il Vangelo come riferimento fondamentale (lo portava con sé anche sulle montagne che lo hanno visto morire), la mitezza e la purezza di vita come ideale, l’attenzione e la preoccupazione per gli altri a cui donare tempo, gesti buoni ed anche una formazione cristiana attraverso il catechismo, la capacità di lasciarsi interpellare anche dalle situazioni politiche e sociali del tempo e, quindi, di sapersi mettere in gioco per la giustizia e per il bene comune in tempi nei quali questi valori erano del tutto disattesi.
Giovanissimo ma già consapevole e appassionato testimone di Cristo – ce ne parlerà tra poco nell’omelia mons. Sigalini -, l’esempio di Franco Passarella possa ispirare i tarsiciani veneziani di oggi e tutti noi ad una vita cristiana, cioè santa, fondata su una rinnovata fede battesimale.
