Saluto del Patriarca nella S. Messa in ricordo del Patriarca Marco Cè a cent’anni dalla nascita (Venezia – Basilica Cattedrale di S. Marco, sabato 18 ottobre 2025)

S. Messa in ricordo del Patriarca Marco Cè a cent’anni dalla nascita

(Venezia – Basilica Cattedrale di S. Marco, sabato 18 ottobre 2025)

Saluto del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia

 

Carissimi fratelli e sorelle,

mentre ringrazio tutti sin d’ora per la vostra partecipazione all’Eucaristia e poi al momento che seguirà in ricordo del Cardinale Patriarca Marco Cè a cent’anni dalla nascita, desidero salutare e ringraziare in particolare il Cardinale Oscar Cantoni, Vescovo di Como e già Vescovo di Crema, per aver accolto l’invito a presiedere quest’Eucaristia; insieme a Lui saluto il Vescovo di Adria-Rovigo Mons. Pierantonio Pavanello e il Vescovo emerito di Vicenza Mons. Beniamino Pizziol, già prete veneziano.

La nostra Chiesa ha goduto della presenza del Patriarca Marco per ben 35 anni e così l’ha conosciuto e amato sempre più sia nel periodo in cui l’ha guidata come pastore – dal 1979 al 2002 – che successivamente, da vescovo emerito, quando si è ritirato nell’appartamento che la Diocesi aveva ristrutturato e messo a sua disposizione, in campo San Barnaba; in quegli anni si spese con tutte le sue forze, fin quando la salute glielo consentì, ad animare gli esercizi spirituali a Cavallino.

Proprio per farsi aiutare nella predicazione degli esercizi spirituali, il Patriarca Marco spesso chiamava il Cardinale Cantoni che, da quando era solo “don Oscar”, ha maturato una lunga e proficua collaborazione con la nostra Chiesa, grazie all’amicizia con il Cardinale Cè. Per questo siamo molto lieti che il Cardinale Cantoni oggi sia qui, con noi, per ricordarlo. E mi pare bello far notare che in questa celebrazione egli ha con sé il pastorale che fu donato al Patriarca Marco nel dicembre 1978 dall’Azione Cattolica, la croce pettorale dell’ordinazione episcopale ed anche indossa la casula personale del Patriarca Marco, da lui spesso utilizzata qui in Cattedrale.

Ci è sembrato giusto condividere questo momento ecclesiale veneziano di gioioso ricordo del Patriarca Marco, invitando le molteplici realtà che hanno segnato la sua lunga vita: la Diocesi originaria di Crema, l’Azione Cattolica Italiana, la Diocesi di Bologna, la Conferenza Episcopale Italiana (Cè ne fu vicepresidente), i Vescovi del Triveneto (Cè ne fu il presidente per tutto il tempo in cui fu Patriarca di Venezia) e quanti – vescovi, sacerdoti e fedeli laici – sono legati a lui, insieme naturalmente alle autorità civili e militari della nostra città di Venezia che ringrazio per la loro presenza.

Desidero, così, salutare quanti hanno risposto all’invito o partecipano a questa celebrazione in rappresentanza delle realtà ed istituzioni che sono state appena richiamate, insieme ai sacerdoti, ai diaconi, alle persone consacrate e ai fedeli laici della Chiesa veneziana qui convenuti.

Ognuno di noi conserva certamente un ricordo intimo e ha un personale motivo di riconoscenza verso il Patriarca Marco. Richiamo qui soltanto alcuni aspetti della testimonianza umana e cristiana che ha reso in mezzo a noi.

La Provvidenza, intanto, ha voluto che in questo giorno si celebri liturgicamente la festa di san Luca (e i bolognesi potrebbero confermare il legame di Cè con il santuario della Madonna di san Luca) e le letture da un lato hanno un riferimento all’evangelista Marco, nostro patrono a cui è intitolata questa splendida Basilica Cattedrale, sia al tema e all’invocazione della pace, tanto invocata in questi giorni.

Il motto episcopale del Cardinale Cè, come sapete, era: “Christus ipse pax” e – spiegò lui stesso una volta – “si riferisce a Cristo che demolisce i muri di separazione fra gli ebrei e i pagani e fa pace fra tutti. Io ho preso l’espressione a prescindere dal suo senso letterale (però non escludendolo) intendendo “il Risorto” come la pienezza dei beni messianici della salvezza: uno sguardo fisso su Cristo nella ricchezza della sua unicità e totalità” (Intervista per un incontro culturale al Laurentianum di Mestre, febbraio 2013).

Questo “sguardo fisso su Cristo”, unico Salvatore, è quanto ci suggerisce anche oggi il Patriarca Marco, insieme – tra le tante cose – alla sua premurosa e costante attenzione di padre verso il Seminario e verso i preti per i quali si rendeva sempre disponibile tanto da raccomandare sempre al segretario – il carissimo don Valerio, ricordiamo anche lui, a quasi due anni dalla morte – di fare “ponti d’oro” di fronte alle richieste e alle necessità dei sacerdoti.

Sappiamo bene, infine, quanto la Parola di Dio, nella Sacra Scrittura, sia stata importante nella vita del sacerdote, del professore, del rettore di Seminario e del vescovo Marco Cè e, per questo, l’ha sempre proposta, raccomandata e rivolta sia ai fedeli laici che ai suoi sacerdoti a cui indicava la predicazione della Parola “al centro del ministero di presidenza, servizio della verità di Cristo e servizio della comunione di tutti con Cristo in Dio” (Omelia alla Messa crismale 1990).

Ancora oggi il Patriarca Marco ci ripete: “Il Risorto si rende presente nella Chiesa consegnando se stesso alla Parola… nella parola che risuona nella comunità dei credenti egli è realmente presente e parla. Non cercate altrove la risposta di Dio ai problemi di ogni giorno e la sua guida” (Esercizi spirituali alla Chiesa di Venezia, marzo 1989).

 

 

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