Convegno “Profili problematici e prospettive nel processo penale canonico extragiudiziale”
(Venezia / Facoltà di Diritto Canonico S. Pio X, 13 marzo 2025)
Saluto del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia
Un saluto cordiale a tutti i partecipanti a questo convegno che ha per tema il processo penale extragiudiziale e ci permetterà di entrare in alcune problematiche e prospettive di uno strumento utilizzato frequentemente nella prassi per accertare la responsabilità penale di chi delinque nella Chiesa.
Saluto, insieme ai relatori che interverranno, Sua Eccellenza Monsignor Giuliano Brugnotto e ringrazio Mons. Eduardo Baura e Mons. Bruno Fabio Pighin che modereranno le due sessioni di questa giornata. Ringrazio anche il preside della Facoltà di Diritto canonico S. Pio X don Benedict Ejeh, il vice preside don Pierpaolo Dal Corso e il prof. Giuseppe Comotti, direttore dell’Osservatorio Giuridico Legislativo Triveneto e del Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università di Verona che hanno organizzato – con la Facoltà S. Pio X – il convegno.
Questa giornata aiuterà a mettere a fuoco, da un lato, l’impegno con cui la Chiesa opera per la repressione dei crimini compiuti al suo interno e, dall’altro, come essa disponga non solo del giudizio – via ordinaria che nel codice gode del favore del Legislatore – ma anche di una via processuale di natura amministrativa da impiegare in campo penale in presenza di giuste cause. Per le sue caratteristiche, soprattutto la sua struttura essenziale e la sua celerità, consente di giungere ad una decisione in un tempo contenuto. Tale strumento ha avuto ed ha tuttora un ampio impiego nella celebrazione dei processi penali ecclesiali, nonostante possa apparire meno garantista.
Desidero ricordare, più in generale, che, a pieno diritto, l’azione penale si colloca nel ministero pastorale della Chiesa e i pastori, chiamati a guidare la comunità, sono tenuti – sì, sono tenuti – ad esercitarla tanto per il bene di quest’ultima, la quale ha diritto di vedere ristabilita la giustizia e riparato lo scandalo, quanto per il bene di chi sbaglia affinché si assicuri, la salus animarum, suprema lex Ecclesiae.
In ogni processo, verità e giustizia devono rimanere intimamente congiunte e necessariamente coniugate con la virtù somma: la carità. Questi termini – verità, giustizia, carità e pastorale – non si devono mai contrapporre ma vanno considerati in modo unitario, perché trovano tutti il loro fondamento nella volontà divina.
Anche per questo, la funzione giudiziale deve sempre garantire un giusto processo, nel quale siano rispettati i diritti dell’imputato, e si possa giungere, con la necessaria certezza morale, all’accertamento della verità secondo giustizia, intesa non come giustizialismo ma res iuxta. La verità e la giustizia sono a servizio della carità, che non va confusa e ridotta alla mera clemenza verso chi sbaglia, ma costituisce un aiuto per la correzione di chi, con il suo comportamento, ha ferito – talvolta anche gravemente – la comunità e, a beneficio, quindi, dell’intero corpo ecclesiale, verso il quale la carità impone di veder riconosciuto il giusto, soprattutto nei confronti di quei particolari soggetti che possono vedersi danneggiati – talvolta irreparabilmente – dal delitto, ovvero le vittime.
Come ricorda Papa Francesco nel Discorso alla Curia Romana del 21 dicembre 2015 (punto n.7), senza la giustizia anche la misericordia e la carità finirebbero per tradurre “un’ideologia del buonismo distruttivo”; tuttavia, la giustizia senza la carità finirebbe per diventare “giudiziarismo cieco”. La giustizia senza la carità è incompleta ma la carità senza la giustizia è falsa.
I casi contra sextum – veri o presunti, emersi a partire dagli anni Novanta – hanno costretto la Chiesa a verificare i propri strumenti repressivi dei crimini, riscontrandone purtroppo l’inadeguatezza. Talvolta la via amministrativa ha visto un massiccio impiego solo per poter giungere con celerità alla massima condanna – la dimissione dallo stato clericale – senza dover attendere i tempi di un giudizio, in molti casi nemmeno possibile per la scarsità di personale idoneo e col rischio dunque di operare una giustizia sommaria. Per questo è opportuno continuare ad approfondire, anche sotto il profilo speculativo, gli strumenti processuali penali.
La nostra Facoltà – anche a servizio della realtà territoriale della Regione Ecclesiastica Triveneto in cui ha sede – desidera con questo convegno fornire il suo apporto scientifico allo studio del processo extragiudiziale, mettendone in luce le criticità e le prospettive. La riforma del diritto penale della Chiesa – iniziata da Benedetto XVI e continuata da Francesco col motu proprio Pascite Gregem Dei per il Libro VI del codice latino e col motu proprio Vocare peccatores per il titolo XXVII del codice delle Chiese cattoliche orientali – non ha interessato, se non minimamente, il diritto processuale penale. Per questo le iniziative di studio in quest’ambito, complementare al diritto sostanziale, possono offrire preziosi contributi de iure condendo.
Inoltre la collaborazione con l’Università statale di Verona consente di addentrarci in un confronto comparatistico, utile non solo in termini speculativi ma anche al fine di una fattiva collaborazione con le autorità statali per la repressione di comportamenti criminali che rilevano in entrambi gli ordinamenti, pur in prospettive diverse.
Auspico che questo convegno possa tornare a beneficio non solo degli studenti ma anche di quanti operano nei Tribunali ecclesiastici e nelle Curie diocesane, tutti chiamati – nei diversi ruoli ricoperti – a lasciarsi guidare dalla carità, somma virtù cristiana, ed esigendo un senso di reale e piena giustizia nel perseguire la verità.
Ringrazio, pertanto, gli organizzatori e i presenti. A tutti, infine, auguro un proficuo lavoro.
