Saluto del Patriarca al convegno “Il valore della bellezza. Dialoghi delle Fabbricerie con il Paese” (Venezia / Palazzo Ducale, 5 ottobre 2024)

Convegno “Il valore della bellezza. Dialoghi delle Fabbricerie con il Paese”

(Venezia / Palazzo Ducale, 5 ottobre 2024)

Saluto del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia

 

 

 

Saluto le autorità e tutti coloro che sono giunti a Venezia, da varie parti d’Italia, per il convegno promosso dall’Associazione Fabbricerie Italiane e dalla Procuratoria di San Marco sul tema “Il valore della bellezza. Dialogo delle Fabbricerie con il Paese”.

Questo argomento rimanda subito a quel “valore della bellezza” di cui le Fabbricerie italiane, per qualità e quantità, sono depositarie come pochissime altre realtà; esse sono, infatti, custodi di bellezze che non hanno eguali e, potremo dire, sono in prima linea nell’attuare uno dei principi fondamentali della Costituzione Italiana: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca tecnica e scientifica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione” (art. 9)

Ne è viva testimonianza il tesoro che è qui a fianco, la splendida basilica patriarcale di San Marco, affidata alla Procuratoria di San Marco che desidero ringraziare, in tutte le sue componenti, per l’impegno e la competenza con cui svolge il suo mandato istituzionale.

È un grande tesoro affidato alle nostre mani e alla nostra responsabilità; un tesoro fragilissimo, poiché, accanto alle normali usure del tempo e ai grandi eventi “esterni” (come la pandemia iniziata nel 2020), Venezia deve confrontarsi con questioni “peculiari” e, in primis, con il fenomeno dell’acqua alta che, in passato e sempre più di frequente in tempi recenti (penso agli eventi del novembre 2019), ha causato varie ferite alla basilica marciana e a molte altre nostre chiese. oltreché alle attività e alla normale vita dei residenti in questa città dalla bellezza unica ma anche fragilissima.

Oggi, dopo tante attese e preoccupazioni, vediamo i positivi riscontri ed effetti che stanno dando le opere per la salvaguardia della città, la cosiddetta insula marciana e la specifica area della nostra “basilica d’oro”. Nel seguire queste delicate fasi è stata determinante l’azione concreta della Procuratoria, la nostra Fabbriceria, che è risultata fondamentale per coordinare, seguire, valutare, verificare e far progredire ogni passaggio delicato, nell’indispensabile coordinamento e sinergia con gli altri enti coinvolti e le altre istituzioni interessate.

L’auspicio, più volte espresso, è che adesso vi siano puntuali e adeguati processi e virtuosi automatismi di gestione (sia sul piano istituzionale-tecnico che economico-finanziario) in grado di permettere alle differenti opere – che hanno richiesto un ingente impegno finanziario pubblico – di essere funzionanti a pieno regime, in modo rispondente alle necessità del territorio veneziano con tutte le sue specificità.

Esprimo ancora un pensiero e lo affido alla vostra riflessione. In questi anni, seguendo in maniera continua il lavoro della Procuratoria di San Marco e le vicende di questa città, è emerso in modo evidente che la missione di una Fabbriceria – nel contesto della città e del mondo – non è limitata alla cura o al restauro di opere, di muri, di edifici o di pietre (compito che, ovviamente, resta urgente).

Ogni Fabbriceria offre piuttosto un contributo prezioso ed indispensabile per rafforzare, far crescere, riscoprire, (a volte anche) ricostruire e rigenerare il senso di “civitas”, ossia l’insieme delle relazioni che costituiscono una città, facendo memoria di una storia segnata fino ad oggi dalla presenza operosa e concreta e dai valori propri di una comunità cristiana – ossia che si rifà a Cristo – e risollevando un senso di appartenenza – anche spirituale – ad una comunità che ogni giorno custodisce e presenta i suoi tesori ai residenti, ai turisti e ai visitatori di ogni sorta.

È questa, in fondo, la bellezza che può salvare il mondo, per dirla con Fëdor Dostoevskij. Ma qui s’intende la bellezza che riconduce al bene profondo e alla “vita buona” che fa parte già della nostra storia e del nostro cuore, è la bellezza che sa parlare anche al turista più distratto riportando alle domande e alle ragioni fondamentali del vivere (e del morire), è la bellezza che fa riscoprire e ritrovare anche un senso di fraternità e di comunità in un mondo dilaniato da odio, pregiudizi, guerre.

A noi veneziani Papa Francesco, concludendo pochi mesi fa l’omelia della Messa celebrata in Piazza San Marco, ha ricordato i frutti che il Vangelo di Cristo sa generare e può continuare a produrre “dentro la realtà che abitiamo: frutti di giustizia e di pace, frutti di solidarietà e di cura vicendevole; scelte di attenzione per la salvaguardia del patrimonio ambientale ma anche di quello umano: non dimentichiamo il patrimonio umano, la grande umanità nostra, quella che ha preso Dio per camminare con noi; abbiamo bisogno che le nostre comunità cristiane, i nostri quartieri, le città, diventino luoghi ospitali, accoglienti, inclusivi. E Venezia, che da sempre è luogo di incontro e di scambio culturale, è chiamata ad essere segno di bellezza accessibile a tutti, a partire dagli ultimi, segno di fraternità e di cura per la nostra casa comune. Venezia, terra che fa fratelli” (Papa Francesco, Omelia nella Santa Messa in Piazza San Marco a Venezia, 28 aprile 2024).

Nel salutare e ringraziare della vostra presenza, auspico un proficuo lavoro di confronto e auguro alle Fabbricerie Italiane di continuare a dare un apporto fondamentale nella tutela e nella promozione dei nostri tesori artistici ed architettonici e, anche della nostra “civitas” più autentica e profonda per far crescere il bene comune, la giustizia, la solidarietà e il senso di responsabilità nelle nostre città e nel nostro Paese.

 

05/10/2024
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