S. Messa nella festa del patrono della Polizia locale S. Sebastiano
(Mestre / Duomo di S. Lorenzo, 23 gennaio 2025)
Omelia del Patriarca Francesco Moraglia
Saluto il Sindaco, le autorità presenti, il Comandante e tutti gli uomini e le donne della Polizia locale di Venezia insieme ai rappresentanti delle altre Polizie locali del Triveneto.
La celebrazione del santo patrono, San Sebastiano, è occasione preziosa per incontrarsi, riflettere e pregare insieme e per esprimere gratitudine e riconoscenza per il servizio da Voi quotidianamente svolto a servizio dei cittadini.
C’è un’immagine che vorrei subito cogliere dal Vangelo (Mc 3,7-12) che è stato appena proclamato: Gesù è attorniato da una grande folla che si rivolge a Lui per ogni tipo di necessità, malattie e ossessioni e questa folla preme a tal punto che Egli chiede ai suoi discepoli di preparare una barca affinché non venissero schiacciati.
Fatte le debite proporzioni – nessuno di noi è come Gesù che libera dal male e dalla presenza del diavolo (nel Vangelo ci sono anche questi “spiriti malvagi” che sono costretti, comunque, a riconoscere il Signore come “Figlio di Dio”) -, ritengo che quest’immagine possa concorrere ad esprimere il vostro lavoro di ogni giorno, a servizio della città e, in essa, soprattutto delle persone – residenti, turisti, anziani, bambini, visitatori, frequentatori dei luoghi di ritrovo, di svago e di aggregazione o dei centri commerciali – che sono, anche solo momentaneamente, in stato di necessità e bisogno o disorientate e smarrite di fronte a talune circostanze della vita e cercano un aiuto pronto e un sicuro riferimento.
A Voi, donne e uomini della Polizia locale, è chiesto quotidianamente di mettere in campo assieme alla preparazione, professionalità e competenza anche tale costante attenzione, questo stile di umanità e cordialità che avvicina tutti con autorevolezza e, allo stesso tempo, disponibilità.
Non è sempre compito facile e gradevole, né per chi è impegnato sulla strada né per chi è in ufficio, ma proprio qui viene in soccorso la figura del vostro patrono – san Sebastiano (proclamato tale da Pio XII, nel 1957) – che è venerato come martire, cioè come colui che ha dato la vita, si è speso fino in fondo, in modo libero e fedele.
San Sebastiano era nato nel Sud della Francia (intorno all’anno 263 d.C.) e muore giovane, a soli 41 anni, per la fedeltà a quella Parola che lui aveva dato a se stesso, al Signore e alla comunità cristiana nel momento del suo Battesimo. Era stato educato a Milano – ci parla di lui sant’Ambrogio – e poi giunge a Roma dove entra in contatto con gli ambienti militari diventando comandante della prestigiosa coorte che garantiva la sicurezza dell’imperatore.
Sebastiano rimane fedele all’imperatore, fedele quindi alle leggi di Roma, perché è un uomo delle istituzioni, un uomo di Stato, ma nello stesso tempo vuol rimanere fedele alla sua coscienza e al suo “credo” perché sa ciò che Gesù dice nel Vangelo: “Rendete dunque quello che è di Cesare a Cesare e quello che è di Dio a Dio” (Lc 20,25). Si può, insomma, essere servitori fedeli delle leggi dello Stato (della città) ma rimanere uomini e donne di fede: rendere a Dio quello che è di Dio.
La libertà di coscienza nelle questioni di fede, il rimanere fedeli alla propria coscienza e servire l’imperatore ma non considerarlo – come allora pretendeva la legge ingiusta dell’Impero – una divinità da adorare; qui troviamo tutta la grandezza del vostro santo protettore, san Sebastiano.
Carissimi, il vostro patrono era un uomo osservante delle leggi e, nello stesso tempo, era un uomo libero che sapeva distinguere il bene dal male. Questo ci interpella anche e soprattutto oggi, quando la legalità non è detto coincida con la giustizia (in ogni epoca si possono dare leggi ingiuste). Sì, la coscienza ci interpella e ci indica una strada.
La grandezza di san Sebastiano sta tutta nell’essersi mantenuto un fedele servitore dello Stato non rinunciando alla sua fede e alla sua carità, impegnandosi sempre nei confronti dei poveri e di coloro che erano ingiustamente perseguitati o incarcerati per la loro fede cristiana, per rimanere fedeli al loro battesimo.
Anche oggi, quindi, san Sebastiano è un bell’esempio che parla a noi e ci indica come operare – con fedeltà, professionalità e umanità – all’interno della città intesa come urbs (gli spazi materiali che la costituiscono), avendo però sempre di mira la crescita della città intesa come civitas (luogo e contesto umano in cui vivono e operano i cittadini).
Non dimentichiamo, allora, l’immagine iniziale del Vangelo odierno con Gesù in mezzo alla folla confusa e caotica, bisognosa di sostegno, di indicazione e di aiuto (di vario genere). Voi che portate la divisa del Corpo di Polizia locale sapete bene cosa significhi questo e siete essenziali per la città. Siete molte volte il punto di riferimento immediato per tanti e, nel senso più nobile del termine, siete il “biglietto da visita” della città.
San Sebastiano – in circostanze delicate e difficili – ha saputo rendersi prossimo e, in tale vicinanza ed impegno civico, ha espresso il suo essere libero nella coscienza e, insieme, fedele alle leggi dello Stato. Viene in mente, qui, anche un’altra grande e bella figura: Tommaso Moro.
La libertà di coscienza è la grandezza di una persona, è la grandezza di un progetto educativo, è la grandezza di un popolo. San Sebastiano, nel suo essere uomo dilacerato tra il dovere e la coscienza, è riuscito a rimanere fedele ad entrambi. Come? Pagando di persona, questo è il punto. Sebastiano non era in vendita e per noi, uomini e donne, è facile essere in vendita (la carriera, la ricchezza, il profitto ecc.); ha pagato una moneta che non è quella battuta dalle banche ma è la moneta della dignità della persona.
Le orazioni liturgiche della Messa di san Sebastiano ci fanno domandare al Signore i doni dello “spirito di fortezza” e della “costanza”. Chiediamoli per tutti, di nuovo con gratitudine per quanto fate.
San Sebastiano protegga ognuno di Voi, le vostre famiglie e le persone che vi sono care. Vegli sulle nostre città e su chi le abita.
