Incontro ecumenico nel 60° anniversario della reciproca rimessione delle scomuniche tra Roma e Costantinopoli
(Venezia – Chiesa di San Zaccaria, 2 dicembre 2025)
Intervento del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia
Eminenze, fratelli nell’episcopato,
rappresentanti delle Chiese cristiane,
autorità civili e militari, signore e signori,
è con gioia e gratitudine che rivolgo a tutti Voi il mio benvenuto nel Patriarcato di Venezia.
Saluto Sua Eminenza il Metropolita Polycarpos, Arcivescovo della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia, e Sua Eminenza il Cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Con loro saluto i vescovi delle Chiese ortodosse e cattoliche qui presenti, i membri del Consiglio locale delle Chiese cristiane in Venezia e le autorità civili e militari che condividono questo momento importante di memoria e comunione.
Il Patriarcato di Venezia vive con gratitudine la possibilità di accogliere questa celebrazione che segna il sessantesimo anniversario della reciproca abolizione delle scomuniche fra Roma e Costantinopoli; un gesto nato dall’incontro tra Papa san Paolo VI e il Patriarca Atenagora, una pietra miliare nel cammino ecumenico e un invito permanente a rinnovare, con fede e coraggio, la ricerca dell’unità tra le nostre Chiese sorelle.
Oggi questo spirito si rinnova qui, a Venezia, città che dell’ideale ecumenico fa una sua peculiare vocazione. Il nome stesso di Venezia in latino è Venetiae, al plurale: un plurale nel quale riconosciamo, insieme alle molte isole che la compongono, anche la sua specifica natura d’incontro tra le molte culture, popoli ed esperienze religiose.
Fin dalle sue origini, Venezia ha vissuto ed espresso un’apertura che l’ha resa ponte fra Oriente e Occidente, crocevia di dialogo e scambio, luogo in cui le differenze non si sono cancellate ma incontrate. Qui la diversità non è stata motivo di separazione ma piuttosto occasione di conoscenza e di arricchimento reciproco. Lungo i secoli, nelle sue calli e nei suoi canali, si sono incrociate lingue, tradizioni, spiritualità; un tessuto umano e religioso che testimonia quanto l’incontro sia parte della sua stessa profonda identità. E questa vocazione ecumenica, che appartiene alla storia e alla cultura della città, può oggi diventare segno profetico per il nostro tempo in cui l’umanità avverte nuovamente necessità di ponti, di riconciliazione, di pace. Possiamo dire che Venezia oltre ad essere un luogo è un modo d’essere.
Accanto alla salda testimonianza di fede dell’Evangelista Marco, suo patrono, Venezia offre anche un segno simbolico profondo nel giorno della sua fondazione, il 25 marzo: la festa dell’Annunciazione del Signore. Quel giorno riporta all’incontro dell’Arcangelo Gabriele con Maria di Nazareth, incontro che ha cambiato la storia del mondo e nel quale riconosciamo la radice della nostra fede.
E proprio questo mistero dell’Annunciazione ci parla oggi con forza. È il paradigma dell’incontro, l’immagine più alta del dialogo vero: un incontro fatto di ascolto, accoglienza, disponibilità alla volontà di Dio. Maria non impone, non discute, ma ascolta, accoglie e risponde: “Avvenga per me secondo la tua parola”. In Lei vediamo l’atteggiamento spirituale che deve guidare ogni cammino ecumenico: l’ascolto sincero dell’altro, il riconoscimento della Parola come irrinunciabile via di grazia, la fiducia che lo Spirito parla anche attraverso le diversità.
L’Annunciazione, allora, diventa per noi icona e scuola di dialogo. Come Maria, anche le nostre Chiese sono chiamate a lasciarsi visitare dallo Spirito, a deporre paure e diffidenze, a credere che l’impossibile dell’unità diventa possibile se ci affidiamo alla potenza di Dio e non soltanto alle nostre forze. Ecco perché guardare a Maria significa anche guardare con speranza al futuro dell’ecumenismo: un futuro che non nasce da strategie o da equilibri umani, ma dal sì fiducioso alla Divina Provvidenza.
Il luogo in cui questo evento prende avvio è la chiesa di San Zaccaria che, nella sua magnificenza, offre un segno eloquente e consono alla grandezza dello stesso. Essa custodisce il corpo di Sant’Atanasio di Alessandria, padre comune nella fede e testimone luminoso dell’ortodossia. Sant’Atanasio, che tanto contribuì alla formulazione del Simbolo di Nicea, ci ricorda che l’unità della Chiesa nasce e si fonda nella verità di Cristo, confessata insieme e vissuta nella carità. E mentre quest’anno celebriamo il 1700°anniversario del Concilio di Nicea (325–2025), questo riferimento diventa ancora più carico di significato: ci richiama a tornare alle radici comuni della nostra fede, a quel Credo che unisce cattolici e ortodossi nel riconoscimento del Figlio unigenito, “Dio da Dio, luce da luce”.
È dunque significativo che proprio da qui, da questo luogo ricco di memoria e di santità, il nostro gesto ecumenico abbia inizio; è un auspicio, un segno di speranza, affinché il cammino comune delle nostre Chiese possa proseguire con rinnovato vigore, sostenuto dalla preghiera, dall’ascolto reciproco e dal desiderio sincero di comunione.
Che il Signore, per intercessione della Santa Madre di Dio, di San Marco e dei santi che ci hanno preceduto nel segno della fede, ci conceda di continuare insieme questo cammino. E che Venezia, città dell’incontro e del dialogo, sia ancora una volta segno di pace e di unità per tutti. Grazie per la fraterna testimonianza che oggi insieme rendiamo e il Signore, con la Sua pace, benedica il nostro cammino.
