I funerali a Carpenedo di don Armando Trevisiol | Il testo integrale dell’omelia del Patriarca Francesco: “Una quercia forte e robusta per un’infinità di poveri”

Mercoledì 9 agosto 2023

 Si è spento questa mattina a Mestre don Armando Trevisiol, dopo il progressivo aggravarsi delle sue condizioni di salute. Aveva 94 anni – era nato ad Eraclea (VE) il 15 marzo 1929 – ed era sacerdote diocesano da oltre 69 anni essendo stato ordinato il 26 giugno 1954 nella basilica veneziana di S. Marco dall’allora Patriarca Roncalli.

Il suo primo incarico pastorale fu ai Gesuati (Venezia) come vicario parrocchiale (dal 1954 al 1956) per poi passare come cappellano a San Lorenzo di Mestre dove rimase dal 1956 al 1971, prima con il parroco monsignor Aldo Da Villa e poi con monsignor Valentino Vecchi.; negli anni ’60 fu anche incaricato per l’assistenza agli operai degli stabilimenti di Porto Marghera. Ha, inoltre, insegnato la religione cattolica in alcuni istituti superiori della terraferma mestrina. Nel 1971 è stato poi nominato parroco di Carpenedo, comunità che ha guidato ininterrottamente fino al 2005.

Soprattutto in questi anni don Armando sviluppa sempre più la sua concreta e appassionata attenzione alla cura degli anziani (fu direttore di questa pastorale dal 1982 al 1996) e delle persone più deboli e povere che portò avanti attraverso iniziative ed opere che sono, a tutt’oggi, in piena attività. Da segnalare, in particolare, è la costruzione e successiva moltiplicazione dei Centri Don Vecchi, suddivisi ora in molteplici strutture tra viale Don Sturzo a Carpenedo, Marghera e la zona degli Arzeroni; sono realtà pensate per anziani autosufficienti e che alloggiano in mini appartamenti indipendenti ma collegati a spazi e servizi comuni nonché ad iniziative di incontro e socializzazione. Molteplici sono state anche le iniziative avviate per i meno abbienti come la Bottega solidale (spesa gratuita grazie alle offerte di cibi in eccedenza dei negozi) i Magazzini San Giuseppe (mobili e oggetti per la casa usati gratuiti) ed i Magazzini San Martino (vestiario usato gratuito), di recente confluite nel grande Centro di solidarietà cristiana Papa Francesco in via Marsala (vicino ad alcuni dei Centri Don Vecchi).

Don Armando è stato anche molto attento e sensibile al mondo delle comunicazioni sociali, presiedendo ed animando per lungo tempo l’emittente Radiocarpini e promuovendo numerose iniziative editoriali (bollettini parrocchiali, fogli informativi, pubblicazioni e riviste). Dal 2005 fino a poco tempo fa, inoltre, aveva svolto il servizio pastorale di rettore della chiesa del cimitero di Mestre.

I funerali di don Armando Trevisiol si svolgeranno venerdì 11 agosto p.v. alle ore 15.00 nella chiesa parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo e saranno presieduti dal Patriarca Francesco Moraglia.

 

AGGIORNAMENTO del 9 agosto 2023

In ricordo di don Armando Trevisiol, deceduto questa mattina a Mestre, ecco di seguito le parole del Patriarca Francesco Moraglia che è stato raggiunto mentre sta per rientrare dal Portogallo per celebrare le esequie di don Armando, fissate per venerdì 11 agosto 2023 alle ore 15.00 nella chiesa parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo:

 “Purtroppo ciò che attendevamo si è realizzato. Da mesi le condizioni del carissimo don Armando erano precipitate. Ricordo con commozione uno degli ultimi incontri all’ospedale dell’Angelo in cui ho potuto parlare con lui e anche con il medico. Ho visto un uomo stanco e provato. Il dolore di vederlo sofferente in questo ultimo periodo è stato grande. Lo ricordo come sacerdote, come si suol dire, sempre sul pezzo, vivendo il ministero pastorale che di volta in volta esercitava: una persona molto significativa a livello sociale per la Chiesa e la Città di Mestre. Si inserisce sul solco di sacerdoti veneziani che si sono distinti per assistere persone fragili o giovani, o anziani o nuclei familiari. Il nome di don Armando è legato a quello del suo maestro mons. Valentino Vecchi, dal quale prese esempio traducendo con caratteristiche proprie il suo ministero in una laboriosità pastorale che resterà come ricordo sia nella Chiesa che nella comunità civile mestrina”.

AGGIORNAMENTO dell’11 agosto 2023

S. Messa per i funerali di don Armando Trevisiol (Carpenedo / Chiesa Ss. Gervasio e Protasio, 11 agosto 2023)

Omelia del Patriarca Francesco Moraglia

 

Carissimi,

anche le querce più robuste, purtroppo, cadono. Questa immagine esprime bene il momento che stiamo vivendo: don Armando era la quercia forte e robusta che tutti speravamo non cadesse mai.

La quercia è albero sempre verde, imponente, dal tronco forte, ben radicata nel terreno che, con le sue radici, lo compatta e lo sostiene; sotto i suoi rami trovano ristoro, in ogni stagione, quanti sono alla ricerca di riposo e di una casa. Don Armando è stato questa quercia per un’infinità di poveri.

Per sé don Armando ha chiesto un funerale sobrio, non pomposo, non autocelebrativo e ci sentiamo tutti impegnati a rispettare la sua volontà, a non essere ridondanti e prolissi nelle parole e nei gesti, come lui stesso voleva.

L’immagine della quercia mi è venuta in mente dopo aver pregato per lui a Fatima, innanzi alla cappellina dell’apparizione della Madonna, prima di ritornare a Venezia per celebrare il funerale, uno di quei funerali che non si vorrebbero mai celebrare.

Circa un anno e mezzo fa don Armando mi scrisse per comunicarmi che voleva lasciare anche l’ultimo impegno pastorale. Gli dissi che, per me, se le energie glielo consentivano, poteva continuare e, comunque, mi rimisi alla sua decisione; egli scelse di lasciare perché, ormai, sentiva che le forze gli venivano meno. Le sue condizioni da allora sono andate progressivamente deteriorando fino a precipitare.

Ricordo con commozione l’ultimo incontro – avvenuto all’ospedale dell’Angelo – in cui ho potuto parlare con lui e con il medico, il primario di Geriatria che, insieme ad altri sanitari, lo aveva in cura. Insieme a loro ringrazio il cappellano, don Francesco, che gli ha amministrato gli ultimi sacramenti e suor Teresa che l’ha assistito sempre, fino all’ultimo respiro.

Ringrazio la comunità parrocchiale di Carpenedo, insieme a don Gianni e don Mario, per l’affetto dimostrato verso don Armando. Rivolgo le mie condoglianze ai fratelli, tra cui don Roberto, alle sorelle, ai nipoti, tra cui don Sandro, a tutti i familiari, agli amici e ai collaboratori della Fondazione Carpinetum.

Ripensando all’ultimo incontro, in particolare, serbo vivo il ricordo di un uomo, anzi di un prete, perché don Armando volle sempre essere prete; a lui non si addiceva il ruolo del manager o dell’operatore sociale. Ebbene, in quell’incontro lo vidi molto provato; desiderava ancora reagire ma tale desiderio doveva misurarsi con un fisico sempre più debole.

Per i tantissimi che gli hanno voluto bene – confratelli, collaboratori, amici – questo è il momento che don Armando, uomo di grande fede, avrebbe voluto fosse vissuto nella certezza del Signore risorto, sicuri che la vita eterna è la vera vita per la quale vale spendere – come lui ha fatto – tutta l’esistenza terrena.

Ricordo don Armando come un sacerdote che sapeva stare – come si dice – sempre “sul pezzo”, con un carattere forte, determinato e, insieme, schivo e taciturno, alcuni dicono brusco. Molti messaggi, giunti numerosi in questi giorni, lo ricordano come un prete “accogliente, intelligente, buono, speciale”. Certamente don Armando è stato un prete molto significativo per la città di Mestre e per la Diocesi ricoprendo incarichi molteplici, svolti con passione e determinazione.

Don Armando si inserisce nel solco di quei preti veneziani che si sono spesi nell’accompagnare persone fragili, giovani, anziani e nuclei familiari. Ebbe come maestro monsignor Valentino Vecchi, ovviamente portando nel ministero le proprie caratteristiche personali; i Centri dedicati a monsignor Vecchi dicono questa stima e consonanza sacerdotale.

Don Armando rimarrà così nel ricordo della Chiesa diocesana e della comunità civile mestrina. Fu un uomo libero anche nel valutare le persone; mi colpiva l’immediatezza con cui vedeva e riconosceva i pregi e i limiti delle persone a lui vicine.

Durante il primo incontro che ebbi con lui a Zelarino – era il 2012 – aveva da tempo superato gli ottant’anni. Al termine di quel colloquio gli dissi in modo scherzoso: hai un difetto, non sei più giovane… L’allusione era a qualche possibile incarico. Sorrise anche lui e poi aggiunsi: fatti vedere agli incontri con i confratelli, la tua presenza sarà benedizione per te e per loro.

Come già detto, don Armando ha chiesto un rito sobrio, non autocelebrativo – deriva in cui cadono non pochi funerali -, e ha domandato che fossero proclamate le letture della liturgia del giorno.

È doveroso, quindi, fare un richiamo alla prima lettura, tratta dal libro del Deuteronomio: sono menzionate le ultime raccomandazioni che Mosè rivolge al popolo prima dell’ingresso nella terra promessa.; Mosè afferma il primato di Dio nella vita d’Israele, di ogni famiglia, di ogni membro del popolo.

È questo un richiamo oggi attualissimo per evitare che tutto si riduca al piano del fare, non sapendo più interrogarci sul perché delle cose: “…medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n’è altro. Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre” (Dt 4,39-40).

Il Vangelo appena proclamato, poi, chiede – nella vita del discepolo – la capacità del dono di sé, ricordando che guadagnare il mondo intero, alla fine, non serve a nulla e non ha senso, poiché proprio questo mondo è destinato a venire meno, ad esserci tolto: “…il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni. In verità io vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno” (Mt 16,27-28).

Oggi, tra l’altro, ricorre la memoria di santa Chiara, seguace del Poverello d’Assisi, di cui la liturgia sottolinea “l’amore per la povertà evangelica”, indicandola come modello per “seguire Cristo in povertà di spirito”, così da poter contemplare Dio, un giorno, nel Regno dei cieli. Don Armando – desidero sottolinearlo – ha sempre amato i poveri così come erano, ma anche il bello, e perciò desiderava che la povertà fosse dignitosa e, quindi, voleva che fosse sempre accompagnata dal bello.

Con questi pensieri, tratti dalle letture odierne e dalla preghiera della colletta di Santa Chiara, vogliamo dire il nostro arrivederci a don Armando. Sì, arrivederci nel Regno di Dio, dove non conta ciò che gli altri dicono di noi, ma quello che noi siamo e contiamo dinanzi a Dio per quello che abbiamo fatto e per come lo abbiamo fatto.

Finalmente là, verità e amore saranno un tutt’uno inscindibile, perché il Paradiso – spero che tu, don Armando, lo possa già provare e comunque prego perché ciò avvenga presto – è verità vissuta nell’amore e amore plasmato dalla verità. Non c’è verità separata dall’amore, non c’è amore che non sia plasmato dalla verità: questo è il Vangelo del Signore Gesù.

L’eterno riposo dona a lui, o Signore, e splenda a lui la luce perpetua. Riposi in pace. Amen.