S. Messa nella solennità dell’Annunciazione del Signore con l’animazione della Cappella Musicale Pontificia Sistina
(Venezia / Chiesa parrocchiale di San Salvador, 25 marzo 2025)
Omelia del Patriarca Francesco Moraglia
Ringrazio le Autorità civili e militari che, con vero piacere, vedo numerose. Con la loro presenza dicono quanto l’odierna festività attesti che le realtà religiosa e politica – seppur nella distinzione dei ruoli – appartengono ad una società e ad una cultura che, rispettose dell’autentica laicità (non laicismo), riconoscono come la dimensione della persona umana non sia solo orizzontale.
Rivolgo un saluto cordiale ai componenti della Cappella Musicale Pontificia Sistina, all’Arcivescovo Guido Pozzo, Sovrintendente, a mons. Marcos Pavan, Maestro Direttore, e a mons. Giuseppe Liberto, Maestro Emerito, in questi giorni a Venezia e oggi impegnata nell’animazione musicale di questa celebrazione liturgica nella solennità dell’Annunciazione del Signore, giorno “natalizio” di Venezia che un’antica tradizione indica proprio nel 25 di marzo dell’anno 421, nella zona di Rialto, in un antichissimo sito di culto dove ora sorge la chiesa di San Giacometto.
Quella dell’Annunciazione è, per il cristiano, una festa grandissima e non del tutto compresa. Natale e Pasqua infatti hanno, a ben vedere, il loro inizio nella festa odierna, l’annuncio dell’angelo Gabriele a Maria a cui, poi, segue il Natale ed infine la Pasqua. Il giorno dell’Annunciazione a Maria è quindi l’incipit, l’inizio della nuova creazione.
Maria oggi diventa Madre del Salvatore del mondo e a Lei sono rivolte le parole che “sigillano” l’incarnazione del Verbo e segnano per sempre la storia: “…concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre… il suo regno non avrà fine” (Lc 1,31-33).
Noi celebriamo nella liturgia il “sì” della creatura umana al progetto di Dio – “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38) -, il sì che recupera e riallaccia il rapporto tra Dio e l’uomo che si era deteriorato fin dall’inizio col peccato originale, come è narrato al terzo capitolo della Genesi. Dopo la disobbedienza di Adamo ed Eva, ecco il “sì” di Maria che costruisce / ricostruisce e permette al progetto di Dio di realizzarsi pienamente.
Il sì dell’umanità al progetto di Dio è il sì di una donna, non di un uomo; la “piena di grazia” è una donna, non un uomo. Κεχαριτωμένη è il saluto rivolto, nella storia, da Dio una volta sola e ad una donna.
La Beata Vergine Maria ricopre un posto speciale nella storia della salvezza; per questo si differenzia dalla legge comune che tutti ci riguarda. La sua adesione al progetto di Dio si manifesta e si realizza in modo diverso, eppure rimane criterio, per noi esempio e modello di vita, continuando a spingere e ad inspirare il nostro “sì” a Dio nella libertà.
In Maria, infatti, abbiamo una libera e totale adesione a Dio, Lei che è stata colmata di grazia e preservata dal peccato originale in modo sublime. Pensiamo solo alla bellezza e alla ricchezza del saluto che l’angelo Le rivolge: “Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te” (Lc 1,28).
Per tutti noi – e in questo tempo di Quaresima ci appare chiaro – il “sì” da dire ogni giorno al Signore deve essere altrettanto libero e meritorio; nello stesso tempo, però, va sempre aggiornato e purificato, richiede d’essere accompagnato dalla disponibilità al cambiamento e al rinnovamento interiore. In una parola, chiede una sincera volontà di conversione, come attesta la lettera agli Ebrei che mette queste parole sulla bocca di Gesù nell’atto di entrare in questo mondo: «Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: “Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà”» (Eb 10,6-7).
Ripeto che l’Annunciazione riveste – qui a Venezia – un valore singolare, perché proprio in una solennità così significativa è stato posto il “Natale” – ovvero l’inizio, la fondazione – della città.
Per questo l’immagine dell’Annunciazione a Venezia si ritrova in moltissime rappresentazioni nelle chiese e negli edifici civili, anche sulle arcate del ponte di Rialto, cuore della città e, che, fra l’altro non è distante da qui. Così si racconta come, nel corso dei secoli, la vita civile di questa città abbia sempre saputo trovare nella fede il richiamo ai valori cristiani che ha voluto intrecciare perfino nel “mito” della sua fondazione.
Legare la propria origine all’evento grandioso e singolare dell’Annunciazione del Signore a Maria ci dice anche la volontà di costruire un progetto grande di città, basandolo su fondamenta non solo umane – e, quindi, transitorie e fragili – ma, in qualche modo, trascendenti, tali da ispirarne e sostenerne lo sviluppo e la vita quotidiana. È come il riconoscere che c’è qualcosa o, meglio, Qualcuno che viene prima e sta al di sopra delle nostre case, delle nostre fondamenta, di calli, campi e campielli e, quindi, prima di tutti noi.
Da Maria viene così la salvezza che è il Signore Gesù, il Salvatore, l’unica nostra Speranza, il Bambino Divino che nasce da Lei e che l’angelo Le ha annunziato come dono particolarissimo di Dio.
La preghiera di colletta con cui abbiamo iniziato la celebrazione ha sottolineato proprio l’evento di cui oggi facciamo memoria: “O Padre, tu hai voluto che il tuo Verbo si facesse carne nel grembo della Vergine Maria: concedi a noi, che professiamo la fede nel nostro redentore, vero Dio e vero uomo, di essere partecipi della sua natura divina”.
Il Verbo di Dio si è fatto uomo grazie al sì di una donna – Maria – e ora, in modo differente, tocca a noi che professiamo la fede in Gesù Redentore, Dio e uomo, accogliere l’invito alla conversione che ci giunge da questo tempo di Quaresima e da questa festa in modo da divenire – per grazia – sempre più “partecipi della sua natura divina” e così saper dire il nostro “sì” nella libertà e nella concretezza delle vicende quotidiane, sia personali che comunitarie.
Ringrazio ancora tutti i componenti della Cappella Musicale Pontificia Sistina, gli adulti e, soprattutto, i più giovani che sentiamo sempre così volentieri quando veniamo a Roma per partecipare a qualche funzione che poi rimane scolpita in noi per sempre.
