Intervento del Patriarca alla Via Crucis diocesana dei Giovani (Mestre / Ospedale dell’Angelo, 11 aprile 2025)

Via Crucis diocesana dei Giovani

(Mestre / Ospedale dell’Angelo, 11 aprile 2025)

Intervento del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

Ringrazio chi ci ha ospitato per questa Via Crucis, perché gli eventi si realizzano in un luogo e in un tempo e questo è un luogo oltremodo significativo per la nostra città: è il luogo della sofferenza e della cura, non è detto sia il luogo della guarigione, ma la grandezza di una società si misura quando essa sa prendersi cura, fino alla fine, di chi è in necessità.

Il momento in cui si realizza questo incontro è alla vigilia della Settimana Santa – la “settimana della vita”- in cui troneggia la Croce. Se la parola di Dio è la verità e la vera forza dell’universo, allora, ricordiamoci di questo passo: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24).

Possiamo essere persone intelligenti, preparate e colte, possiamo saper cantare bene ed essere in grado di gestire le situazioni meglio di altri, ma rimarremo sterili, improduttivi e “soli” dinanzi a quella fecondità che invece richiede a tutti, anche agli intelligenti e ai colti, di saper morire per dare la vita.

Se non sappiamo cadere (morire) per dar frutto saremmo soltanto persone intelligenti che gestiscono al meglio situazioni ed eventi ma il mondo, anche il nostro piccolo mondo, continuerà ad andare come va ora; ascoltiamo i notiziari, leggiamo le agenzie stampa…

Gesù non cade una volta, ma cade tre volte. E qui c’è un’indicazione importante, perché le relazioni fondamentali di una persona tendono proprio in una triplice direzione: verso se stessi, verso gli altri, verso Dio.

Gesù cade tre volte per insegnarci ad avere compassione, indulgenza e accettazione delle nostre fragilità. Quanti adolescenti, uomini, donne, preti e vescovi sono infelici perché non sanno accogliere ed accettare i loro limiti! Vogliamo creare una persona infelice? Diciamole che non ha dei limiti, che non cadrà mai. E quando non cadiamo mai chiediamoci perché non siamo caduti… Forse perché, come si dice, non abbiamo avuto il coraggio di metterci la faccia? Perché abbiamo calcolato il rischio e, quindi, evitato di cadere anche se la battaglia da combattere sarebbe stata giusta, vera e degna della nostra umanità?

Chi non cade, quindi, non è detto che sia migliore di chi cade, può anche essere solo un calcolatore. Gesù cade tre volte per dirci che le cadute degli altri ci appartengono e che non ci accostiamo a una persona che è caduta solo per insegnarle a rialzarsi ma per condividere quella caduta e capire cosa vuol dire cadere.

Se nella nostra vita i nostri pensieri progettano solo il successo, il benessere e la riuscita, allora manchiamo di umanità. L’umanità è anche essere sconfitti, è capire che il cadere fa parte del camminare; di conseguenza, chi non cade deve chiedersi se mai ha veramente camminato.

Gesù cade tre volte, anche per indicaci che il Padre ha delle mani e delle braccia forti ed è sempre pronto a rialzarci ricordandoci che l’amore di Dio per me è più grande delle mie cadute.

Tutti facciamo parte della società dell’immagine e della tecnoscienza, la società dei nuovi “ricchi” che, in pochi giorni, possono veder aumentare i loro guadagni in modo spropositato. Questa è la nostra società.

Ma quando qualcuno parla male di un altro alle sue spalle – è grave parlare male, soprattutto quando si dicono menzogne – dobbiamo, per ripetere un vostro gesto, saper alzare il cartello «Amate i vostri nemici». Quando so che «Mi hanno preso in giro», bisogna saper dire «Fa’ del bene a chi ti ha fatto del male». Infine, se qualcuno ci ha tradito ed è, in qualche modo, venuto meno nei nostri confronti, dobbiamo imparare il perdono.

Tutto ciò, in ogni modo, non si impara andando dallo psicologo, dal pedagogista o dal filosofo specialista in etica, ma stando in adorazione innanzi alla Santissima Eucaristia e, se necessario, a lungo recitando il Padre nostro, la preghiera che, se fosse più presente nella nostra vita, di certo, la cambierebbe.

Rimanga, allora, di questo nostro incontro in occasione della Via Crucis – organizzata dalla Pastorale Giovanile – il nostro impegno a riscoprire la preghiera del Padre nostro.

Carissimi ragazzi e ragazze, di vero cuore, buona Settimana Santa a tutti.

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