L’omelia del Patriarca a Mestre per la festa di S. Michele: “Ritornare alle domande e alle questioni fondamentali dell’esistenza umana e del vivere civile. Senza un’anima etica, un respiro e un cuore più grande, non c’è futuro”

«Il futuro di Mestre e di Venezia, della laguna e della terraferma (con tutte le domande “aperte” circa la salvaguardia e la tutela dell’ambiente, questioni non scollegate dalle esigenze del lavoro, dell’economia e del turismo, settore così vitale per il nostro territorio), il futuro del Veneto e del nostro Paese richiedono ampiezza di “visione”, di attenzioni e di orizzonti ma anche limpidezza di obiettivi e riferimenti solidi»: ha concluso così il Patriarca Francesco la sua omelia durante la messa solenne per la festa di S. Michele, patrono di Mestre, celebrata in un Duomo di S. Lorenzo avvolto (dentro e fuori) dalle impalcature che sottolineano i lavori di restauro in corso.

Dalla sua riflessione è scaturito l’invito ad «andare oltre il pensiero e l’azione puramente strumentale ed efficientista» e a riprendere in mano «le domande e le questioni fondamentali che sono alla base dell’esistenza umana e del vivere civile; mi riferisco alle domande sul senso della vita e alla necessità che ci sia un’anima etica in tutto quello che facciamo perché, altrimenti, una società senza questo respiro e cuore più grande, senza un’umanità autentica e consapevole, senza un’etica non può avere un buon presente e, tantomeno, un buon futuro. Il cristiano, in particolare, ha ben presente che la scienza e la tecnica, l’economia e la finanza, l’organizzazione dello Stato, le istituzioni, il welfare ecc. hanno sì delle leggi proprie ma si muovono anche e soprattutto all’interno di una visione complessiva dell’uomo, buona o meno buona che sia. Ecco perché nel momento in cui a scienza e tecnica, economia, finanza e Stato, si riconoscono le rispettive autonomie, è fondamentale però che non diventino mai degli “assoluti”, ma siamo sempre a servizio reale della persona, soggetto dotato di una propria e insopprimibile dignità, con tanto di diritti e corrispondenti doveri, all’interno di un tutto (il quadro sociale, la vita civile) che chiamiamo “bene comune” e che si nutre tra l’altro di solidarietà e sussidiarietà».

Presenti alla messa in Duomo la Polizia di Stato (che ha l’arcangelo per patrono), con il questore Maurizio Masciopinto, e l’appena rieletto sindaco Luigi Brugnaro. «Noi cittadini – aveva aggiunto a braccio mons. Moraglia all’inizio dell’omelia – guardiamo con fiducia alle persone che sono chiamate a decidere. E da parte nostra assicuriamo tutta la collaborazione ed anche la preghiera perché crediamo che chi è chiamato a guidare gli altri abbia bisogno del sostegno di molta preghiera».

Il testo integrale dell’omelia del Patriarca è allegato qui in calce.