Si entra nella stanza di luce soffusa, un vasto pavimento di parquet e alte pareti bianche, cuscini a terra distanziati, alcune candele formano una croce, due gruppi di altre candele illuminano due icone, l’Annunciazione e la Natività.
Ci sediamo e attendiamo in silenzio l’inizio.
Prende parola don Gilberto. Celebreremo i vespri poiché abbiamo deciso di andare dritto al punto, di soffermarci sull’essenziale, che troviamo nella preghiera. Siamo distanti, sì, ma siamo lo stesso in comunione; e non è questo l’importante?
È iniziato l’Avvento, un periodo un po’ speciale, in cui comincia la nostra attesa per la venuta del Signore nella nostra Storia. E lo attendiamo con impazienza, desiderando il giorno dell’arrivo perché ci porterà gioia.
Vorremmo prepararci a festa, pronti per lui, ma nel far ciò non dobbiamo coprire le nostre oscurità né far finta che non vi siano:
“Il Signore tira fuori il peggio di noi”, non perché fa sì che esprimiamo il nostro buio contro gli altri, bensì perché vede quel buio, lo prende, lo accoglie e, assieme a noi, lo rende un raggio di sole, una luce da condividere con gli altri.
È bello poter vivere questo periodo di attesa comune riunendosi, vedendo i volti, seppur semicoperti, dei nostri prossimi che hanno le nostre stesse necessità e desideri, con cui si può e bisogna continuare a creare relazione.
Abbiamo deciso di volgere in questa direzione questo Avvento, per accendere un lumino in questo periodo che ci è tanto oscuro.
Articolo di N. A. – una delle ragazze della nostra Pastorale