Il Papa ai giovani in Colombia

SALUTO DEL SANTO PADRE AL POPOLO COLOMBIANO Balcone del Palazzo Cardinalizio (Bogotá) – Giovedì, 7 settembre 2017

Bene, io avevo scritto qui: “Vedo qui molti giovani…”. Ma anche se avessi gli occhi bendati so che questa confusione la possono fare solo i giovani! Voi giovani – mi rivolgo a voi – siete venuti da ogni parte del Paese: cachacos (originari di Bogotá), costeños (abitanti della costa), paisas (della regione di Antioquia, Caldas, Risaralda e Quindío), vallunos (dalla Valle del Cauca) e llaneros (dalle pianure) …da tutte le parti! Per me è sempre motivo di gioia incontrarmi con i giovani. In questo giorno vi dico: per favore, tenete viva la gioia, perché è segno del cuore giovane, del cuore che ha incontrato il Signore. E se voi mantenete viva questa gioia con Gesù, nessuno ve la può togliere, nessuno (cfr Gv 16,22)! Ma, nel dubbio, vi consiglio: non lasciatevela rubare, abbiate cura di tale gioia che tutto unifica nel sapersi amati dal Signore. Perché, come abbiamo detto all’inizio, Dio ci ama… com’era? [rispondono: “Dio ci ama con cuore di Padre”]. Di nuovo! [“Dio ci ama con cuore di Padre”]. E questo è il principio della gioia. Il fuoco dell’amore di Gesù rende traboccante questa gioia ed è sufficiente per incendiare il mondo intero. Che cosa dunque potrebbe impedirvi di cambiare questa società e quello che voi vi proponete? Non temete il futuro! Osate sognare grandi cose! A questo grande sogno io oggi vi invito. Per favore, non perdetevi in bazzecole, non volate rasoterra, no, volate in alto e sognate grandi cose!

Voi giovani avete una speciale sensibilità per riconoscere la sofferenza degli altri – è interessante, voi ve ne accorgete subito. Il volontariato del mondo intero si nutre di migliaia di voi che siete capaci di mettere a disposizione il vostro tempo, di rinunciare alle vostre comodità, a progetti centrati su voi stessi, per lasciarvi commuovere dalle necessità dei più fragili e dedicarvi a loro. Ma può anche succedere che siete nati in ambienti dove la morte, il dolore, la divisione sono penetrate tanto a fondo da lasciarvi quasi nauseati e come anestetizzati dal dolore. Per questo vi voglio dire: lasciate che le sofferenze dei vostri fratelli colombiani vi smuovano! E aiutate noi anziani a non abituarci al dolore e all’abbandono. Abbiamo bisogno di voi, aiutateci in questo, a non abituarci al dolore e all’abbandono.

Anche voi, ragazzi e ragazze, che vivete in ambienti complessi, con realtà diverse e situazioni familiari le più varie, vi siete abituati a vedere che nel mondo non tutto è bianco e neppure tutto nero; che la vita quotidiana si risolve in un’ampia gamma di differenti tonalità di grigio – è vero –, e questo vi può esporre al rischio di cadere in un’atmosfera di relativismo, mettendo in disparte quella potenzialità che hanno i giovani di comprendere il dolore di coloro che hanno sofferto. Voi avete la capacità non solo di giudicare, di segnalare sbagli – perché ve ne accorgete subito –, ma anche quell’altra capacità bella e costruttiva: quella di comprendere. Comprendere che anche dietro un errore – perché, parliamoci chiaro, l’errore è errore e non bisogna mascherarlo –, e voi siete capaci di comprendere che anche dietro un errore c’è un’infinità di ragioni, di attenuanti. Quanto ha bisogno di voi la Colombia per mettersi nei panni di quelli che molte generazioni fa non hanno potuto o saputo farlo, o non azzeccarono il modo giusto per riuscire a comprendere!

A voi, giovani, risulta molto facile incontrarsi, vi è facile incontrarvi… E adesso vi faccio una domanda: qui vi siete incontrati tutti, da che ora siete qui?… [rispondono] Vedete, che siete coraggiosi? Per voi è molto facile incontrarvi: vi basta, per incontrarvi, un avvenimento come questo, un buon caffè, una bibita o qualunque cosa come pretesto per far nascere un incontro… Qualunque cosa è una buona scusa per l’incontro. I giovani si ritrovano nella musica, nell’arte… Persino una finale tra l’Atlético Nacional e l’América di Cali è un’occasione per stare insieme! Voi, poiché avete questa facilità di incontrarvi, potete insegnare a noi grandi che la cultura dell’incontro non significa pensare, vivere o reagire tutti nello stesso modo, no, non è questo; la cultura dell’incontro significa sapere che al di là delle nostre differenze siamo tutti parte di qualcosa di grande che ci unisce e ci trascende, siamo parte di questo meraviglioso Paese. Aiutateci a entrare, noi grandi, in questa cultura dell’incontro che voi praticate così bene!

Inoltre, la vostra giovinezza vi rende anche capaci di qualcosa di molto difficile nella vita: perdonare. Perdonare coloro che ci hanno ferito; è notevole vedere come voi non vi lasciate invischiare da vecchie storie, come guardate in modo strano quando noi adulti ripetiamo fatti di divisione semplicemente perché siamo attaccati a dei rancori. Voi ci aiutate in questo intento di lasciarci alle spalle quello che ci ha offeso, nel guardare avanti senza l’ostacolo dell’odio, perché voi ci fate vedere tutta la realtà che abbiamo davanti, tutta la Colombia che desidera crescere e continuare a svilupparsi; quella Colombia che ha bisogno di tutti e che noi anziani dobbiamo consegnare a voi.

E precisamente per questa capacità di perdonare [voi giovani] affrontate l’enorme sfida di aiutarci a risanare il nostro cuore. Ascoltate questa cosa che vi chiedo: aiutarci a guarire il nostro cuore. Lo diciamo tutti insieme? [Tutti: “Aiutarci a guarire il nostro cuore”] E’ un aiuto che vi chiedo: di contagiarci con la speranza giovane che avete voi, quella speranza che è sempre disposta a concedere agli altri una seconda opportunità. Gli ambienti di disperazione e incredulità fanno ammalare l’anima, ambienti in cui non si trovano vie d’uscita ai problemi, anzi, dove si boicottano quelli che cercano di trovarle, e danneggiano la speranza di cui ogni comunità ha bisogno per andare avanti. Che le vostre aspirazioni e progetti diano ossigeno alla Colombia e la riempiano di salutari utopie.

Giovani, sognate, muovetevi, rischiate, guardate la vita con un sorriso nuovo, andate avanti, non abbiate paura! Solo così troverete il coraggio di scoprire il Paese che si nasconde dietro le montagne: quello che va oltre i titoli dei giornali e non rientra nelle preoccupazioni quotidiane perché è tanto lontano. Quel Paese che non si vede e che fa parte di questo corpo sociale che ha bisogno di noi. Voi giovani siete capaci di scoprire la Colombia profonda. I cuori dei giovani sono stimolati davanti alle grandi sfide. Quanta bellezza naturale da contemplare senza necessità di sfruttarla! Quanti giovani come voi hanno bisogno della vostra mano tesa, della vostra spalla per intravedere un futuro migliore!


INCONTRO CON SACERDOTI, CONSACRATI E CONSACRATE, SEMINARISTI E LORO FAMILIARI Stadio Coperto La Macarena (Medellín) – Sabato, 9 settembre 2017

Molti di voi, giovani, avete scoperto questo Gesù vivo nelle vostre comunità; comunità con un fervore apostolico contagioso, che entusiasmano e suscitano attrazione. Dove c’è vita, fervore, voglia di portare Cristo agli altri, nascono vocazioni genuine; la vita fraterna e fervente della comunità è quella che suscita il desiderio di consacrarsi interamente a Dio e all’evangelizzazione (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 107). I giovani sono per natura inquieti, in ricerca – o mi sbaglio? –. E qui voglio fermarmi un momento e fare una memoria dolorosa. E’ una parentesi, questa. I giovani sono naturalmente inquieti, inquietudine tante volte ingannata, distrutta dai sicari della droga. Medellín mi porta questo ricordo, mi evoca tante vite giovani stroncate, scartate, distrutte. Vi invito a ricordare, ad accompagnare questo luttuoso corteo, a chiedere perdono per chi ha distrutto le aspirazioni di tanti giovani, chiedere al Signore che converta i loro cuori, che abbia fine questa sconfitta dell’umanità giovane. I giovani sono per natura inquieti, in ricerca, e, benché assistiamo a una crisi dell’impegno e dei legami comunitari, sono molti i giovani che si mobilitano insieme di fronte ai mali del mondo e si dedicano a diverse forme di militanza e di volontariato. Sono molti. E alcuni, sì, sono cattolici praticanti, molti sono cattolici “all’acqua di rose”, come diceva mia nonna; altri non sanno se credono o non credono… Ma questa inquietudine li porta a fare qualcosa per gli altri, questa inquietudine riempie il volontariato di tutto il mondo di volti giovani. Bisogna incanalare l’inquietudine. Quando lo fanno per amore di Gesù, sentendosi parte della comunità, diventano “viandanti della fede”, felici di portare Gesù in ogni strada, in ogni piazza, in ogni angolo della terra (cfr ibid., 107). E quanti, senza sapere che lo stanno portando, lo portano! E’ questa ricchezza di andare per le strade servendo, di essere viandanti di una fede che forse loro stessi non capiscono del tutto; è testimonianza, testimonianza che ci apre all’azione dello Spirito Santo che entra e lavorerà nei nostri cuori.

In uno dei viaggi della Giornata della Gioventù in Polonia [Cracovia 2016], in un pranzo che ho fatto con i giovani – con 15 giovani e l’Arcivescovo – uno mi ha chiesto: “Cosa posso dire a un mio compagno, giovane, che è ateo, che non crede? Che argomenti posso portargli?”. E mi è venuto spontaneo rispondergli: “Guarda, l’ultima cosa che devi fare è dirgli qualcosa!”. E’ rimasto sorpreso. Comincia a fare, comincia a comportarti in maniera tale che l’inquietudine che lui ha dentro di sé lo renda curioso e ti domandi; e quando ti chiede la tua testimonianza, lì puoi incominciare a dire qualcosa. E’ tanto importante questo essere viandanti, viandanti della fede, viandanti della vita.