Salmo 149

Cantate al Signore un canto nuovo (lodi Domenica, I^ settimana)

Più volte, leggendo l’Antico Testamento, proviamo un certo disagio nei confronti della ricorrente presenza della guerra e della vendetta. Bisogna tener presenti due principi che ci aiutano ad affrontare queste pagine:

1. È necessario distinguere i tempi e le relative culture e collocarsi in esse.
Ad esempio la cosiddetta legge del taglione, “occhio per occhio, dente per dente” è già un passo avanti rispetto al canto di Lamech che si trova in nel libro della Genesi:
Lamech disse alle mogli: Ada e Zilla, ascoltate la mia voce; mogli di Lamech, porgete l’orecchio al mio dire: “Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. Sette volte sarà vendicato Caino ma Lamech settantasette” (Gn 4,23-24).

2. Bisogna tener presente che c’è un progresso nella Rivelazione, una evoluzione che, con Gesù, diventa addirittura una sorta di ribaltamento. Norma e legge, anche per interpretare le pagine della Scrittura, per noi è Gesù.

Proprio tenendo conto di queste difficoltà, si è scelto di escludere certi passi, ad esempio dei Salmi, dalla Liturgia delle Ore: se non correttamente interpretate, creerebbero scandalo e sarebbero fuorvianti. Si è seguito cioè un criterio “pastorale”.
Del resto, i Vescovi dei primi secoli, i Padri della Chiesa, prevalentemente commentavano, spiegavano le Scritture alla gente. Noi oggi abbiamo solo le omelie domenicali o poco più (Patriarca Marco).

Il salmo si apre evidenziando la bellezza del “cantare in assemblea”, facendo coro, tutti insieme ad una sola voce. Ma per lodare il Signore non bastano le parole, c’è bisogno di coinvolgere tutta la realtà personale, che si esprime con danze e suoni, con tutto il corpo. Sant’Agostino vede in questo la necessità delle opere accanto alle parole.

Il motivo della lode festosa è la costatazione che siamo creature limitate, piccole, mortali. Un popolo di poveri, ma amati dal Signore.
L’esultanza, che caratterizza il risveglio nella lode di Dio, rinvia al sole che sorge e “rischiara chi sta nelle tenebre e nell’ ombra di morte” (cf Benedictus).

La seconda parte del salmo, al v. 6, presenta la difficoltà del contrasto: “Le lodi di Dio sulla loro bocca e la spada a due tagli nelle loro mani”.
Anche in molti altri salmi troviamo l’esperienza della guerra: ad es. Sal 20, 6-9; 21, 9-11; 44, 3-8; 76, 8-10.
Dio, che segue il suo piccolo popolo anche nelle guerre, gli dà vittoria perché non si affida alle proprie armi e alla forza dei suoi guerrieri, ma a lui che combatte per loro. In questo modo anche la guerra entra a far parte dell’esperienza di fede del popolo ebraico. In essa si manifesta un volto di Dio coinvolto nelle vicende della storia, che salva coloro che, non contando sulle proprie forze, gli si affidano.
Il Salmo che invita a cantare un canto nuovo, cioè a vivere nella fede della Pasqua, che permette di vedere tutto il mondo e la storia con occhi nuovi.