Dal Salmo 118

Lampada per i miei passi è la tua parola (105-112 NunPrimi Vespri domenica, 2^ settimana)

I precetti di Dio sono la mia verità, che mi fa libero; le Dieci Parole, i Comandamenti, sono lo “scheletro” del mio essere, ciò che mi permette di stare in piedi, di vivere; sono il progetto di Dio su di me, il disegno del Creatore. Chi sono io? Me lo dice la Torah (Patriarca Marco).

Nella religiosità ebraica il rapporto tra parola divina e luce è un nodo inscindibile. La luce che indirizza la vita del fedele è la parola di Dio e la parola si legge nella Torah. La Torah (letteralmente “insegnamento”) non va “modellata” sulla nostra misura, ma, essendo parola di Dio, va accolta nella sua interezza, studiata, fatta entrare nella mente e nel cuore e va amata come si ama la luce e si rifugge il buio.

In sinagoga sopra l’Arca santa dove è custodito il rotolo della Torah vi è appeso un lume (Neer Tamid) sempre acceso ad indicare proprio questo concetto.

Nelle nostre chiese davanti al tabernacolo c’è una luce accesa. Cristo è la luce (cf Gv 1,4-5.9-10).

Nel Salmo è evidenziato il forte contrasto con le tenebre, l’oppressione che spesso grava la vita. La luce della parola di Dio dà vita, permette di affrontare le tenebre, i pericoli, gli agguati: la possibilità di superare la radicale antitesi luce/tenebre è offerta dalla fedeltà alla Legge del Signore. La pace della coscienza di chi non “devia dai precetti” di Dio è la sua forza e serenità.

La parola del Signore, i suoi comandi, le sue leggi sono gioia, “dolci come il miele”. Il fedele osservante dice “giuro di custodire i tuoi precetti di giustizia”, “mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti, sono essi la gioia del mio cuore”. A questo aspetto di gioia per la legge che il Signore ha donato all’uomo si lega anche la consapevolezza che la legge del Signore è giusta.

Invoco con tutto il cuore: Signore, rispondimi (145-152 Kof  – Lodi sabato, 1^ e 3^ settimana)

I vv. 147-148 “Precedo l’aurora…” sono una proiezione verso il giorno che si apre. All’invocazione continua del fedele corrisponde la presenza continua di Dio mediante la sua Parola: possiamo vivere tutta la giornata nella fiducia che il Signore accoglie anche oggi ogni invocazione e costantemente si rivela in un dialogo incessante.

151 Tutti i tuoi precetti sono veri
Un concetto è molto radicato nella religiosità ebraica: la lontananza dai comandi di Dio coincide con il trovarsi in un luogo buio e nemico. Essere lontano dalla parola di Dio significa non poter individuare il giusto cammino
Custodire i precetti del Signore significa porsi nella sua verità e radicarsi nel “per sempre” dell’amicizia con lui.

152 Da sempre conosco le tue testimonianze che hai stabilite per sempre.
La dimensione del “per sempre” si realizza solo nella grazia del Signore e non dipende dagli sforzi dell’uomo le cui opere sono e restano effimere, legate al tempo. La Torah è immutabile eppure sempre nuova quando si rivela al cuore di ognuno.

L’espressione “per sempre” chiude entrambe le strofe che la liturgia ci propone e dà molta pace. Il Signore è vicino, nonostante i momenti in cui noi ci allontaniamo o siamo provati dalle situazioni, dagli altri, da noi stessi…: “per sempre” c’è il Signore che ci avvolge con la Parola sua sul cammino nostro.

Il Salmo attraverso innumerevoli sinonimi continuamente qualifica e approfondisce il concetto di parola di Dio e il rapporto che l’uomo tenta di avere con questa Parola. A noi il Padre è stato rivelato da Cristo, Verbo, Parola, Verità del Padre. La relazione da cercare è quindi con il Signore Gesù: egli è l’orientamento unico della nostra vita.
Il v. 105 dice il posto che ha la lampada: davanti a chi cammina, non dietro, possibilmente in alto. In altre parole dovremmo imparare a tener fisso lo sguardo su Gesù.