Prendete e mangiate

Il culmine del nostro incontro con il Signore Gesù è l’Eucaristia celebrata e accolta: “Prendete e mangiate … Prendete e bevetene tutti … Questo è il mio Corpo … Questo è il mio sangue versato per voi … Fate questo in memoria di me (cf Mt 26,26).

Qui c’è tutto Cristo, realmente e ininterrottamente presente. Attraverso il dono di sé egli ci comunica tutta la sua vita, che è vita colma di amore e immortale, perché questo Pane è lui, morto e risorto. L’Eucaristia è posta sull’altare perché sia evidente e chiaro il legame con la Messa in cui il Pane è stato consacrato e offerto come “sacrificio di lode” al Padre e “nutrimento” dei credenti.

È l’ “Emmanuele”, il “Dio-con-noi” giorno e notte, il Maestro di preghiera, colui che ci chiama e ci invita al Banchetto domenicale e insieme ci insegna a rimanere costantemente alla sua presenza, nel segreto del cuore, trasformando la nostra vita in dono e offerta “eucaristica” (cioè in rendimento di grazie).

Gesù non si è fatto Pane prima di tutto perché noi restassimo inginocchiati davanti a lui e lo adorassimo, ma perché ci nutrissimo di lui: “Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita” (Gv 6,53). Il Pane consacrato si consuma perciò durante la Messa. Lo si conserva nel Tabernacolo soprattutto per gli ammalati e i morenti. Per questo il Signore rimane presente anche oltre la Messa e noi lo adoriamo.

Adorare è un verbo che si può adoperare solo per Dio. E davanti a Dio si può solo adorare.

È il primo comandamento: “Adora il Signore Dio tuo, a lui solo ti prostrerai” (cf Mt 4,9; Dt 6,13). Significa:

  • “amare”- “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore …” (cf Mc 12,29-30; Lc 10,26-27; Lc 18,19-20; Dt 6,5);
  • “riconoscere” di essere alla “presenza” di Dio – “Io sono il Signore tuo Dio … non avrai altri dei di fronte a me” (cf Es 20,2-3);
  • “prostrarsi”, “rendere culto” – “L’Agnello che fu immolato è degno di ricevere … onore, gloria e benedizione” (cf Ap 5,8-14).

Non è un’esperienza facile: poter adorare è prima di tutto un dono del Signore, perché se lui non si rivela noi potremo stare anche alla sua presenza, ma non sapremo riconoscerlo. Davanti a lui dobbiamo perciò chiedere con umiltà: “Mostraci il tuo volto, Signore!”. E poi alimentare il desiderio di guardarlo: nel Pane eucaristico Gesù ci parla di sé e ci svela il suo mistero più intimo (cf Gv 6,35.51-57; Gv 15,13; Gv 17; Mt 26,26; I Cor 10,17).

(Dal sussidio per la Scuola di preghiera diocesana “Rimanete in me”, Venezia 1995)