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Gli articoli della Pastorale Universitaria
(GENTE VENETA, 19 maggio 2023)
” E dopo che faccio?”: serata della Pastorale Universitaria con gli esperti del lavoro
“E dopo che faccio?” è la domanda che comincia a vagare nelle menti non solo di tanti giovani che hanno deciso di intraprendere una carriera universitaria, ma anche di chi non ha potuto proseguire gli studi. Così, si ritrovano a vent’anni con desideri, ambizioni e voglia di mettersi in gioco, frenati dal timore per l’ignoto verso cui, più o meno consapevolmente, tutti vanno. Lunedì 8 maggio, al Centro Scalzi, la Pastorale Universitaria ha dato spazio a questi dubbi e pensieri, organizzando la serata “Tempi moderni per nuovi percorsi: come orientarsi dopo la laurea” in collaborazione con ACLI (Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani). A rispondere agli interrogativi e alle richieste dei giovani venuti ad assistere all’incontro, esperti che da anni aiutano le persone a entrare e orientarsi nel mondo del lavoro: Marco Ferrero, avvocato giuslavorista; Nicola Ceron, tutor di orientamento per ENAIP (Ente Nazionale ACLI Istruzione Professionale); Umberto Boschetto, formatore e Gianfranco Rizzetto, sindacalista. Rivolgendosi a chi ha dubbi su che strada intraprendere finiti gli studi, su come muovere i primi passi nel mondo delavoro, su quali criteri usare per scegliere una specializzazione, un master o un’esperienza all’estero, i quattro esperti hanno lasciato trasparire tutta la coinvolgente dedizione con cui si impegnano, ogni giorno, mettendosi al servizio di chi chiede di essere aiutato. Perché per quanto ci si possa sentire soli e disorientati, a volte il primo passo da fare è chiedere una mano a chi, per vocazione, indica possibili percorsi.
(Anna Rossi)
(GENTE VENETA, 31 marzo 2023)
Quei 4 grammi di carta che costano 7 anni di galera
Arseniy Petrov arriva e consegna a ciascuno degli uditori un foglio di carta occupato solo per metà dalla stampa di 10 etichette di prezzi del supermercato. Anziché i soliti quattro grammi, però, questo foglio pesa sette anni di detenzione: le scritte non indicano infatti nomi di prodotti, ma notizie sulla guerra in Ucraina che i media russi non vogliono diffondere e che comportano, per l’artista e attivista Alexandra Skochilenko, una pena detentiva. Segue poi un momento di silenzio per accompagnare la visione di una serie di foto di attivisti e artisti russi e bielorussi che hanno cercato di esprimere il loro dissenso, ben consapevoli di ciò a cui sarebbero andati incontro. «Da febbraio 2022, per gli artisti russi c’è un solo tema: la guerra», spiega Arseniy Petrov, docente di Storia dell’arte bizantina a Ca’ Foscari, che lunedì 27 marzo ha tenuto l’incontro “La voce dell’arte russa invasa dalla guerra” presso il Centro Scalzi, sede della Pastorale Universitaria. «Il tempo è cambiato: esci dalla stessa casa di sempre, ma percepisci che la società è diversa. Non c’è speranza di un futuro felice e vicino.» Chi ha potuto è scappato, ma la guerra è anche una questione di classe e di privilegi. C’è chi può permettersi di scappare, ma chi non ha né soldi, né conoscenze né opportunità è condannato a rimanere in un paese che sente di dover combattere. Amare la patria, poi, è anch’esso un privilegio di chi guadagna grazie allo stato, mentre gli avversi sono definiti dal governo “nazionalpredatori”. Dalle opere presentate durante l’incontro, traspare il senso di de-umanizzazione che inevitabilmente investe chi si trova a vivere e a dover partecipare a un conflitto: i soldati, senza volto, non sono più persone attive, ma strumenti. La Russia di cui ha parlato Arseniy è un luogo in cui, come in una distopia, il governo crea nuovi significati. Così l’artista Timofey Radya, con un murales nella città di Ekaterinburg nel 2017 intitolato “Chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo?” cerca di porre l’attenzione sulla storia di un popolo, la stessa che il regime di Putin vuole controllare: per il governo “si vive del passato”, anche nel presente. Così, gli intellettuali sono calati in un “gelo esistenziale”: gli artisti cadono in un vuoto, con il governo che vuole tagliare i fili che li uniscono. Eppure esiste e persiste la voce, la voglia della società dissidente di esprimere un sentimento di colpa, e forse significa che c’è speranza. Questa è solo una panoramica sull’arte russa dei nostri giorni, riflesso di una società in cui la guerra si è imposta, da oltre un anno, in tutta la sua cruda e marcia realtà: perché, come afferma l’artista Andrey Kuzkin, è “sangue, merda, guerra”.
(Anna Rossi)
(GENTE VENETA, 24 marzo 2023)
Il fantasy “cristiano” di Tolkien
Lunedì 20 marzo, al Centro Scalzi, si è tenuto il terzo e ultimo incontro con cui la Pastorale Universitaria ha affrontato tre importanti e rinomati autori britannici di fede cristiana: Chesterton, Lewis e Tolkien. A parlare dell’autore de Il Signore degli Anelli è stato fra Anton Varaniuk, del convento dei frati cappuccini del Redentore, con un intervento dal titolo “Lacrime di gioia. Tolkien J.R.R. e il suo mondo”. Ma perché questa passione per Tolkien? «È nata circa 20 anni fa, quando ho visto per la prima volta il film Il signore degli anelli. All’inizio a piacermi era più che altro il genere fantasy. Poi, nel tempo, ho letto il libro e i commenti all’opera in chiave religiosa: essendo credente, mi piaceva proprio il fatto di connettere quel mondo fantasy e i simboli di fede. Sinceramente – quasi confessa fra Anton – non so perché negli anni questa passione per la sua produzione sia aumentata tanto, però sento che c’è della verità in quello che dice, la percepisco. Non saprei descrivere le emozioni che mi suscita leggerlo, è come… non dico innamorarsi di una cosa, ma comunque sentirla davvero importante, soprattutto per la mia vita.» Fra Anton, che ha anche tenuto un incontro presso la casa studentesca Santa Fosca per guidare i ragazzi in un percorso di cammino e condivisione a partire dal tema del fardello, alla domanda “Cosa, del suo pensiero, ti sembra più attuale e perché proporlo adesso ai giovani?” risponde: «In generale, il mondo descritto da Tolkien è pieno di immagini e simboli profondamente cristiani. Credo che l’attualità del suo pensiero stia soprattutto nel purificare la nostra immaginazione – una delle facoltà fondamentali dell’uomo secondo lo stesso scrittore – e nutrire di immagini belle e valori profondi. È raro incontrare una storia che sembra tutta ambientata in un mondo che non è nostro, e ritrovarsi invece in questo mondo come se fosse il tuo». A partire dal confronto con i giovani sono anche nati nuovi stimoli: «Trovare un linguaggio diretto per parlare di Dio è difficile, spesso rimane solo un annuncio che viene passivamente ascoltato. Ci vuole una mediazione. In questo senso, parlando attraverso alcune delle immagini del libro, sono nate condivisioni della propria vita. Ad esempio, il tema del fardello, che nel libro è l’anello che deve essere distrutto, possiamo pensarlo come qualsiasi peso che inevitabilmente portiamo nella vita, piccolo o grande che sia. Attraverso quest’opera, possiamo capire come può essere portato e da chi può essere sopportato. È un passaggio dalla fantasia alla fede che porta alla nostra stessa vita esistenziale, quindi inevitabilmente sono temi che ci toccano». Aggiunge poi: «L’opera, già celebre, acquisirà sempre più fama, tra l’uscita della serie tv e l’intenzione di rifare il film. Trovo quindi ancora più prezioso condividere con le persone che incontro queste chiavi di lettura che aiutino a vedere l’invisibile dell’opera, che è la fede dello scrittore. Ecco cosa, soprattutto, mi interessa, nonché il motivo primario che mi ha spinto ad approfondirlo anni fa: la sua fede, che non è così visibile ed esuberante, rispetto anche a Chesterton e Lewis, due apologeti che volevano dichiaratamente esprimere il loro credo. Tolkien, invece, ha mascherato tutto, e non pretende che si diano delle interpretazioni categoriche riguardo al suo libro. Tra i tanti elementi narrati (personaggi, storie, dinamiche), riesce a creare qualcosa che è, allo stesso tempo, visibile e invisibile.»
(Anna Rossi)
(GENTE VENETA, 24 febbraio 2023)
Un percorso tra i luoghi delle altre Chiese cristiane
«Venezia raccoglie identità culturali diverse. È una città che ha abbracciato il destino di una storia unica in mezzo alla laguna ed è stata capace di crearne un’identità e un’espressione culturale basate sulla ricchezza della diversità e dell’incontro. Il fondamentale e continuo rapporto storico con l’Oriente ha permesso la conservazione e la vita di queste comunità». Dice don Gilberto Sabbadin, direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale Universitaria che, con la collaborazione di Ufficio di Pastorale Scolastica e Commissione per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso, propone a chiunque sia interessato un itinerario storico e religioso alla scoperta dell’identità ecumenica di Venezia. Venetiae Christianae è il nome dell’evento che sabato 25 febbraio permetterà di percorrere i luoghi di altre comunità cristiane, oltre a quella cattolica, presenti in città. È infatti parte fondamentale del progetto della Pastorale Universitaria accompagnare i giovani e gli studenti nel vivere Venezia riconoscendo i valori formativi della città stessa, imparando da essa. Aggiunge a tal proposito don Gilberto: «Qui sta la portata educativa e formativa della Pastorale Universitaria: in quest’attenzione ecumenica possiamo riscoprire una ricchezza che ci aiuta nella cultura e nella spiritualità. In questo complesso rientra anche il rapporto con le altre comunità cristiane: non una presenza ospitata, ma armoniosa e particolare anche rispetto ad altre città». Così, sabato 25 febbraio alle ore 9:00 avrà inizio la giornata, dopo una breve introduzione nella Chiesa di San Zaccaria. La prima tappa sarà la Chiesa di San Giorgio dei Greci, sede della Comunità dei Greci Ortodossi, presenti in città dal 1498 e stanziatisi nell’attuale sede nel 1511, il che ne fa la più antica chiesa greca dell’Occidente. Ci si sposterà poi a Palazzo Cavagnis, per essere accolti dalla Chiesa Evangelica Valdese, legata a Venezia dall’annessione del Veneto al Regno d’Italia, nel 1866. Ad aprire le porte della loro chiesa sarà poi la Comunità Evangelica Luterana, la più antica comunità luterana d’Italia e una delle più antiche al di fuori della Germania, come testimonia una lettera che Martin Lutero stesso scrisse ai protestanti di Venezia e del Veneto. L’ultima tappa porterà infine alla Parrocchia delle Sante Mirofore della Comunità Ortodossa Russa, la cui prima chiesa a Venezia fu fondata nel 1783 ma, a seguito dell’invasione napoleonica, venne soppressa; solo nel 2002, su richiesta di un gruppo di fedeli, la Chiesa Ortodossa Russa ha dato la benedizione per la creazione di una comunità russa a Venezia, la cui sede è l’antica chiesa di San Zan Degolà, destinata a tal fine dalla diocesi cattolica di Venezia. L’itinerario, che occuperà la giornata di sabato 25 febbraio dal mattino fino al tardo pomeriggio, sarà un assaggio di quel che Venezia è stata nei secoli: un luogo di incontro tra popoli, culture, confessioni e religioni diverse che qui si sono trovate a vivere fianco a fianco, quindi perché non passeggiare insieme tra ponti e calli per iniziare a conoscere la vocazione ecumenica della nostra città?
(Anna Rossi)

(GENTE VENETA, 3 febbraio 2023)
I lunedì sera agli Scalzi: gli appuntamenti
Resta un punto fermo di ritrovo l’incontro del lunedì sera al Centro Scalzi: partendo dalla preghiera dei Vespri delle 19:15, per poi passare alla cena in condivisione e agli incontri che, di volta in volta, vedono la trattazione di tematiche diverse, a partire dagli spunti e gli interessi di chi a questi incontri partecipa. Si tratta di un gruppo vario, che tra le presenze fisse conta don Gilberto Sabbadin, i padri carmelitani del convento degli Scalzi, una suora e due frati domenicani e un gruppo di giovani, molti dei quali universitari, che hanno trovato in questo incontro un’occasione per rinnovare, di settimana in settimana, la propria volontà di partecipare in maniera attiva e consapevole ad un’iniziativa che si pone, tra i vari obiettivi, anche quello di far conoscere e vivere la città. Offrire momenti di accompagnamento nel cammino di fede e di approfondimento culturale, artistico e religioso significa infatti fornire al pubblico chiavi di lettura sempre nuove, con cui guardare alla realtà vissuta con più spunti, facendosi più domande e cercando più risposte. Il percorso proposto dalla Pastorale Universitaria vedrà nel mese di febbraio la trattazione della tematica “Le sfide della quotidianità tra ragione e fede”, con incontri (il 6, 13 e 27 febbraio) curati da tre relatori che ci condurranno alla scoperta del pensiero di Papa Benedetto XVI, rileggendolo in funzione dell’università come struttura formativa e luogo di crescita della persona, andando oltre i luoghi comuni. Si terrà poi sabato 25 febbraio l’evento “Venetiae Christianae”, una passeggiata che, partendo da una spiegazione introduttiva presso la Chiesa di San Zaccaria alle ore 9:00, ci permetterà di conoscere le altre comunità cristiane di Venezia, oltre quella cattolica: ortodossa greca, evangelica valdese, evangelica luterana e ortodossa russa. Nel mese di marzo, invece, sarà proposto un ciclo di incontri dedicati a tre grandi della letteratura britannica: Chesterton, C. S. Lewis e Tolkien (rispettivamente il 6, 13 e 20 marzo), con una riflessione che, autore dopo autore, farà luce sui valori cristiani che ne hanno ispirato le opere.
(Anna Rossi)
(GENTE VENETA, 2o gennaio 2023)
Servizio civile, perché ha valore
Il 10 febbraio scadrà il bando per candidarsi come volontari per il Servizio Civile Universale, e tra i progetti per i quali proporsi c’è anche quello della Pastorale Universitaria. Ma in cosa consiste davvero? Qual è il valore di questo servizio e cosa può spingere a investire in questa scelta un anno della propria vita? «I giovani in Servizio Civile Universale presso la Pastorale Universitaria sono una grande risorsa», esordisce don Gilberto Sabbadin, direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale Universitaria: «immediatamente perché il loro servizio risulta prezioso, infatti la loro giovane età e il loro essere coetanei con i principali destinatari della Pastorale Universitaria, ovvero gli studenti, è un importante valore aggiunto, anche per la loro capacità di intercettare i bisogni, esigenze e desiderata dei “colleghi”. A questo primo livello, di “utilità” più immediata, se ne aggiunge un altro che conferma come la scelta del Servizio Civile corrisponda pienamente al nostro servizio, che ha un’anima pastorale e di accompagnamento nella vita. Ci pare altresì prezioso offrire a dei giovani, che liberamente scelgono questo servizio, un contesto serio, definito in termini anche di accordo istituzionale, per potersi misurare con l’assunzione di precise responsabilità e per poter rispondere in prima persona nell’ambito delle relazioni comunitarie che ci caratterizzano, non da ultimo, anche con i docenti. Il rapporto di fiducia che da subito caratterizza la relazione tra noi responsabili e i giovani del servizio civile, permette loro di crescere nella fedeltà, nella costanza, nella capacità di corrispondere alla parola data: speriamo di poter così favorire il loro ingresso nella vita adulta. Il Servizio Civile non è semplicemente avvalersi di alcune mansioni, ma è anche il poter accogliere risorse, talenti, carismi da parte di questi giovani che dedicano il loro tempo alla Pastorale Universitaria. Da parte nostra, offriamo una possibilità formativa unica che crediamo possa contribuire alquanto alla loro crescita personale e, un domani, professionale. Da ultimo, ed è forse la realtà più importante, va ricordato che il nostro è un ambito pastorale, che in nome della Chiesa di Venezia s’impegna a “prendersi cura” delle persone, ad averle a cuore, a contribuire alla loro felicità più autentica che viene dall’incontro con il Dio della vita. Il nostro è un ambito accogliente, che nel rispetto della libertà, delle scelte e delle motivazioni di chiunque ci incontra, desidera favorire una certa fecondità spirituale con il seme del Vangelo di Gesù Cristo.» Aggiunge Lorenza Fasolo del Centro di Pastorale Universitaria, che da quest’anno affianca don Gilberto nel coordinamento del progetto di servizio civile: «I giovani che prestano Servizio Civile nella Pastorale Universitaria infatti vengono coinvolti nella gestione di tutte le attività e di tutti le fasi di progettazione/realizzazione dei nostri eventi. I civilisti si confrontano con noi nella scelta di quali proposte realizzare, spesso facendosi portatori di spunti che nascono dai loro interessi e dalla loro personale esperienza. Sono poi protagonisti di ogni fase di ciascun progetto: dalla sua ideazione alla promozione ed esecuzione concreta, fino alla comunicazione attraverso i social e la stampa. Nella quotidianità gestiscono in autonomia le aule studio a disposizione degli studenti presso la nostra sede al Centro Scalzi e si prendono cura dell’appuntamento settimanale del lunedì sera, che anche per alcuni giovani veneziani è divenuto punto di riferimento, quale piccola comunità giovanile con cui incontrarsi e condividere un tratto di cammino.» Lunedì 23, presso il Centro Scalzi, la serata sarà proprio dedicata alla presentazione del Servizio Civile: cos’è, cosa prevede e cosa significa svolgerlo all’interno del progetto di Pastorale Universitaria. Nel box a fianco trovate i dettagli essenziali sui requisiti necessari per svolgere Servizio Civile Universale e i vantaggi che offre, nonché i contatti per avere maggiori informazioni.
(Anna Rossi)
(GENTE VENETA, 23 dicembre 2022)
Noi, in servizio civile per i giovani, per creare relazioni
Il 15 dicembre di quest’anno ricorrevano i 50 anni dal riconoscimento del diritto all’Obiezione di Coscienza, avvenuto nel 1972 con la legge 772. In quegli stessi giorni il Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale ha pubblicato il bando per la partecipazione ai progetti per il 2023-2024. Anche la Pastorale Universitaria veneziana figura tra i progetti in cui un giovane può prestare il proprio servizio. Svolgere servizio con la Pastorale nello specifico significa curare una proposta per gli studenti universitari e le altre persone che operano in ambito accademico, organizzando momenti di approfondimento culturale ma anche di preghiera e crescita spirituale. I due volontari di quest’anno sono Andrea e Anna Laura. Lui, 26 anni, mestrino, si racconta: «Sono diplomato in grafica e comunicazione e dopo qualche lavoro ho voluto tentare il servizio civile, scegliendo questo progetto, scoperto tramite i canali social della Pastorale Giovanile.» Racconta invece Anna Laura, bolognese fuorisede: «Sono venuta a Venezia per studiare lingue e ora, a 23 anni, ho appena iniziato la magistrale. Vedendo il progetto della Pastorale Universitaria l’ho scelto subito, fra tutti quelli proposti, nonostante non conoscessi questa realtà. Mi è sembrato perfetto per mettermi in gioco approfondendo anche i miei interessi e rendendomi utile per chi, come me, cerca di vivere Venezia più a fondo. Ora che sono passati tre mesi dall’inizio del servizio, sono contenta di questa scelta perché si è rivelata ancora più preziosa: ne sono una prova tutti quei momenti che ci troviamo a condividere al Centro Scalzi, un luogo in cui la gentilezza e bellezza delle persone crea un’atmosfera intima. Mi sento come a casa.» Perché questa scelta Andrea? «Volevo mettermi in gioco non più da ragazzino, ma da giovane che desidera offrire ad altri giovani occasioni di cultura, ma anche di crescita spirituale e artistica. È un dare e ricevere qualcosa anche in uno scambio di fede: offro un servizio e delle opportunità (che sia una conferenza, un incontro spirituale, una visita guidata), ma ricevo anche tanto: il riscontro, la gratitudine e la curiosità dei giovani è già un essere ripagati.» Quali sono le principali opportunità e problemi che vedete in Venezia nello svolgimento del servizio? Rispondono insieme: «Sicuramente Venezia ha sia criticità che punti di forza: una proposta culturale di rilievo anche internazionale, molto vasta considerando la limitatezza dello spazio, e un gran numero di studenti e giovani attirati dalle università e pronti a conoscere la città. D’altra parte, però, proprio la limitatezza spaziale fa sì che non ci siano luoghi dedicati ai giovani: finiscono per ritrovarsi nei soliti campi, come Santa Margherita, per riuscire a vivere appieno la vita universitaria, che non è fatta solo di studio, lezioni, esami e biblioteche. Abbiamo bisogno di occasioni per conoscere gli altri e le proposte che la città offre, ma spesso tiene nascoste. La Pastorale Universitaria ha proprio questo intento: raggiungere i giovani e creare relazioni, perché si incontrino, si sentano parte della città e scoprano di poter avere un ruolo attivo in città. Naturalmente il nostro è anche un cammino spirituale condiviso: con gli incontri costruiamo un rapporto intimo e vero, occasione di riflessione anche su noi stessi e il nostro rapporto con la fede.» Il bando appena pubblicato ha fissato nel 10 febbraio la scadenza per la presentazione delle domande. I giovani che volessero vivere questa esperienza di servizio e formazione operando nel progetto della pastorale universitaria possono contattare per maggiori informazioni pastoraleuniversitaria.ve@gmail.com.
(Anna Rossi)
(GENTE VENETA, 16 dicembre 2022)
Tempo di Avvento:incontri dedicatiagli universitari
Nelle ultime settimane, la Pastorale Universitaria ha accolto la richiesta di alcuni giovani di approfondire questo momento forte del calendario liturgico: l’Immacolata concezione e l’Avvento. Ne sono uscite riflessioni e spunti che hanno arricchito ulteriormente i lunedì sera del Centro Scalzi, trasformando il grande tavolo in cui si cena insieme in un luogo di scambio di idee. Il primo incontro di lunedì 5 dicembre è stato infatti una riflessione sul dogma dell’Immacolata concezione di Maria. Un discorso introdotto da Padre Ermanno Barucco, priore del convento dei Carmelitani Scalzi, che con le sue parole ha tracciato a linee chiare e pulite il contesto storico dell’istituzione del dogma, quindi le sue motivazioni, per infine aprire la riflessione verso un orizzonte più ampio, ma anche intimo e personale. Cosa significa che Maria è stata concepita senza macchia? E cosa c’entra con noi? Come solo Eva e Adamo prima di lei, la Vergine è nata senza peccato, creata senza macchia. Eppure è umana, e nella sua umanità ha accolto il divino: non perché divina anch’ella, ma perché ha detto “sì”, accettato la volontà di Dio e così facendo è diventata prova concreta della realizzazione, in questa umana e cruda terra, del volere divino. Lunedì 12 dicembre, invece, a riempire i cuori degli ascoltatori sono state le parole che Fra Pier Giorgio Galassi, frate domenicano e studente di lingue a Ca’ Foscari, ha speso sull’Avvento. Con il suo intervento lucido e lineare, ha condotto una riflessione sul tempo di Avvento, la sua importanza e valenza. Quello che quest’anno va dal 27 novembre al 24 dicembre è infatti un periodo particolare: è l’attesa di qualcosa che già conosciamo – il Natale – eppure ha enorme importanza. Perché importante è non il momento finale che si attende, ma ogni singolo momento in cui si attende. Fra Pier Giorgio ha infatti spiegato: «Questo insegnamento risulta indispensabile ed urgente proprio in un’epoca come la nostra in cui il tempo è saturo ma non pieno, attraversato ma non vissuto. Significa forse che dobbiamo farci tutti monaci o frati? No di certo, ad ognuno la sua vocazione! Piuttosto, dobbiamo iniziare a vivere intensamente quello che siamo chiamati a fare qui ed ora, quello che ci accade, non preoccupandoci dei fuochi di paglia rivoluzionari, ma del Fuoco vivo che non smette di ardere», quello che Gesù, nato tra noi, ci porta. L’intera nostra vita è un’attesa, e se è vero che possiamo, presumibilmente, già intuire come andrà a finire, non ci resta che godere della meraviglia dell’attesa. L’avere pazienza, aspettare, significa dare il giusto valore al Tempo in quanto tale: è l’importanza di non basarsi sul punto di arrivo, ma di apprezzare l’intero percorso. Per continuare insieme questo cammino, sabato 17 dicembre vivremo l’appuntamento penitenziale d’Avvento per tutti i giovani che vogliano prepararsi al Natale facendo spazio e silenzio. Alle 21:00 nella chiesa degli Scalzi la Pastorale Universitaria, in collaborazione con la Casa Studentesca Santa Fosca e i giovani di Fraternità, proporrà infatti un momento di Adorazione eucaristica con possibilità di confessarsi. Poco prima, alle 18:00 presso la Casa studentesca Santa Fosca ci sarà una catechesi dal titolo “La Fraternità salva”, tenuta dal noto don Alberto Ravagnani.
(Anna Rossi)
(GENTE VENETA, 24 novembre 2022)
Giovani della Pastorale universitaria veneziana: un percorso di formazione fino alla Salute
Passo dopo passo, lunedì dopo lunedì, la Pastorale Universitaria ha invitato i giovani interessati a partecipare a un percorso ideato insieme: un cammino che, partendo da uno spunto di cronaca attuale, ha condotto fino alla figura di Maria con la festa della Salute. Una serie di incontri variegati sia per i temi trattati che per gli uditori: seduti tra il pubblico, giovani in jeans accanto ad altri in saio. È infatti preziosa la presenza, fra gli altri, dei frati e delle suore domenicani, testimonianza dell’ampia rete di relazioni che la Pastorale Universitaria si impegna da anni a tessere. A partire dal mese di ottobre che con novembre è il periodo in cui il focus sulla donna è maggiore – tra l’attenzione alla prevenzione del tumore al seno e la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza di genere del 25 novembre – il percorso si è così sviluppato: dall’attualità iraniana, con la testimonianza di vita di due studentesse iraniane ospitate dalla Domus Civica, una delle case studentesche legate alla Pastorale, passando alla trattazione del tema della violenza, con un importante intervento della dottoressa Genny Giordano, psicologa presso centri antiviolenza e responsabile del GRU: Gruppo Responsabilità Uomini che propone un percorso riabilitativo per uomini maltrattanti. Per poi arrivare alla Donna per antonomasia, Maria, che la storica dell’arte Ester Brunet, riprendendo l’antico canto, ha definito “tota pulchra”, “tutta bella”, senza macchia né peccato nella suggestiva visita offerta agli universitari nella chiesa di San Pantalon e nella Basilica dei Frari. Proprio la Vergine giunge al culmine di questo percorso, con la celebrazione della Madonna della Salute, per prepararsi alla quale i giovani delle case studentesche San Michele e Santa Fosca hanno organizzato uno dei momenti di preghiera preparatori, giovedì 17. Ha partecipato una settantina di giovani, celebrando insieme l’adorazione eucaristica, introdotta dalle parole di Don Riccardo Redigolo, responsabile della Pastorale Giovanile Diocesana: «Voi siete un segno. Siete dei volti belli con una bella interiorità». I giovani e il loro rapporto col Signore sono stati al centro di questa serata di preghiera, organizzata in modo che potesse coinvolgere tutti i presenti: oltre alla possibilità per chiunque desiderasse di confessarsi o anche solo avere un momento di dialogo con i numerosi sacerdoti resisi disponibili, la stessa preghiera è stata guidata e pensata dai ragazzi con un’alternanza di letture, momenti di silenzio contemplativo e spunti di riflessione, con l’accompagnamento musicale dei Canoni di Taizé, canti brevi, ripetuti più e più volte, di carattere meditativo. La serata si è poi conclusa, passando per la meravigliosa sacrestia della basilica, con l’arrivo dei giovani in seminario, le cui porte sono state aperte dai seminaristi e dal rettore Don Fabrizio Favaro per accoglierli con un brindisi e un momento di convivialità finale.
(Anna Rossi)
(GENTE VENETA, 18 novembre 2022)
Esu: «La domanda di posti letto è aumentata del 20%»
«Avvertiamo la crisi della mancanza di un senso comunitario. Il lavoro quindi è duplice: da una parte trovare più posti letto disponibili, dall’altra creare l’anima oltre le mura di casa». Questo l’intento dichiarato da Piergiovanni Sorato e Stefano Ferrarese, rispettivamente presidente e direttore generale di ESU Venezia, l’azienda regionale per il diritto allo studio universitario. Lo stesso passato dei due intervistati è intriso di vita universitaria: Sorato, in carica dallo scorso dicembre, è un giovane architetto originario di Pianigia, in provincia di Venezia. In isola ha frequentato lo IUAV e, dopo una parentesi udinese per la magistrale, è tornato per un tirocinio professionale presso l’ufficio tecnico di ESU. Ferrarese, invece, è nato a Venezia, dove ha frequentato lingue e diritto tributario. Già attivo nella garanzia del diritto allo studio universitario, ha diretto l’ESU di Padova e l’ECSTA (Consiglio europeo per la vita dello studente). Nel percepire l’importanza del ruolo dell’ente nella creazione di uno spazio fisico e socioculturale per lo studente nel contesto cittadino, ESU ha dovuto affrontare alcune difficoltà, come fa sapere Ferrarese: «Dai dati, la domanda di posti letto è aumentata del 20% rispetto all’anno scorso. All’aumento delle richieste corrisponde però una diminuzione dei posti disponibili: alcune strutture sono in ristrutturazione, quindi è solo una questione di tempo perché i posti tornino disponibili» altre strutture, però, appartenenti a privati, sono state adibite a locazioni turistiche, di gran lunga più redditizie. Spiega Ferrarese: «Il progetto di ESU nel complesso ha più mansioni: si occupa delle mense e della residenzialità, ma anche del supporto allo studente in senso culturale e psicologico. È questa l’assistenza al diritto allo studio: lo studente deve percepire il luogo come suo per potersi sentire parte della società. Noi abbiamo percepito la crisi della mancanza di un senso comunitario da parte degli studenti». L’ente ha infatti, nel complesso, una notevole valenza sociale che è ben rappresentata dall’impegno politico che gli stessi presidente e direttore generale hanno assunto nel momento di accettazione della nomina, ben consapevoli di cosa avrebbe implicato e della realtà con cui avrebbero avuto a che fare: una città, Venezia, indubbiamente complessa, ma che gode anche di numerosi punti di forza, fra cui il fatto di ospitare ben quattro realtà universitarie (Accademia di Belle Arti, IUAV, Ca’ Foscari e Conservatorio Benedetto Marcello); ciò permette un dialogo più ampio e complesso, con più possibilità di sviluppo. Oltre che della missione valoriale, Ferrarese e Sorato hanno parlato anche dei progetti concreti di ESU: «L’introduzione, da settembre 2023, di circa 300 posti letto in più a Mestre nella zona di Via Torino, Via Altobello e Via Ca’ Marcello. In più, altri 220 posti circa al Lido, nell’ex caserma Pepe. Il nostro obiettivo per il 2026 è infatti quello di raddoppiare il numero di posti disponibili.» Un’idea progettuale, quella di ESU, che più che mai ci dà l’immagine di una Venezia che non è solo città di bellezza, cultura e turismo, ma anche città universitaria, pronta ad accogliere e formare studenti e cittadini consapevoli.
(Anna Rossi)
(GENTE VENETA, 11 novembre 2022)
Elisa e Livio: “santafoschini” e sposi«La compartecipazione, imparata qui»
Il primo di ottobre si sono sposati proprio a Santa Fosca, a Cannaregio, in quella casa studentesca che li ha formati come cittadini attivi e consapevoli. I neo sposi hanno scelto Venezia per vivere e costruire il loro futuro insieme, dopo gli anni universitari in cui hanno potuto conoscere la realtà della città e dei suoi abitanti. Il percorso di consapevolezza iniziato
nella piccola realtà comunitaria è poi proseguito nella quotidianità delle loro vite: andando prima a vivere in un appartamento in Cannaregio, hanno infine deciso di stabilirsi in Giudecca. Qui sono entrati in numerosi gruppi e associazioni, sempre interessandosi alla realtà e alle esigenze del territorio e desiderosi di dare il proprio contributo alla città che hanno
scelto per sé e la loro famiglia. «L’esperienza a Santa Fosca è stata bellissima, ma è una realtà così autosufficiente e totalizzante che non si avverte la necessità di uscire e conoscere altri ambienti. Lì si ha davvero tutto a portata di mano, però manca quel legame con la vita universitaria di svago che per i giovani è fondamentale per rendere l’esperienza di studio completa. Uscendo da Santa Fosca e concludendo l’università, avevo voglia di una vita calata più
nella realtà,» afferma Livio. Così, quando tramite l’Accademia ha trovato un tirocinio postlaurea in uno studio di grafica, è cominciata la sua relazione personale con Venezia, che continua tuttora anche se con notevoli cambiamenti. Ora infatti ha costruito una famiglia insieme a Elisa che, da sempre interessata al sociale e all’aiuto al prossimo tramite volontariato, ha fondato in Giudecca la Ludoteca Baba Jaga, sotto la Biblioteca Delle Zitelle al Centro Civico CZ95. «Mi dedico al sociale e a rivitalizzare il nostro quartiere. Ho aperto la ludoteca proprio perché ho avvertito la necessità di un posto che potesse accogliere bambini e genitori anche nei mesi in cui non si può scendere in campo a giocare. Per ora è quasi un volontariato, a causa della mancanza di fondi e incentivi, ma il mio sogno è di mantenere la ludoteca e offrire anche altri servizi alle famiglie, ad esempio uno sportello di ascolto», dice Elisa. Per la coppia la Giudecca è una realtà distinta, ma si tratta sempre di Venezia, un luogo in cui se hai voglia di essere coinvolto sei sempre ben accetto. «Qui le dinamiche umane sono amplificate perché ci si conosce e incontra sempre. Le persone spesso sono le stesse, anche in associazioni e gruppi diversi. Ciò permette di avere meno intermediari, i contatti sono agevolati», spiega Livio parlando della costruzione di legami e iniziative.
Fondamentale nel loro approccio alla realtà veneziana è stata la vita a Santa Fosca: «se positivamente vissuta, ti dà un’impronta anche per il fuori: il valore della compartecipazione. Senti che è anche qualcosa di tuo, ne prendi i meriti e ti gratifica. La comunità è viva e attiva, propensa a partecipare ad altro» raccontano Elisa e Livio. Proprio questo atteggiamento di derivazione “santafoschina” ha fatto sì che la coppia si impegnasse non come chi sente il dovere di salvare una città che sta morendo, come spesso si dice lamentosamente in giro, ma come chi avverte un vero senso di responsabilità nei confronti di una città viva e che ama davvero.
(Anna Rossi)
(GENTE VENETA, 14 ottobre 2022)
Aperitivo nel giardino mistico: inizia il nuovo anno accademico
Una visita al rigoglioso giardino mistico guidata dal priore, uno spritz in compagnia e tante chiacchiere durante l’aperitivo al tramonto che ha inaugurato questo nuovo anno della Pastorale Universitaria di Venezia. Lunedì 10 ottobre, nel tardo pomeriggio, decine di giovani, studenti e curiosi hanno partecipato all’evento presso il Centro Scalzi, che ha la fortuna di poter sfruttare i meravigliosi spazi del Convento dei Padri Carmelitani Scalzi, accanto alla stazione ferroviaria. In un momento di conviviale allegria, i ragazzi si sono scambiati idee e hanno proposto le prime iniziative.
Il primo appuntamento è previsto per lunedì prossimo 17 ottobre alle ore 20:00 presso il Centro Scalzi: una proiezione aperta a tutti di Persepolis, film francese del 2007 basato sull’omonimo graphic novel dell’artista iraniana Marjan Satrapi, che racconta tramite lo sguardo innocente, ma non per questo inconsapevole, di una bambina di nove anni il cambiamento che ha travolto la nazione iraniana durante la Rivoluzione del ‘79. Un primo incontro che intende aprire un dibattito sulla prima macrotematica, cioè la donna, che la Pastorale Universitaria propone di approfondire in una serie di incontri che si svilupperanno tra i mesi di ottobre e novembre. Per tutto l’anno accademico, i giovani offriranno più occasioni di confronto ed approfondimento, cercando di soddisfare le curiosità e gli interessi dei loro coetanei.
Ma la proposta non sarà solo di tipo culturale: in quanto Pastorale Universitaria diocesana, offre anche attraverso le sue case studentesche dei percorsi di approfondimento tematico per giovani che vogliano intraprendere un cammino di crescita e confronto con dei coetanei. In particolare, presso la casa studentesca veneziana di Santa Fosca si terrà il percorso “Venite e Vedrete”, mentre presso la casa mestrina di San Michele si potrà seguire “i Cercatori di Dio”; entrambi i cammini inizieranno presso le rispettive case studentesche il 25 ottobre alle ore 21:00 e sono aperti a qualsiasi giovane che sia interessato.
(Anna Rossi)