
La persecuzione nella missione
« 17 Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; 18 e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. 19 Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: 20 infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
21 Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. 22 Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.» (Mt 10,17-22).
Leggiamo il testo
Il brano appartiene al cosiddetto “discorso missionario” che occupa l’intero cap 10 del vangelo di Matteo. Prima del discorso troviamo una segnalazione dell’evangelista riguardo a Gesù che “sente compassione” di fronte alle “folle stanche e sfinite” (9,36) e invita i discepoli a pregare il Padre, perché “mandi operai nella sua messe” (9,38).
Il discorso di Gesù è introdotto dalla convocazione dei discepoli («Chiamò a sé i dodici discepoli»), dall’indicazione del loro compito («diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d’infermità») e dalla presentazione dei loro nomi (vv 2-4).
Il nostro testo appartiene alla sezione del discorso che tratta della persecuzione dei missionari (vv 16-25). Il verbo che descrive la persecuzione è “consegnare/tradire” (vv 17.19.21).
Il rifiuto dei discepoli proviene dall’ambiente giudaico (v 17) e pagano (v 18); da tutte le parti («sarete odiati da tutti»), perfino dai propri famigliari («il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire »); a motivo di Gesù («a causa del mio nome»); si esprime con la violenza dell’odio e dell’uccisione.
Gesù suggerisce ai discepoli come affrontare questa situazione: non preoccuparsi per la propria difesa («non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire»), perché saranno difesi dallo “Spirito del Padre vostro”, il quale li abiliterà alla propria difesa («parla in voi»); perseverare, perché a questa perseveranza è legata la loro salvezza («chi persevererà fino alla fine sarà salvato»).
Meditiamo la Parola
Gesù mi ricorda che la persecuzione, il rifiuto, anche violento, intollerante, che proviene da più parti, non è un incidente di percorso, un’eventualità, ma fa parte del mio essere suo discepolo, della testimonianza da rendere a lui, che prima di me ha fatto l’esperienza del rifiuto, della persecuzione («Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi», Gv 15,20b).
M’invita a non perdermi d’animo, perché non sono solo ad affrontare la situazione, c’è con me lo Spirito, il Paraclito, l’avvocato difensore dei discepoli di Gesù, lo Spirito che mi dona sapienza, fortezza, come ha fatto col diacono Stefano («Stefano intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva prodigi e miracoli tra il popolo», At 6,8), il quale, proprio perché “pieno di Spirito Santo” (At 7,55), rende una coraggiosa testimonianza a Gesù, condividendo fino in fondo il suo cammino (cfr At 7,59). Infine mi ricorda che stare dalla sua parte di fronte al rifiuto, alla persecuzione garantisce il mio restare con lui per sempre, il ricevere “la corona della vita” («Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita», Ap 2,10).
Preghiamo con la Parola
Signore Gesù, tu non vuoi illudere i tuoi discepoli, prospettando una sequela tranquilla, apprezzata da tutti. Ricordi loro che seguire te è essere discepoli di un Maestro che è stato contestato, rifiutato, che continua ad essere contestato e rifiutato; che seguire te li impegna a condividere il tuo cammino. Donami lo Spirito che ha guidato il diacono Stefano, lo ha reso sapiente e forte nella persecuzione, perché anch’io non mi lasci intimorire da nessun tipo di rifiuto, perché annunci con coraggio che il “regno di Dio è vicino” e sappia offrire la mia “bella testimonianza” di fronte alle donne e agli uomini del mio tempo che tu sei l’Emmanuele, il Dio-con-noi, il Dio che ha piantato la sua tenda tra le nostre case. Amen
Viviamo la Parola
Verificherò se il mio atteggiamento di fronte agli eventuali rifiuti, contestazioni a motivo della mia fede in Cristo, è in sintonia con quello indicato da Gesù. Chiederò allo Spirito nella preghiera la sapienza e la fortezza.
