28 dicembre 2020 I Santi innocenti

Rachele piange i suoi figli

«13 Essi [i magi] erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo”.
14 Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, 15 dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
Dall’Egitto ho chiamato mio figlio.

16 Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. 17 Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremia:
18 Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento
 grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più
.» (Mt 2,13-18).

 

Leggiamo il testo

Il testo presenta due quadri: la fuga in Egitto di Giuseppe con Maria e Gesù (vv 13-15) e l’uccisione dei bambini di Betlemme (vv 16-18).

Il racconto della fuga in Egitto è introdotto con l’ordine dell’angelo dato a Giuseppe in sogno («Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò»), perché Erode intende sopprimere Gesù («Erode sta cercando il bambino per ucciderlo»). Prosegue con la segnalazione dell’evangelista che Giuseppe esegue l’ordine dell’angelo («Prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto) e con la citazione di un testo profetico («Dall’Egitto ho chiamato il mio figlio», Os 11,1), introdotta da una formula di compimento («perché si adempisse»).

Nel secondo quadro il protagonista è Erode, il quale, coperto l’inganno dei Magi, scatena la propria ira («s’infuriò») e ordina il massacro dei bambini di Betlemme, la cui età corrisponde a quella di Gesù. Anche questa vicenda è letta dall’evangelista ricorrendo a un testo profetico, che descrive Rachele, moglie di Giacobbe e madre dei dodici patriarchi, rappresentanti del popolo d’Israele, mentre piange i suoi figli deportati in Egitto.

 

Meditiamo la Parola

Gesù, il Figlio di Dio, entrando nella storia degli uomini, trova chi lo accoglie (Maria, Giuseppe, i pastori), chi lo cerca (i Magi), ma anche chi lo rifiuta (Erode). La morte violenta dei bambini di Betlemme prefigura questo rifiuto che si consuma con una morte altrettanto violenta («venne fra la sua gente, ma i suoi non lo hanno accolto», Gv 1,11). Anche Erode “cerca” Gesù, non per adorarlo, ma per eliminarlo. Per Erode Gesù non è il Salvatore da accogliere, il Dio-con-noi, ma un pericoloso concorrente del suo potere che si è procurato con la violenza, consumata anche contro i propri familiari.

Il rifiuto di Erode mi sollecita ad interrogarmi sulle ragioni delle mie chiusure al Signore, delle mie lentezze, a verificare se anch’io, a volte, considero Gesù non tanto come l’Emmanuele, il Salvatore, da accogliere, ma come colui dal quale difendermi.

 

Preghiamo con la Parola

La tua presenza tra gli uomini, Signore Gesù, è fin dagli inizi una presenza contrastata, segnata dal sospetto e dalla paura. Vieni a noi come l’Emmanuele, il Dio-con-noi e sei considerato come avversario; vieni incontro a noi come Salvatore e tanti prendono le distanze da te; offri la tua vita per noi e spesso ti voltiamo le spalle, cerchiamo in ogni modo di eliminarti dalla nostra esistenza.

Ti prego per chi non ha celebrato il tuo Natale, per chi conduce la propria vita lontano da te, perché ti riconoscano e ti accolgano come l’Emmanuele, il Salvatore affidabile. Amen

 

Viviamo la Parola

Verificherò in che modo e in quali situazioni della mia vita emerge il rifiuto di Gesù, la presa di distanza da lui.

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