Omelia durante il pellegrinaggio mariano nella parrocchia S. Maria Ausiliatrice (Jesolo Lido, 1 marzo 2014)
01-03-2014
Pellegrinaggio mariano nella parrocchia S. Maria Ausiliatrice
(Jesolo Lido, 1 marzo 2014)
Omelia del Patriarca mons. Francesco Moraglia
Carissimi fratelli, carissime sorelle,
è questo il pellegrinaggio che precede immediatamente la Quaresima, tempo del ritorno a Dio, tempo della riconciliazione.
Il Vangelo ci ricorda che noi uomini fatichiamo a tener presente nella nostra vita che il rapporto con Dio è strettamente legato a quello con i nostri fratelli. Saper vivere evangelicamente – e sottolineo questa parola: “evangelicamente” – il rapporto con gli altri è la cartina di tornasole del nostro rapporto con Dio: se ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia la tua offerta sull’altare, riconciliati con lui e poi ritorna e fai la tua offerta… mettiti d’accordo per strada con il tuo avversario…
È importante, all’inizio del cammino bello ed impegnativo della Quaresima, aver chiara la meta: Dio ed il prossimo. Le due cose non sono alternative. La Quaresima è il tempo ideale, quindi, per la riscoperta di un sacramento un po’ dimenticato, negletto, tralasciato, messo da parte: il sacramento della penitenza e riconciliazione.
Non dimentichiamo che il sacramento della penitenza e riconciliazione appartiene alla devozione del primo sabato del mese, tanto che in una lettera del 24 luglio 1927 – indirizzata a sua madre – suor Lucia diceva: “La Madonna chiede la confessione nella giornata del primo sabato del mese. Se non è possibile, almeno nelle vicinanze di quel giorno, in rapporto a quel giorno, in legame con quel giorno”. Poi, lo sappiamo, c’è anche la recita meditata del Santo Rosario e ricordo che Fatima è una apparizione riconosciuta dalla Chiesa.
Il 13 ottobre 1930 il vescovo Alves Correia Da Silva riconobbe che “constava della soprannaturalità” delle apparizioni della Vergine a Fatima, la quale chiedeva la preghiera, il ritorno a Dio, l’adorazione eucaristica e il sacramento della riconciliazione.
Io ho scritto una piccola lettera che sarà diffusa la settimana prossima – piccola perché è breve -, tutta sul sacramento della penitenza. Io raccomando i parroci – e ringrazio i parroci presenti – di leggerla, darne diffusione e di mettersi a disposizione. Io, compatibilmente con gli impegni che ho già, se sarò invitato andrò anche a presiedere funzioni penitenziali comunitarie in questo tempo di Quaresima con l’assoluzione individuale. Parlo anche di questo nella lettera.
Vorrei adesso soffermarmi brevemente proprio su questo sacramento che non esaurisce il cammino di conversione del cristiano. La Chiesa conosce anche altri modi di ritornare al Signore e fare conversione, ma certamente il sacramento della penitenza è fondamentale tanto che la Chiesa chiede “almeno una volta all’anno”, almeno! Ma la Chiesa ha sempre detto che la crescita spirituale di una persona è legata anche al sacramento della riconciliazione e penitenza.
La Chiesa, fin dalle origini, ha conosciuto anche altre forme di penitenza che non sono però alternative o sostitutive del sacramento della penitenza o riconciliazione: pensiamo all’atto penitenziale della messa, ai pellegrinaggi, al digiuno, a varie forme di austerità… Forse ci può costare poco non mangiare carne al venerdì, perché la mangiamo tutti i giorni, e ci fa piacere allora ogni tanto cambiare… Oltre a questa forma – obbligatoria nei tempi di quaresima, può essere sostituita da altre negli altri venerdì dell’anno, ma nel tempo di Quaresima è ancora voluta dalla Chiesa – ci sono altre astinenze: usare meno il cellulare, vedere un po’ meno la televisione, navigare un pochino meno sulla rete.
Parlo di sobrietà: non c’è il demonio in questi mezzi (ci mancherebbe altro!), ma un loro uso eccessivo fa parte di quella ricchezza che non ci conduce al Vangelo. Gesù dice: guai ai ricchi, guai a chi ha il cuore ricco… Non dice: beati i miseri. La povertà non è la miseria, Gesù non ci chiede di essere persone che conoscono la fame, no! Dice: guai ad essere persone ricche. Il cammino dell’austerità va, insomma, legato anche a situazioni quotidiane di vita ed esistenza.
Non c’è, però, nulla di più efficace del sacramento della penitenza, che diventa addirittura indispensabile nel caso del peccato grave. Cosa c’è di più gioioso di vedere un’assemblea che partecipa all’eucarestia? Cosa c’è di più gratificante di vedere i fedeli che tutti concorrono al momento dell’eucarestia ricevuta? Nasce, però, una domanda: c’è questo attaccamento anche al sacramento della riconciliazione?
Il Papa – nella catechesi di pochi giorni fa, il 19 febbraio – ha incentrato tutto il tema sulla penitenza o riconciliazione sacramentale, dicendo che è una strada sbagliata dire: io mi confesso direttamente con Dio. Il tuo peccato ha ferito anche i fratelli, ha rotto la comunione della Chiesa ed allora il vero ritorno è proprio riconoscere che il peccato è anche e sempre offesa del fratello, rottura della comunione ecclesiale. Abbiamo cominciato questa breve riflessione dicendo che la meta della Quaresima deve essere chiara: Dio ed il prossimo. Se ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia l’offerta, riconciliati e poi torna all’altare…  
E al Papa questo sta molto a cuore. Il Papa parla così tanto della misericordia e gli sta molto a cuore il sacramento della riconciliazione perché anche il 20 novembre, pochi mesi fa, all’inizio del tempo di Avvento, ha parlato di nuovo del sacramento della penitenza e riconciliazione. Abbiamo una grande opportunità: il tempo favorevole della Quaresima, il tempo del ritorno a Dio, il tempo della riconciliazione, il tempo del rinnovamento.
L’esortazione apostolica Evangelii gaudium inizia con queste parole: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui – ecco il motivo della gioia, dice il Papa – sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento” (Papa Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, n. 1).
E allora usiamo bene, con i fratelli, guardando insieme a loro Dio misericordia, di questo tempo di riconciliazione perché nel sacramento noi facciamo un’esperienza unica, un’esperienza di umiltà, di presa di conoscenza delle nostre intenzioni, delle nostre parole, dei nostri gesti, delle nostre omissioni, le cose che avrei potuto fare e non ho fatto, che vanno dal sorriso alla buona parola e arrivano anche alla correzione fraterna.
È un capitolo difficile, la correzione fraterna. Io non posso farmi vivo al fratello solamente per dirgli: guarda che sbagli qui… La correzione fraterna “funziona” quando la persona a cui mi rivolgo sa che gli voglio bene, sa che molte volte gli ho detto: coraggio, ti sono vicino, vedo quello che stai facendo di buono… Allora, in questi casi, la correzione fraterna funziona. Se invece io mi accosto al fratello solamente per dirgli: guarda che qui hai sbagliato, guarda che devi far così, guarda che non hai fatto questo…
Ecco la grande occasione della Quaresima: la gioia di ritornare a Dio, la gioia di ritornare a Dio con i fratelli e la gioia di celebrare la Pasqua, rinnovati.
Chiediamo, nell’imminenza dell’inizio della Quaresima, la gioia di incontrare il Signore a partire dalle nostre fragilità: “…quando sono debole, è allora che sono forte” (2 Cor, 12, 10). Se riconosco la mia debolezza – con il sacramento della riconciliazione, l’accusa dei miei peccati e l’impegno a cambiar vita – e se io riconosco le mie fragilità e in quelle fragilità chiedo aiuto al Signore, allora lì divento forte perché si manifesta la grazia di Dio. Ecco perché San Paolo dice queste parole: là dove sono fragile, là dove sono debole, là dove sono carente, ma riconosco la mia carenza e la mia debolezza, allora lì inizia a manifestarsi il Signore Risorto.
Riscopriamo – e chiediamo ai nostri parroci di aiutarci a riscoprire – la gioia di celebrare il sacramento della riconciliazione.