Omelia del Patriarca nella S. Messa internazionale durante il pellegrinaggio triveneto dell’Unitalsi (Lourdes, 4 settembre 2024)
04-09-2024

S. Messa internazionale durante il pellegrinaggio triveneto dell’Unitalsi

(Lourdes, 4 settembre 2024)

Omelia del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia

 

 

Cari fratelli e sorelle,

furono tre le richieste che la Vergine consegnò a Bernadette Soubirous durante l’apparizione del 2 marzo 1858: “Andate a dire ai sacerdoti che si costruisca qui una cappella e si venga qui in processione”.

È questo il messaggio che Bernadette recò al parroco di Lourdes Dominique Peyramale facendo forza su di sé per vincere il timore reverenziale che l’uomo incuteva; un timore vinto solo dalla determinazione di Bernadette, una ragazza timida ed impacciata che, però, ad ogni costo voleva essere fedele alla promessa fatta ad Aquerò.

Aquerò era quella bianca figura che le si era manifestata alla grotta di Massabielle e Bernadette, ubbidiente, eseguiva fedelmente quanto le era stato richiesto. Come era prevedibile, la reazione del parroco fu brusca tanto che liquidò Bernadette rispondendo che Aquerò doveva almeno dire il suo nome.

Aquerò – in lingua occitana il termine è un generico riferimento ad una figura femminile – in seguito si rivelerà come la Madre Immacolata del Signore, Colei che il Vangelo definisce beata perché ha creduto (cfr. Mt 1,45).

Noi in questi giorni di pellegrinaggio, ossia di grazia, viviamo un momento irripetibile. Soffermiamoci, perciò, e meditiamo sulla fede, la virtù che identifica la stessa Madre del Signore che, alla grotta di Massabielle, letteralmente prese per mano Bernadette e la condusse sulla via di una viva esperienza di fede e di purificazione. Sì, la fede è la virtù che dà inizio alla nostra vita cristiana e la plasma.

Va detto con estrema chiarezza: o Lourdes è esperienza di fede e, quindi, di conversione, di preghiera e di carità verso chi soffre nell’anima o nel corpo o non è la Lourdes dell’Immacolata Madre di Dio e di Bernadette (né quella di Giovanni Battista Tomassi, delle sorelle e dei barellieri dell’Unitalsi).

Lourdes, infatti, si può sintetizzare con queste parole: “conversione”, “preghiera”, “penitenza”, “opere di misericordia spirituali e corporali” (e, tra queste, spicca quella di visitare i malati).

Nel sì della fede si dà l’inizio della nostra personale relazione con Dio; è una relazione nella quale ci rivolgiamo a Lui chiamandolo Padre e ci fa guardare ad ogni uomo – chiunque esso sia – come ad un fratello senza fermarsi alla nazionalità, alla cultura o al colore della pelle.

Siamo chiamati ad una fede concreta che segni le nostre giornate e che, evitando ogni retorica, si esprima nella pazienza e nel perdono, costruendo la comunione con i fratelli sotto lo sguardo di colui che è Padre di tutti.

Tale fraternità non corrisponde – anzi, è tutt’altro – al famoso motto rivoluzionario degli ultimi anni del diciottesimo secolo e che, a dire il vero, di fraternità ne ha mostrata ben poca.

L’Immacolata Concezione, Colei che è beata perché ha creduto alle parole dell’Angelo, vuol condurre Bernadette – la più povera e meno dotata delle ragazze di Lourdes che non riusciva a leggere e a scrivere e non aveva imparato una parola di catechismo – lungo il cammino della fede, in cui non verrà meno neanche dinanzi a difficoltà più grandi di Lei e quando tutto le sarà contro.

Bernadette apparteneva ad una delle famiglie più povere di Lourdes su cui gravava anche il sospetto di un furto, in realtà mai commesso; una famiglia che, per i limiti del suo capo, François Soubirous, si era ridotta a vivere nel cachot, una vecchia prigione dismessa perché considerata invivibile a causa del freddo e dell’l’umidità. Bernadette, inoltre, veniva continuamente redarguita per la sua incapacità, non riusciva neppure a prepararsi per ricevere la prima Comunione e nel testamento spirituale potrà ben scrivere: “Grazie, grazie, perché se ci fosse stata sulla terra una bambina più stupida di me, avreste scelta quella! – e ancora –  Grazie per essere stata quella privilegiata dai rimproveri, di cui le mie Sorelle dicevano: “Che fortuna non essere Bernadette!

Per questo ci colpisce che, dinanzi al messaggio ricevuto dalla Vergine, Bernadette mostri forza, coraggio e determinazione, senza venire mai meno.

Non possiamo non notare la docilità ma anche il coraggio con cui compie i gesti penitenziali – così li chiama Bernadette – a favore dei peccatori (bere acqua stagnante, lavarsi con essa il viso, mangiare erba, camminare in ginocchio), oppure il coraggio con cui reca i messaggi di Aquerò al parroco di Lourdes che, solo dopo aver vinto l’innata prudenza e diffidenza, incomincia a guardare Bernadette con sguardo differente fino a diventare poi il suo più grande difensore quando Bernadette gli riferirà chi è Aquerò, ovvero le dirà: “Io sono l’Immacolata Concezione” (precisando: “Così mi ha detto Aquerò”).

A quel punto Peyramale capisce che quelle parole, di cui Bernadette neppure comprende il senso, non possono essere state inventate da lei; qui il parroco prudente e brusco – formato nei rigorosi seminari francesi del primo Ottocento – rimane turbato, è vinto nella sua diffidenza e si apre al messaggio celeste della Grotta.

Sì, quella povera ragazza che non riusciva ad imparare il catechismo mai avrebbe potuto inventarsi quelle parole: “Io sono l’Immacolata Concezione”.

In tutta questa vicenda colpisce il coraggio, la fortezza e la determinazione con cui Bernadette risponde in modo calmo, pertinente, sicuro e documentato agli interminabili interrogatori a cui la sottopongono il commissario Jacomet e il procuratore Dutour cercando di confonderla; Bernadette dovrà anche sottoporsi alla visita psichiatrica ordinata dal prefetto Massy con l’intento di internarla in manicomio.

Quelle parole che Aquerò aveva detto a Bernadette – “Non vi prometto la felicità in questo mondo” – si avveravano puntualmente ma, insieme a queste, si paleserà la protezione della Vergine, una forza superiore che permetteva a Bernadette di non venir meno alla promessa che aveva fatto alla misteriosa apparizione che le chiedeva di recarsi per quindici giorni alla grotta di Massabielle.

Sì, Bernadette era mossa da una forza superiore che la indirizzava verso la grotta; nello stesso tempo era lei ad affrontare, in prima persona, tutte le difficoltà che si opponevano al suo andare alla grotta, dove Aquerò l’attendeva: “Volete farmi la gentilezza di tornare qui durante quindici giorni?”.

Ciò che sostiene Bernadette e le dona forza è la fede a cui ella aggiunge la sua personale fortezza, il suo coraggio, il suo sacrificio. Non a caso, Aquerò le aveva detto: “Io non vi prometto felicità in questo mondo ma nell’altro”. Parole che – insieme ai gesti penitenziali, ovviamente non compresi da chi assisteva alle apparizioni – crearono, in moltissimi, scandalo e irrisione portando a ritenere che Bernadette fosse pazza.

Sì, riflettiamo a fondo su come la fede possa trasformare le persone, anche le più fragili; Bernadette era cagionevole di salute e tarda nel comprendere, povera di famiglia, e così era conosciuta a Lourdes da tutti. Eppure – chi l’avrebbe detto! – le richieste della Vergine la resero capace di non indietreggiare, di non lasciarsi intimorire, di perseverare nel recarsi alla grotta, sola contro tutto e contro tutti.

La fede, certo, è dono che, però, sempre chiama in causa la libertà dell’uomo e si caratterizza per un insieme di virtù come la fiducia e l’abbandono alla Divina Provvidenza. Dio, infatti, veglia sempre su di noi ed è più grande dei nostri timori, non ci lascia mai soli e ci dona più luce proprio là dove maggiore è l’oscurità.

La fede, però, si caratterizza anche per la virtù della fortezza, il non venir meno nelle prove. Senza questa virtù la Chiesa non solo non avrebbe i martiri – i testimoni inermi della fede – ma neppure avrebbe laici cristiani (papà e mamme, sposi e spose, fanciulli e fanciulle), sacerdoti, religiose e religiosi testimoni di una vita gioiosa e serena ma, anche, evangelicamente determinata e forte nelle prove.

Bernadette è stata testimone di fiducia, confidenza e abbandono a Dio ma anche di coraggio, fortezza e dedizione nell’affrontare tutte le difficoltà. Senza la sua fede non ci sarebbe Lourdes e noi, oggi, non saremmo qui.

Dice Georges Bernanos, nel suo capolavoro “Diario di un curato di campagna”, che tutto è grazia. Ma è anche vero che Dio vuole servirsi degli uomini. E questa – lo possiamo dire – è la realtà di Lourdes: l’iniziativa è sempre di Dio ma gli uomini, come fu per Bernadette, sono chiamati a fare la loro parte, senza timore e con un coraggio che non viene mai meno.