Omelia del Patriarca nella S. Messa dei pellegrinaggi italiani (Lourdes, 5 settembre 2024)
05-09-2024

S. Messa dei pellegrinaggi italiani

 (Lourdes, 5 settembre 2024)

Omelia del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia

 

 

 

Cari fratelli e sorelle,

siamo pellegrini alla grotta di Massabielle dove dal febbraio al luglio del 1858, per 18 volte, l’Immacolata Concezione apparve ad una ragazza di quattordici anni di salute precaria, nata in una delle famiglie più povere di Lourdes e intellettualmente poco dotata; il suo nome, come sappiamo, era Bernadette Soubirous.

Nella prima lettura, tratta dalla prima lettera di san Paolo ai Corinzi, ci è detto come mai Bernadette sia stata scelta da Dio per annunciare il messaggio di Lourdes. Le parole dell’Apostolo sono chiarissime: “Fratelli, nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio” (1Cor 3,18-19).

Il testamento spirituale di Bernadette ci consegna – in modo commovente – l’umiltà, la semplicità e la fede di questa giovane religiosa (Bernadette morirà a 35 anni); è una sorta di Magnificat in cui si rende grazie per le fragilità, l’ignoranza e le tribolazioni subite anche a causa delle apparizioni.

Eccone un breve stralcio: «Per l’ortografia che non ho mai saputa, la memoria che non ho mai avuta, per la mia ignoranza e la stupidità; grazie. Grazie, grazie, perché se ci fosse stata sulla terra una bambina più ignorante e più stupida, avreste scelto quella… Grazie per aver abbeverato di amarezze questo cuore troppo tenero che mi avete dato… Grazie per essere stata quella privilegiata dai rimproveri, di cui le mie sorelle dicevano: “Che fortuna non essere Bernadette!”. Grazie di essere stata Bernadette, minacciata di prigione perché Vi aveva vista, Vergine Santa; guardata dalla gente come una bestia rara; quella Bernadette così meschina che a vederla si diceva: “Non è che questa?”».

Sì, anche la piccola e sconosciuta cittadina di Lourdes sfugge ai criteri e alla logica umana; si trattava, infatti, di una piccola realtà agricola di circa 4.000 abitanti che sorge ai piedi dei Pirenei centrali.

In tal modo, Lourdes e Bernadette ripropongono la logica del Vangelo, la logica di Dio, che segue strade e metodi che non sono i nostri, logiche e metodi differenti dai nostri; è la stessa logica di Nazaret e la logica di Betlemme, ovvero i luoghi dell’incarnazione e dei primi anni della vita di Gesù.

Nel Vangelo di Giovanni c’è una frase di Natanaele – il futuro apostolo Bartolomeo – molto significativa: “Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?” (Gv 1,46). E indica, evidentemente, un villaggio insignificante. A proposito di Betlemme, nel Vangelo di Matteo, si richiama poi la profezia di Michea: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà infatti un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele” (Mt 2,6).

La logica di Nazaret e di Betlemme rivive in Bernadette, questa ragazza che faticava a comprendere quello che le altre ragazze comprendevano senza fatica e così veniva considerata una buona a nulla: “Che fortuna – si diceva – non essere Bernadette!”.

Eppure, come sappiamo dagli avvenimenti di Lourdes, Bernadette verrà letteralmente trasformata. “Quella”, la Signora vestita di bianco (Aquerò), la prende per mano e la conduce in un’esperienza di fede e di purificazione che la trasformerà da bambina timida ed impacciata ad una adolescente in grado di affrontare ogni ostacolo; sì, Bernadette, fu sola contro tutto e contro tutti (ebbe contro i suoi stessi genitori).

Docile ma insieme determinata, non retrocede dinanzi alle richieste e ai messaggi della Vergine. La ragazza impacciata e fragile si mostra forte, coraggiosa, dignitosa e capace di tener testa alle prevenute autorità di Lourdes (Commissario di Polizia, Sindaco, Procuratore, Prefetto), senza confondersi, senza essere diventare scortese o arrogante. Durante i numerosi interrogatori – come risulta, infatti, dai verbali – seppe sempre mantenersi con “rispettosa modestia” ed anche con “un’estrema sicurezza di sé”.

Nel Vangelo (Lc 5,1-11) abbiamo ascoltato l’invito che Gesù rivolge a Simone: ritorna a pescare e getta di nuovo le reti in mare, nonostante la notte di tentativi infruttuosi. Simon Pietro decide di rispondere sì: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti” (Lc 5,5).

Le reti sono le stesse, prima e dopo l’invito di Gesù, ma mentre nella prima pesca erano incapaci di catturare i pesci, nella seconda – sulla parola di Gesù – diventano strumento di grazia, di benedizione, di fecondità: “… presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano” (Lc 5,6). Non si tratta solo di una fecondità materiale che procura il cibo quotidiano per i pescatori e la loro gente; si tratta anche di una fecondità spirituale che porta alla conversione di Simone il quale, subito, si riconosce “peccatore” e, poi, con i due fratelli Giacomo e Giovanni, lascia tutto e, tratte le barche e le reti a terra, si porrà tutto alla sequela di Gesù.

Come Bernadette, anche noi siamo giunti alla grotta di Lourdes dove – dall’apparizione del 25 febbraio 1858 e su indicazione della Madonna che chiese di scavare proprio lì dove in precedenza c’era solo dell’acqua fangosa – Bernadette per la prima volta attinse acqua da una sorgente, fino ad allora sconosciuta, e che da allora, copiosamente, continua a sgorgare alimentando le fontane e le piscine del santuario.

La grotta di Massabielle e la sorgente d’acqua sono così diventate luogo e segno della presenza di Dio, proprio come successe a Gennèsaret quando la parola di Gesù fu accolta da Simone. Là (in Galilea) le reti divennero capaci di raccogliere quanto prima non erano state in grado e qui (a Lourdes) la sorgente, che prima neppure si sapeva esistesse, diventa fonte di salvezza per le anime e i corpi.

La sorgente appartiene ed anzi è la storia di Lourdes, ne è il segno distintivo. E questa storia conosce tante conversioni, tante vite cambiate dall’incontro con il Signore e la Vergine Madre; sono doni ottenuti per grazia e grazie alla fede.

Quando la Madonna, apparendo, “entra” in contatto con questo luogo, lo trasforma radicalmente. Al tempo di Bernadette questa riva del Gave e la rocca prospicente era un’area malfamata, appartata, dove anche pascolavano i maiali (era conosciuta, infatti, come la “tana dei maiali”); diverrà, invece, nota in tutto il mondo come luogo di grazia, di purificazione e di conversione.

E il rigagnolo invisibile che apparteneva alla orografia della zona – ricca di acque carsiche – diventerà la fonte, conosciuta in tutto il mondo, a cui attingeranno milioni di pellegrini che troveranno la forza di intraprendere un cammino spirituale di conversione, riconciliazione, penitenza, rinnovamento e misericordia spirituale, in alcuni casi anche con eventi straordinari riguardanti la salute fisica.

Il sì della fede, pronunciato sulle rive del lago di Gennèsaret o sulle rive del fiume Gave, “trasforma” e “trasfigura” chi lo pronuncia e ne cambia la vita. Così è stato per Simone, detto Pietro, così è stato per Bernadette Soubirous e dopo di lei per tantissime persone.

Al termine di questo pellegrinaggio, che è innanzitutto momento di grazia e conversione, ritorniamo al salmo 23 – che abbiamo appena pregato – lasciando risuonare in noi le sue domande.

“Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo? – chiede il salmo di oggi -. Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non si rivolge agli idoli. Egli otterrà benedizione dal Signore, giustizia da Dio sua salvezza” (Sal 23,3-5).

Chiediamo, infine, alla Vergine Immacolata per tutti, ma soprattutto per i popoli direttamente coinvolti nelle sanguinose guerre in corso, il dono sempre più necessario della pace. Chiediamo soprattutto che gli uomini sappiano accogliere tale dono e lo vivano condividendolo, in fraternità.