Saluto dell'Amministratore apostolico mons. Beniamino Pizziol al nuovo Patriarca di Venezia (Basilica S. Marco, 25 marzo 2012)
25-03-2012

Basilica di S. Marco ‘ Venezia, 25 marzo 2012

 

Saluto dell’Amministratore apostolico mons. Beniamino Pizziol

 

 

Eccellenza Reverendissima, come Amministratore apostolico, ma anche come figlio di questa amata Chiesa, sono lieto di darLe il benvenuto con  il saluto marciano: ‘Pax tibi Marce evangelista meus’.

Insieme a me, si uniscono il Patriarca emerito, Card. Marco Cè, che per 23 anni ha guidato questa Chiesa, e il Card. Angelo Scola, già patriarca di Venezia e ora arcivescovo di Milano. Partecipano a questo saluto i presbiteri, i diaconi, i religiosi, le religiose, i fedeli laici e tutti coloro che vivono e lavorano nel territorio della nostra Diocesi. Siamo grati al Signore per averla inviata a guidare la nostra Chiesa. Abbiamo pregato intensamente e chiesto al Padre che inviasse un pastore secondo il suo cuore. I veneziani, che vogliono molto bene al loro Patriarca, oggi sono lieti del Suo arrivo e ringraziano Papa Benedetto XVI per questo dono. La Chiesa di Venezia L’accoglie come colui che viene nel nome del Signore, con fede e apertura d’animo. Non mancheranno le occasioni di incontrarci, ma è  grande il nostro desiderio di farLe conoscere la ricchezza pluriforme della nostra Chiesa.

Il nostro Patriarcato ha una ricca storia di fede, di cui va fiero e di cui vuole essere geloso custode, non per trattenerla, ma per ‘andare oltre’, come ci ha sollecitato Papa Benedetto XVI in questa Basilica d’oro circa un anno fa. In questi tempi di transizione e di travaglio, caratterizzati dal pluralismo sociale, culturale e religioso, incontrerà una Comunità cristiana impegnata a trovare strade nuove per arrivare al cuore degli uomini assetati di verità e di amore e desiderosa di offrire loro in dono l’amicizia con il Signore da vivere dentro una comunione fraterna.

La Comunità cristiana vive a Venezia, la città lagunare ricca di arte e di cultura,  visitata da milioni di persone ogni anno, vive a Mestre, sul Litorale, a Marghera, sulla Riviera: zone che, nella loro differenza, danno il volto a questa Chiesa, amata dal Signore e testimone ai fratelli del suo amore. La nostra Città, abituata a commerciare con tutti i popoli e a percorrere tanti mari e paesi, ha sempre visto nel ‘foresto’ non un nemico da temere, ma una persona da accogliere e valorizzare. Di qui la sua vocazione al dialogo con tutti, all’apertura e al confronto con le culture.  La società civile e la Chiesa, da sempre abituate ad una sana laicità, hanno imparato a confrontarsi, a stimarsi reciprocamente e a collaborare per il bene delle persone, soprattutto dei più poveri.                                                                                                      

Con gli aspetti positivi vanno menzionate anche le difficoltà, anzitutto quelle prodotte dalla difficile crisi economica, sociale e culturale, che attraversa le persone, le famiglie e le comunità che vivono nel territorio del Nordest. Non mancano anche da noi ginocchia infiacchite da rinvigorire e lacrime da asciugare. Ma come il Concilio Vaticano II ci ha ricordato: ‘le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore’ (GS n. 1). Per questa condivisione di gioie e di fatiche, le Chiese del Nord-Est, durante l’ottava di Pasqua, si incontreranno ad Aquileia per celebrare il II Convegno ecclesiale, focalizzando l’attenzione del cuore e della mente sulla nuova evangelizzazione, sul dialogo e sul confronto tra culture e sulla promozione del bene comune.

Carissimo Patriarca Francesco, dopo i numerosi e intensi momenti d’incontro vissuti in queste ore nelle varie zone del Patriarcato, l’abbraccio con la Chiesa di Venezia culmina nella celebrazione dell’Eucaristia in questa splendida Cattedrale:  si lasci portare fiducioso in mezzo a noi, troverà un popolo accogliente, buono e docile al suo pastore.