Saluto del Patriarca nella S. Messa per il 50° anniversario della morte del Card. Giovanni Urbani (Venezia, Basilica cattedrale di San Marco – 17 settembre 2019)
17-09-2019

S. Messa nel 50° anniversario della morte del Card. Giovanni Urbani

(Venezia, Basilica cattedrale di San Marco – 17 settembre 2019)

Saluto iniziale del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

Eminenza carissima,

confratelli nell’episcopato e nel presbiterato, diaconi, consacrate, consacrati e fedeli tutti,

all’inizio di questa celebrazione eucaristica desidero innanzitutto ringraziare il Cardinale Gualtiero Bassetti – Presidente della Conferenza Episcopale Italiana – e quindi, in tale veste, successore del Cardinale Giovanni Urbani.

Grazie, Eminenza, per la Sua presenza e partecipazione ai diversi momenti di questa intensa giornata: stamattina l’incontro fraterno con i vescovi del Triveneto, riuniti a Zelarino nel centro pastorale della Diocesi intitolato proprio al cardinale Giovanni Urbani, ed ora qui nel cuore della Chiesa che è in Venezia – la splendida cattedrale marciana – per ricordare davanti a Dio, unico e vero Pastore, il Patriarca Giovanni Urbani a 50 anni dalla sua improvvisa scomparsa.

Saluto i confratelli vescovi del Triveneto, i sacerdoti, i diaconi, i religiosi, le religiose e i fedeli laici che hanno voluto vivere questo significativo momento della vita ecclesiale. Un caloroso benvenuto ai nipoti e ai pronipoti del Cardinale Urbani.

Oggi ricordiamo con riconoscenza la figura di un figlio esemplare di Venezia che ha servito – come sacerdote e vescovo – la sua città natale e la Chiesa universale, percorrendo tempi complessi e anche difficili ecclesialmente e socialmente, sempre con dedizione e grande impegno personale.

Come abbiamo anche avuto modo di ascoltare nel precedente momento di commemorazione storica tenuta con competenza e passione dal professore don Fabio Tonizzi, Giovanni Urbani – nato nel centro storico di Venezia all’inizio del secolo scorso (il 26 marzo 1900) e ordinato sacerdote nel 1922 – esercitò il suo ministero sacerdotale in parrocchia, come docente in Seminario, in istituti scolastici cittadini e, infine, in Curia. Nell’immediato secondo dopoguerra a Roma fu assistente generale dell’Azione Cattolica Italiana; fu poi vescovo di Verona, dal 1955 al 1958, e quindi Patriarca dalla fine del 1958 al giorno dell’improvvisa scomparsa avvenuta il 17 settembre 1969, esattamente 50 anni fa. Fu anche presidente della Conferenza Episcopale Italiana tra il 1965 e il 1969.

Personalmente sono persuaso che un vescovo deve avere soltanto due “interessi”: il Signore Gesù, al quale ogni sera consegna la sua giornata e le sue fatiche, e il popolo di cui è pastore e che ogni sera affida all’unico vero Pastore che è ancora Lui, il Signore Gesù.

La vita del pastore deve essere, inseparabilmente, intessuta di carità e verità – perché Dio è Agape e Logos (ragione) -, così da essere il “buon pastore” del Vangelo, che tiene fisso lo sguardo sul Signore Gesù – il Pastore dei pastori – avendo a cuore la salus animarum, non la propria immagine a seconda delle opportunità. È facile essere uomo per tutte le stagioni, più arduo è essere uomo in ogni stagione; è facile adattarsi alle situazioni quando, invece, si è chiamati ad applicarsi ad esse mai separando amore e verità.

La figura di Giovanni Urbani, certamente autorevole, si connota per la sua “venezianità”, la sua umanità; rientra nella schiera dei pastori che hanno servito la Chiesa chiedendo al Signore risorto e vivente l’aiuto indispensabile per camminare indicando a tutti il Vangelo, senza dimenticare di rimanere, allo stesso tempo, il primo discepolo e il primo uditore della Parola, confidando nei doni di grazia che vengono dall’alto.

Di lui è stato detto che, fin da giovane, risaltò come «uomo di Dio (…) completo e ben preparato per ogni opera buona» (2Tim 3,17). Il suo motto episcopale, significativamente, era: “In misericordia tua”.

E allora, mentre in questa celebrazione esprimiamo la preghiera di suffragio e il senso di gratitudine della comunità ecclesiale per il sacerdote e vescovo Giovanni Urbani, alziamo lo sguardo e guardiamo al nuovo anno pastorale che si sta aprendo e che vivrà – tra pochi giorni, ad ottobre – il mese missionario straordinario indetto da Papa Francesco che ringraziamo, salutiamo con affetto e per il quale rinnoviamo la nostra preghiera.

Il Santo Padre ci invita con forza ad essere comunità missionarie, evitando l’autoreferenzialità, ricercando Dio e i fratelli, gli uomini concreti che ogni giorno pone sulla nostra strada. Ci chiede, in tal modo, a livello personale e comunitario, d’essere Chiesa in uscita che sa abitare non solo le periferie delle ingiustizie sociali (le opere di misericordia corporali) ma anche le povertà e le ferite dell’anima (le opere di misericordia spirituali) che, di certo, non sono meno urgenti; comunità che si impegnano nuovamente a testimoniare la luce del Risorto, dovunque si oscuri.

Il sacramento del battesimo – dono comune – ci abilita e tutti invia ad esercitare un vero servizio – il sacerdozio universale – nelle nostre famiglie e comunità, a favore della città – la polis –  e dell’intera umanità contribuendo, in tal modo, a rendere gloria a Dio e ricondurre tutti a Lui.

La testimonianza del Patriarca Giovanni Urbani ci aiuti e accompagni nel nostro cammino di Chiesa.